Le RUGHE dei MAHDOH! sono effimere e colorate, ma ricche di significati (EP)
I MahDoh! in una foto promozionale di “Rughe”,
I MahDoh! in una foto promozionale di “Rughe”.

Le RUGHE dei MAHDOH! sono effimere e colorate, ma ricche di significati (EP)

“Rughe” è il primo EP dei MahDoh!, uscito il 2 dicembre 2018 con MiaCameretta Records. Ascoltarlo è stato come essere trasportato in una piccola stanza in compagnia di cinque bizzarri individui, che suonano canzoni pop dalle sfumature deliziosamente folk.
I MahDoh! sono un gruppo romano composto da Olivia Volpi (voce), Riccardo Schiavello (chitarra), Marco Pasquariello (tastiere), Veronica Monaco (basso), Stefano Padoan (batteria/voce). La loro alchimia è palpabile e il loro EP, “Rughe”, è un concentrato di leggerezza genuinamente terapeutica.

Nelle cinque tracce dell’EP, i MahDoh! dipingono un mondo fatto di precarietà, di disagio e di amori tormentati con estrema ironia e scioltezza. La loro musica è effimera, ma mai vacua. Le loro canzoni sono frivole, ma mai superficiali. È difficile parlare di temi gravosi come l’insofferenza verso il partner, o lo scorrere del tempo, senza prendersi troppo sul serio. Eppure questi cinque ragazzi ci riescono benissimo. I MahDoh! descrivono problemi condivisibili da tutti nel quotidiano, senza appesantire l’ascolto, ma anzi strappandoci un sorriso.

Nelle cinque tracce di “Rughe” i MahDoh! dipingono un mondo fatto di precarietà, di disagio e di amori tormentati con estrema ironia e scioltezza.

L’immagine di un grazioso cappello che tiene chiusi i pensieri ci accompagna verso la chiusura dell’EP, che termina letteralmente con il suono di uno sciacquone. Una chicca che conferma ancora una volta che i MahDoh! non si prendono troppo sul serio, senza tuttavia sminuirsi. Le voci del gruppo, una femminile predominante e una maschile che fa da contrappunto in alcuni brani, si mescolano creando un equilibrio perfetto. I suoni acustici della chitarra costruiscono un tappeto sonoro che ha un ché di vintage, di perduto, e allo stesso tempo di attuale.

Il sound dei MahDoh! può ricordare i Camera Obscura, gli She & Him, i Belle and Sebastian, senza stufare, neanche dopo il quarto ascolto consecutivo di “Rughe”. E veniamo dunque all’unico problema che ho riscontrato in questo EP: in quanto tale, finisce troppo presto. Cari MahDoh!, se volete farmi contento, per Natale dell’anno prossimo incidete un disco di quindici ore, perché ne ho proprio bisogno.

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MAHDOH!

RUGHE

2 dicembre 2018

MiaCameretta Records

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