Mercoledì 15 aprile è venuto a mancare Lee Konitz, a darne la notizia NPR. L’artista aveva 92 anni ed era ricoverato al Lenox Hill Hospital di New York. Il figlio, Josh Konitz, ha confermato la notizia riportando che le cause del decesso sono da attribuirsi al Covid-19.
La carriera di Lee Konitz
Lee Konitz era uno degli ultimi pilastri del jazz. Nato 1927 a Chicago, nella sua carriera durata più di settant’anni ha suonato con giganti del calibro di Miles Davis, Michel Petrucciani, Charles Mingus, Bill Evans, Ornette Coleman, Dave Brubeck, Gerry Mulligan, Max Roach, Bill Frisell e moltissimi altri ancora.
Era l’ultimo musicista in vita ad aver lavorato con Miles Davis nel suo leggendario “Bird of the Cool”. Inizia a suonare il clarinetto a 11 anni, decide poi di passare al sassofono, strumento che lo accompagnerà fino agli ultimi giorni di vita prima di essere ricoverato in ospedale. Nella sua lunghissima carriera ha esplorato la musica in ogni su sfaccettatura suonando con i Big di cui sopra ma anche con altri progetti considerati “minori”.
Lee Konitz,un artista vecchio stampo
È stato un artista vecchio stampo, Lee Konitz, ha amato la musica senza eccezioni, pensando solo alla pura espressione artistica del jazz, senza mai snaturare la sua passione e senza mai cedere alle lusinghe del mercato discografico. Parlando del jazz diceva:
«‘Improvvisazione’ significa ‘imprevisto’, e questa è una domanda che faccio sempre a coloro che si definiscono improvvisatori: quanto di ciò che ‘improvvisate’ è davvero pianificato? L’idea che la musica è piena di sorprese»
In settant’anni di carriera Lee Konitz non è mai diventato ricco con il jazz. Non ha mai avuto uffici stampa, non aveva manager, non aveva una major a sostenerlo e non aveva nemmeno un contatto email dove poter essere contattato per eventuali ingaggi. Lee Konitz era figlio del jazz vecchia scuola, quello fatto quasi di aggregazioni casuali ed eventi improvvisati, sempre appassionati e mai banali o ammiccanti.
Lee Konit e la scena italiana
In Italia ha regalato ai suoi fan esibizioni leggendarie, soprattutto in festival come l’Umbria Jazz e il Barga Jazz. Infatti ha suonatoo con molti nomi importanti della nostra scena, tra cui: Enrico Rava, Glauco Venier, Enrico Pieranunzi e Ornella Vanoni.
Con alcuni artisti italiani ha registrato anche dei dischi. Ricordiamo “Inside Rodgers” assieme a Franco D’Andrea, “Suite for Paolo” con Stefano Bollani e l’ultimo nel 2007, “The Soprano Sax Albums: Standards” con Riccardo Arrighini. Dieci anni fa in una intervista disse:
«Ho ottenuto quella sorta di rispetto, sono un ‘vecchietto’, anche se non ho mai fatto grossi soldi o venduto tanti dischi. Però ho l’opportunità di suonare e questo è grandioso»
Scompare così una delle ultime leggende del jazz, un artista incredibile che ha fatto della musica la sua ragione di vita, scegliendo di suonare con l’anima e col cuore, senza svendere il proprio sogno al mercato discografico. La vecchia scuola del jazz non muore mai e nemmeno il ricordo di Lee Konitz, tra gli ultimi veri musicista jazz della storia.