Ciao ragazzi e benvenuti su Music.it! La prima domanda è di rito. Vi chiedo di condividere con noi un’avventura che meriti di essere narrata. Non c’è bisogno di dire che il contesto da cui attingere è l’ambito musicale, in cui entrambi navigate da anni, anche se separatamente.
Alex: Grazie per lo spazio concessoci, innanzitutto. È un piacere per me essere di nuovo con voi di Music.it!
Giuliano: Grazie a voi per quest’intervista! Crediamo sia esemplare il nostro particolare modo di onorare il Natale lo scorso anno. Stavamo lavorando su uno dei pezzi a cui teniamo di più, ognuno a casa sua. Eravamo talmente tanto galvanizzati da ciò che stavamo creando da stare fino alle 4:00 del mattino ad inviarci note vocali con le idee che ci venivano in mente, sabotando cenoni e tombolate con amici e parenti. Lì abbiamo capito di essere ormai dipendenti dal nostro progetto!
Si percepisce un’ottima sinergia tra di voi, tradotta in un’armonia pulita, senza sbavature. After The Revolution è un progetto molto nuovo. Come vi siete scelti rispettivamente?
A.: Ci siamo scelti, credo, semplicemente conoscendoci. Proveniamo da ascolti molto diversi, ma entrambi proviamo un amore per la musica incondizionato. Abbiamo appreso molto l’uno dall’altro ascoltando tanta, tantissima musica insieme, dei generi più svariati e moderni. Inoltre abbiamo capito subito che tra noi c’era una sinergia ed empatia abbastanza rara artisticamente parlando (anche grazie a Bowie!). Quindi non si poteva aspettare. Abbiamo subito iniziato a scrivere musica e a condividere tanto materiale.
E tu Giuliano?
G.: Credo che fin da subito siamo rimasti affascinati l’uno dall’altro per l’idea comune di intendere la musica come massima forma d’espressione artistica. Approfondendo meglio la nostra conoscenza, abbiamo riscontrato di essere cresciuti ascoltando gli stessi artisti, alcuni dei quali sono risultati imprescindibili sia per gli After The Revolution che Alex e Giuliano individualmente. Inoltre, come per tutti i rapporti più importanti della mia vita, c’è stato lo zampino di David Bowie. Nel 2017 cantai al vernissage della mostra Bowie Blackstardust, che si è tenuto per due anni consecutivi a Roma. Alex insieme agli Elarmir avevano da poco fatto una cover pazzesca di Blackstar. Fu l’argomento della nostra prima chiacchierata. La connessione che c’è stata da subito con Alex è davvero rara!
L’alternative rock di “Silhouettes And Glory” è strutturato, ordinato, ma prepotente ed energico al tempo stesso. Se qualcosa nella voce di Giuliano ha una venatura di malinconia, la parte musicale sembra andare in direzione completamente opposta. Un feticismo per gli ossimori?
A.: Per quanto riguarda “Silhouettes And Glory” abbiamo pensato di creare il giusto compromesso tra le parti musicali e la voce, arrivando ad una sintesi originale. È un brano spigliato, che strizza l’occhio ad ambienti lontani, soprattutto se consideriamo il bridge con cui si apre. Da lì si capisce che non trattiamo il solo rock alternativo.
G.: Il feticismo per gli ossimori ci piace molto! Effettivamente l’opposto, l’antitetico, il doppio, l’alieno inteso come altro-da-sé, sono argomenti molto presenti nei nostri testi, e si specchiano inevitabilmente anche nella parte melodica dei nostri brani. La sfida più difficile da cogliere in musica è ottenere un contrasto misurato, perché implica una ricerca di equilibrio. E non c’è niente di più eccitante!
Chi sono i vostri miti? Siete bravissimi a mescolare influenze provenienti da generi molto diversi, tanto da lasciare stupito l’ascoltatore, persino dopo diversi ascolti.
A.: Potremmo fare davvero tantissimi nomi, passando dalla musica contemporanea o sperimentale, per tornare ai maestri del passato come Gustav Mahler, Gustav Holst, Antonín Dvořák. Sicuramente sono stati imprescindibili per le nostre contaminazioni band come The Smashing Pumpkins e i Suede, veri e propri dei come Steven Wilson e Peter Gabriel. L’immancabile David Bowie e progetti artistici come Soap&Skin, che ha influenzato alcune delle mie composizioni. Per non parlare di Chelsea Wolfe, God Is an Astronaut, Ataxia, Massive Attack, Russian Circles, e grandi classici come i Radiohead, i Soundgarden o i Red Hot Chili Peppers. Non ho ancora citato i soliti alieni degli anni ’70, tipo i Pink Floyd, Genesis, Gentle Giant.
Torniamo a Giuliano.
G.: Grazie! Personalmente i due artisti che ricoprono un ruolo centrale nella mia vita sono David Bowie e Kate Bush. Ho sempre ascoltato tanta musica traendone poi ispirazione: dall’art rock e il glam inglese di Roxy Music, T. Rex e Brian Eno, al folk di Tim Buckley e Nick Drake; da The Velvet Underground a Peter Gabriel, passando per il soul e il funky di Parliament-Funkadelic o quello di Sly & the Family Stone. Un ruolo altrettanto centrale lo hanno avuto voci femminili uniche come quelle di Janis Joplin, Nico, Björk. Immancabili anche Smashing Pumpkins, Suede e Radiohead. La scena indie degli ultimi dieci anni ha sfornato artisti che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e che mi hanno aperto nuovo orizzonti: da Soap&Skin a Perfume Genius, da Zola Jesus a Chelsea Wolfe, da Anna Calvi a Bat for Lashes.
Mi è piaciuto il vostro personale modo di sfumare la chiusa del singolo. Tuttavia mi sembra che il video giochi un ruolo molto importante tra il brano e la sua conclusione. Da che effetti vi fareste aiutare in un live per mantenere unite le due parti?
A.: Per il video bisogna ringraziare il giovane visionario Dimitri Porri, che ha saputo dare al singolo un tocco di stile in più. Per i live ovviamente giocheranno un ruolo fondamentale le luci, le sequenze, le proiezioni video che ci saranno durante la nostra esibizione. Un ruolo fondamentale sarà ovviamente coperto dal fonico, parte integrante del progetto a tutti gli effetti. After The Revolution nasce come concept di unione tra più arti, per cui la location ideale per i prossimi futuri live è un teatro. Non ci interessano né ci spaventano i compromessi legati al mercato. Il finale del video ha un significato metaforico che funge da introduzione ai prossimi brani che presto pubblicheremo.
G.: È vero, il finale del video di “Silhouettes and glory” fornisce la chiave di lettura dell’intero brano: la scoperta di un altro se stesso, della nemesi che può materializzarsi di fronte ai nostri occhi, se solo ponessimo più attenzione nel conoscere di noi stessi. Sia la musica che le arti visive sono alla base di After The Revolution. Dunque per i live non potremmo fare a meno di video e luci studiati ad hoc per esprimere al meglio il messaggio di ogni singolo brano.
Per quanto il progetto sia giovanissimo, quello che abbiamo ascoltato è musicalmente maturo. Spero ci siano altri ottimi lavori in arrivo. Ci anticipate qualcosa?
A.: Ovviamente arriveranno tanti altri brani, alcuni già chiusi, tutti contenuti nell’album che stiamo perfezionando in vista della registrazione. I generi di riferimenti sono anche molto distanti tra loro, ma ognuno legato all’altro da un filo conduttore chiamato After The Revolution. Non vediamo l’ora di condividerli con voi!
G.: Stiamo finendo di lavorare agli ultimi brani che compongono il nostro primo disco e, proprio in queste settimane, ci stiamo dedicando al video del prossimo singolo, che sarà qualcosa di profondamente diverso rispetto a “Silhouettes and glory”. Sarete fra i primi ad essere informati! Vogliamo mostrare un volto diverso degli After The Revolution, addentrandoci in un territorio molto lontano dall’hard rock-funky che avete già sentito. Ci sarà anche una sorpresa: la presenza di un’artista preziosa.
Potete usare le ultime righe in piena libertà. Lasciate un messaggio ai nostri lettori, che sicuramente diventeranno vostri ascoltatori!
A.: Cosa dire, io invito sempre tutti ad ascoltare tanta musica, perché di artisti importanti ce ne sono davvero tanti nel mondo. More music, less talk!
G.: Il messaggio che mi sento di lasciare è quello di essere sempre curiosi, soprattutto in ambito musicale. Scoprire chi e in che modo ha influenzato gli artisti che amate vi aprirà una quantità di sentieri che vi arricchirà in modo incredibile!