MAGAR: "Vogliamo ritagliarci uno spazio in questa nazione" • MUSIC.IT
I sardi Magar sul set del video "Televergogna".
I sardi Magar sul set del video "Televergogna".

MAGAR: “Abbiamo gli obiettivi di qualsiasi musicista emergente: ritagliarci uno spazio in questa nazione”

Ciao ragazzi e benvenuti su Music.it! Per cominciare, vorrei che ci confidaste un episodio tratto dalle avventure dei Magar che non pubblichereste mai su una biografia.

Una volta il nostro bassista ha abbandonato lo strumento sul palco e se ne stava tornando beatamente a casa. Sempre lui, prima di una serata, ha ben pensato di dimenticarsi il mixer a casa. Noi gli vogliamo molto bene, ed è un musicista insostituibile. Pecca solo di distrazione ogni tanto. È esilarante assistere ogni volta al cantante aggirarsi sul palco alla ricerca di qualcosa da fare. Ogni tanto prende un jack a caso e lo passa a chi sa come usarlo. La sua è tutta una finzione, ma deve sentirsi utile anche in qualche modo.

Capolinea è un lavoro maturo: curato nei minimi dettagli, maturo musicalmente, passionale. Cosa c’è di diverso rispetto a “Magar” , “Dentro e fuori” e “Televergogna”, al di là dei cambi di line-up?

A differenza di “Magar” , “Dentro e fuori” e “Televergogna”, in “Capolinea” c’è una maggiore freschezza e professionalità nella cura delle musiche, una cura che si riversa inevitabilmente e particolarmente anche nei testi.

Parliamo di “Gratitudine”. Mi avete fatto innamorare fin dal primo ascolto. Le varie parti del singolo si amalgamano senza perdere la propria identità. Al di là di tutte le elucubrazioni mentali che mi sono fatta sulla lirica, ci tengo a chiedervi la vostra personale parafrasi.

“Gratitudine” è un brano in cui vengono fusi il rock, il folk e il pop. La linea vocale è molto incisiva. La chitarra iniziale sembra quasi estrapolata da un film western, ma è l’utilizzo della fisarmonica sulla chiusura del brano a riportarci in Sardegna. Il motivo centrale oscilla continuamente tra il pop e il rock. Sia il testo che il videoclip vogliono essere un tributo alla nostra terra.

Il brano più atipico di “Capolinea” è senza dubbio “Le mie orge”. Lo dico con una nota di piacere. Gli strumenti a corda sono estremamente violenti, e avete abbandonato quasi del tutto la vena di pop degli altri brani. Siete riusciti a ricreare in acustico ciò che c’è di buono in poca musica elettronica. Perché avete scelto di legare questo sound a questo testo?

“Le mie orge” doveva essere un brano malsano, e effettivamente il risultato corrisponde alle nostre intenzioni. Il riff di chitarre è molto incisivo e martellante da avere un non so che di tribale. Pensiamo sia la parte elettronica, accuratamente bilanciata, a rendere il tutto un po’ più perverso. Siamo molto soddisfatti di questo brano, tant’è che l’abbiamo incoronato come secondo singolo. A giugno uscirà il videoclip, vi consigliamo caldamente di non perdere!

Quali sono i vostri ascolti? Chi sono i vostri miti?

Ognuno di noi ascolta di tutto, ma abbiamo tutti gusti musicali anche abbastanza differenti. Si parte dai Led Zeppelin e i Dire Straits, fino ad arrivare agli italianissimi Negrita, che preferiamo agli Afterhours o ai Marlene Kuntz.

Quali sono i vostri progetti nel futuro prossimo?

Abbiamo gli obiettivi di qualsiasi musicista emergente: ritagliarci uno spazio in questa nazione che, ahimè, sta andando alla deriva anche musicalmente. La musica d’autore è un po’ in crisi, forse. Vorremo suonare, suonare, suonare, fare tanti live. Speriamo ci venga data questa possibilità.

Lascio a voi le ultime righe, da usare in piena libertà!

Anzitutto grazie per il vostro interessamento al progetto Magar. Finché ci saranno dei professionisti come voi ci sarà anche spazio per chi merita un piccolo spazio. Ai lettori di Music.it: potete guardare i nostri profili social, dove troverete tutti i nostri contatti. Seguiteci e ascoltateci!