«Don’t be sad, I know you will». Giorno triste questo 12 settembre che adesso, sulla testa di chi scrive, ancora brancola nel buio. È difatti giunta una manciata d’ore fa, la notizia della morte di Daniel Johnston, il cantautore americano precursore della musica lo-fi e geniale artista visuale. Aveva 58 anni e a colpirlo è stato un attacco cardiaco, avuto nella giornata di Martedì 10 settembre. La prima notizia è stata data dall’ “Austin Chronicle”, confermata successivamente dal suo ex manager Jeff Tartakov e riconfermata, in seguito, dal fratello dell’artista. Da sempre in lotta per un angolo di pace, Daniel Johnston era affetto da schizofrenia e pare che negli ultimi anni, la sua condizione fosse peggiorata. Stando alla sorella Margy Johnson, Daniel Johnston avrebbe trascorso l’ultimo anno entrando e uscendo dagli ospedali, cambiando e ricambiando le dosi dei suoi medicinali e avendo brutte ricadute.
È morto Daniel Johnston, stroncato da un infarto all’età di 58 anni.
Si ricorda il ricovero avvenuto il 22 Gennaio, nel giorno del suo 58 compleanno. Una giornata in cui per il secondo anni ha avuto luogo, in Austin – città in cui Daniel Johnston risiedeva da diversi anni – il concerto/tributo “Hi, How Are You Day 2019”, nato dall’iniziativa dell’ “Hi, how are you project”, fondato da Tom Gimbel e Courtney Blanton che ispirati dall’artista, hanno pensato di dedicarsi al supporto di chiunque soffra di disturbi mentali. Un concerto benefit in cui amici e fan del più grande outsider dell’ultima scuola di cantautori americani hanno reso omaggio al lavoro che ha fatto di Daniel Johnston l’artista che è stato e la legenda che si prepara a divenire. Tra questi, Built to Spill, Yo La Tengo, The Flaming Lips e Bob Mould.
Gli inizi di Daniel Johnston
Daniel Johnston inizia a fare musica negli anni ’80 e fino al 2010 non ha smesso mai. “Songs of Pain” è il primo disco autoprodotto che esce nel 1981. Già da qui, si percepisce il genio poetico dell’artista: registrato con un organetto e un mangianastri, l’album è una chicca di “freschezza e drammaticità”, che racconta il dolore di un rifiuto, dell’agonia di un amore non corrisposto senza mai scadere nel patetico.
Nell’83, i primi successi con “Yip/Jump Music” e l’ormai celebre “Hi, how are you”. Due album entrambi originali e visionari in cui c’è spazio per il pop ed il rumore. Seguono una serie numerosa di dischi, collaborazioni di cui ricordiamo quella con Jad Fair da cui nacque il folle, bellissimo “It’s Spooky”. Tante le cadute, altrettante risalite. Tra tormento e ispirazione, Daniel Johnston ha dato vita a delle vere perle rare di musica ed immensa è stata la sua influenza.
Una delle sue canzoni più celebri è “True Love Will Find You In The End”. Uscita nel ’90 e contenuta nel settimo disco, “Retired Boxer”, il brano recita: Don’t give up until true love will find you in the end. Only if you’re looking can it find you, ‘cause true love is searching too. Pensare che Il 10 Settembre 2019 è stata la giornata dedicata alla prevenzione dei suicidi.
Certamente prima di morire, Daniel Johnston aveva disegnato e postato sulla sua pagina Facebook una vignetta a sostegno della resistenza contro il mostro che si ha dentro. Keep punching! aveva scritto. Vederlo adesso, fa più male e va dritto al cuore. Addio Daniel, che tu possa essere ascoltato ovunque e illuminare il gelido buio delle stanze solitarie. Le stesse che furono tue e quelle che sono di tutti. Grazie, vecchio bambino.