Abbiamo assistito al debutto romano di “Antigone” al Teatro Eduardo De Filippo, sede di Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, con la regia di Massimo Venturiello. Lo spettacolo è già andato in scena a Sarsina per il Plautus Festival, al Teatro Antico di Tindari e al Teatro Antico di Taormina.
“Antigone” è certamente una tra le più note tragedie greche della storia del teatro. Il capolavoro è stato scritto da Sofocle intorno alla seconda metà del V secolo a.C.. Rappresenta l’episodio conclusivo della tragedia del ciclo tebano, dopo “Edipo Re” ed “Edipo a Colono”. È incredibile come questa tragedia riesca ad essere sempre di un’eccezionale attualità, nonostante il passare del tempo.
La messa in scena di “Antigone” ci spinge a riflettere sul ruolo del potere e dell’autorità. In questo adattamento, affidato a Nicola Fano, storico del teatro, autore e giornalista, il ruolo centrale e di spicco è affidato a Creonte. Il tiranno è interpretato con maestria da Massimo Venturiello che entra in scena portando con sé una ventata di energia e vitalità. Nel suo sguardo possiamo cogliere anche una vena di intensa follia e nelle movenze una tempra che incute timore e aderisce perfettamente al ruolo.
Sorprendente e singolare è l’ingresso di Tiresia, interpretato da Carla Cassola. L’entrata in scena avviene su un trono a rotelle dalla platea. Passando tra il pubblico, Tiresia minaccia e intimorisce gli spettatori. Carla Cassola costruisce un Tiresia al contempo minaccioso e beffardo, con cambi voce spaventosi e smorfie impressionanti.
La messa in scena di “Antigone” di Massimo Venturiello ci spinge a riflettere sul ruolo del potere e dell’autorità.
Degna di nota è la scena tra Creonte ed Emone, ruolo affidato a Francesco Patanè. Nell’episodio Emone tenta di convincere il padre a non uccidere Antigone e ad ascoltare il popolo che parteggia per lei. Francesco Patanè crea un Emone inizialmente risoluto, sostenuto da un’urgenza reale. Col procedere della scena, lascia spazio ad una rassegnazione disperata e compassionevole.
Antigone ed Ismene sono interpretate rispettivamente da Giulia Sanna e Ludovica Bove. La fermezza di Ismene nel convincere la sorella a desistere dalla sua decisione, è intrisa di amorevole preoccupazione. Antigone è sicura e procede per la sua strada, nonostante la voce e il corpo di Giulia Sanna ci suggeriscano spesso il contrario.
Vanno certamente spese parole di merito per la scenografia curata nel dettaglio da Alessandro Chiti. Lo spazio scenico è riempito da elementi di forte impatto visivo. L’allestimento si fonde perfettamente con gli straordinari costumi scelti da Helga Williams.