NEIL YOUNG 'dedica' LOOKIN’ FOR A LEADER a DONALD TRUMP
Il cantautore Neil Young in un live ad Amsterdam nel 2019
Il cantautore Neil Young in un live ad Amsterdam nel 2019

NEIL YOUNG ‘dedica’ LOOKIN’ FOR A LEADER a DONALD TRUMP

Da quando Donald Trump è diventato l’inquilino della Casa Bianca, non è la prima volta che i rapporti con Neil Young siano tesi. Le differenti posizioni politiche tra i due personaggi hanno prodotto un atteggiamento di chiusura e insofferenza da parte del cantautore canadese. Si sta dimostrando estremamente rigido nei confronti di colui che non avrebbe comunque considerato il suo presidente. Lo spiega benissimo nel testo di “Lookin’ for a leader”.

Così suona il ritornello della canzone che Neil Young ha riscritto per Donald Trump

«Non abbiamo bisogno di un leader
che costruisce muri intorno a casa nostra
che non sa che ‘black lives matter’
è tempo di sconfiggerlo!»

“Lookin’ for a Leader”, infatti, risale ormai al 2006, contenuta in “Living with the war”. All’epoca il presidente degli Stati Uniti era, appunto, George W. Bush.

Un altro inquilino della Casa Bianca il cui mandato è ricordato come uno dei maggiormente impegnativi dal punto di vista dello sforzo bellico. Non che quello di Barack Obama brilli per macroscopiche differenze positive sotto il fronte geopolitico, ma dal punto di vista di Neil Young risulta comunque un presidente da rimpiangere rispetto a quello in carica.

L’astio di Neil Young verso Donald Trump esula dalle differenze politiche

Il senso di coinvolgimento del cantautore canadese è dato dal fatto che è praticamente una vita che vive in California. Sono anni, peraltro, che cerca di ottenere la cittadinanza americana. L’ultima volta gli è stata respinta lo scorso anno. Sembra che secondo l’ufficio immigrazione non accetti come candidati individui che abbiano fatto in generale uso di stupefacenti. Anche quando si tratta di droghe leggere, come la marijuana, nonostante Neil Young viva in California dove l’assunzione è legale.

Dunque sono diversi i motivi per cui i rapporti tra il presidente degli Stati Uniti e il cantautore, che ha all’attivo 40 album, sono tesi. Il tycoon era stato già ripreso dall’autore di “Harvest Moon” per aver fatto uso, senza permesso di “Rockin’ in a free world”. Anche i The Rolling Stones, i Pearl Jam e i R.E.M. hanno interdetto Donald Trump dall’utilizzare le proprie canzoni in contesti pubblici. Chissà se infine sarà costretto dalla necessità ad affidarsi a “Imagine” di John Lennon.