GIOIE E DOLORI NELLA VITA DELLE GIRAFFE, metafora di TIAGO RODRIGUES
"Gioie e dolori nella vita delle giraffe" in uno scatto di Davide Silvi
"Gioie e dolori nella vita delle giraffe" in uno scatto di Davide Silvi

GIOIE E DOLORI NELLA VITA DELLE GIRAFFE, metafora di TIAGO RODRIGUES

Per un’avventura occorrono: un eroe o un’eroina, un’impresa da realizzare, un viaggio, del pericolo, possibilmente un aiutante. Non servono requisiti particolari per essere un eroe, va bene anche una bambina di nove anni che si chiama Giraffa. Però bisognerà mettere in conto la trasgressione di saltare scuola. Tutto inizia con Discovery Channel, e con un intento molto nobile. La piccola Giraffa deve svolgere una ricerca scolastica, ma le condizioni della famiglia sono problematiche. Suo padre non ha un lavoro, non supera il lutto per la scomparsa della madre, figurarsi pagare il canone per la televisione. In una bonaccia in cui gli adulti responsabili non fanno niente e tutti sembrano addormentati, è la bambina a prendere in mano la situazione.

“Gioie e dolori nella vita delle giraffe” di Tiago Rodrigues ci racconta il curioso viaggio della protagonista e del suo orsacchiotto di peluche Judy Garland per le vie di Lisbona. Popolata da personaggi discutibili al limite della legalità – da un’inquietante Pantera a un insolito Cechov – Giraffa va alla ricerca del ministro dell’interno Pedro Passos Coelho per riconquistare la trasmissione perduta. Perché i bambini, si sa, vogliono arrivare alla sorgente del problema. Ogni incontro fa riflettere su qualcosa. Nella lettura del regista Teodoro Bonci del Bene i personaggi si vestono con gli abiti dei ceti underground. Dagli skinhead alle fly-girls, dal punk all’hip hop, in un impasto originale tra elemento visivo e linguaggio. Ognuno vive nel suo codice di comportamento ed entra in collisione con gli altri.

Con “Gioia e dolori nella vita delle giraffe” Tiago Rodrigues crea un’opera strettamente legata alla situazione sociale della sua Lisbona

Scritto nel 2011 “Gioie e dolori nella vita delle giraffe” prende vita su quello stesso palco calcato in settembre dal’autore portoghese. L’allora pedagogo di Ecole des Maitres, portava avanti la sua riflessione sulla drammaturgia dell’attore. Emilia Romagna Teatro – ci viene da pensare ricordando le altre produzioni di questa stagione – si sente affine alla poetica del drammaturgo. Oltre a lavorare sul confine tra attore e personaggio, Tiago Rodrigues è attento al rapporto tra il teatro e la realtà che lo circonda. Con “Gioia e dolori nella vita delle giraffe” crea un’opera strettamente legata alla situazione sociale della sua Lisbona, che allo stesso tempo risuona come se parlasse dell’Italia.

Come in una favola distorta, la messa in scena di Teodoro Bonci del Bene perde molto del naif e del fantastico della dimensione dell’infanzia. Sulla scena, la strada del testo diventa un parcheggio, luogo stazionario. Abbandonato nel mezzo del palco, un grande televisore a tubo catodico trasmette la piccola Giraffa (Cecilia Valli) che, in stile Alberto Angela, si aggira per le strade presentando la sua ricerca. Tra ricorrenti suggestioni di immobilità il viaggio di formazione non porta mai a un’evasione felice. Questa bambina piccola e grande allo stesso tempo, che si esprime in modo così pomposo, si trova a fare i conti con un crudo realismo anche e con la morte. È lei stessa a uccidere la propria infanzia nella figura di Judy Garland. Essere adulti non è una condizione anagrafica, bensì autoimposta.