ATOMOON: " La musica è vita, cultura, espressione certa anche delle nostre radici"
Gli Atoomon in una foto promozionale.
Gli Atoomon in una foto promozionale.

ATOMOON: ” La musica è vita, cultura, espressione certa anche delle nostre radici”

 Diamo il benvenuto su Music.it agli Atomoon. Iniziamo subito con una domanda per rompere il ghiaccio. Raccontateci un aneddoto divertente o imbarazzante che vi è capitato in studio o su un palco.

Grazie a voi per il benvenuto, per noi è davvero un piacere. Dunque, aneddoti ce ne sarebbero tanti, ma è davvero difficile sceglierne uno, tenendo in considerazione il fatto che Atomoon si presenta, a tratti, come un side project. Con Dario Bruno (batterista) suoniamo anche in altre formazioni, con le quali ci si diverte follemente. Velocemente, così, mi viene da ricordare l’episodio del concerto del 1° maggio del 2017 a Vallo della Lucania (SA). Avevamo diversi impegni musicali in quella giornata e, ad aprire la rassegna, eravamo proprio noi due come Atomoon. Dario fece molto ritardo e doveva montare i suoi piatti e il rullante per poi partire con la diretta televisiva, ma il tempo era veramente poco per poterci riuscire.

E tu che hai fatto?

Mi girai verso Giovanni Rizzo (altro amico e batterista) che doveva esibirsi sul tardi con gli In a Glass House e gli chiesi gentilmente di procedere nel darmi tassativamente una mano. Insomma, nel panico, tensione e sudore, intravidi il sorriso del direttore artistico Francesco Pugliese e quello di Dario, con la sua Opel Corsa proprio nella piazza dove trovò addirittura un amico che gli parcheggiò la macchina. Salì sul palco in zona Cesarini e suonammo. Non ricordo se bene o male, ma suonammo e andò liscia, comunque con un po’ di gropponi cardiaci.

Parliamo de “La canzone del mare”. Quanto è importante che gli artisti sostengano Mimmo Lucano? Perché?

Gli artisti sostengono le loro scelte in modo libero, quindi non possiamo dire cosa possa essere importante oppure no per chi fa arte. Di sicuro Atomoon nasce con una caratteristica votata al sociale, alle cause per le quali noi riteniamo giusto dare voce, e la questione Riace ci appartiene tanto ed è strettamente legata alle cause che fino ad adesso abbiamo portato in risalto con altri brani tipo “Spendato e caruto” o “Rammenamà”, dedicata all’operato di Gino Strada.

Come è nata l’esigenza di scrivere “La canzone del mare”? Come nasce questo pezzo e dove vuole arrivare?

Dove vuole arrivare, non so. Purtroppo, o per fortuna, in rete c’è tanta musica, tanti contenuti nuovi ogni giorno, quindi non è così semplice arrivare ad un largo pubblico. L’esigenza, invece, di scrivere un brano così, nasce spontaneamente dall’idea di mondo che vorremo, in quanto praticanti musicisti. La musica, infatti, è vita, cultura, espressione certa anche delle nostre appartenenze o, se piace, a qualcuno anche delle nostre radici. Ma, come spesso si può notare, è sempre frutto di un’unione di elementi, di esigenze, di diversità, anche di radici diverse che si sposano insieme, in un’unica danza colorata. Un sentimento di pace, di mutualismo, di fratellanza, di volontà a capirsi, di aiutarsi, di conoscersi e, di conseguenza, un’energia comune, una forza naturale più potente, che contrasta l’idea che il denaro possa essere la matrice del nostro essere felici!

E quanto è importante che gli artisti prendano posizione pubblicamente?

Negli ultimi anni, la maggior parte di noi ha avuto l’opportunità diretta (attraverso i social) di potersi esporre, con i propri pensieri, le proprie convinzioni, ma il risultato è stato quello di sentirsi più lontani e più materiali sulle cose. Paradossalmente, un’opportunità maggiore per potersi conoscere, capirsi, avvicinarsi alle cause globali che minacciano il nostro pianeta, ma sembra che il fenomeno dia manforte all’individualismo personale più che alla sensibilità sociale e al disagio collettivo di chi non ha tanto per potersi godere il tempo da vivere. È stato detto che i musicisti devono pensare solo a fare musica. Chiaramente non è così e, a volte, bisogna prendere posizione.

Quanto è importante per un artista sostenere una causa? E quanto è difficile in termini di popolarità?

Una causa si sostiene a priori, e non per essere popolari. Un musicista fa musica perché si sente libero, quindi fa quello che gli pare, come decidere se sostenere o no una causa. Resta il fatto che non c’è un obbligo, ognuno è sicuramente in grado di scegliere di fare quello che vuole, ma sicuramente quando ci si espone con una canzone puoi avere qualsiasi critica. Noi siamo molto tranquilli, perché della popolarità o di chi vuole imporci indicazioni stilistiche e tematiche ce ne freghiamo! Ci sta ricevere l’interessamento e il parere, anche contrario, ma combattiamo con la nostra umiltà qualsiasi elemento deviante. Ci piace suonare liberi, come abbiamo sempre fatto, ovunque con la nostra musica, e continueremo a farlo.

In questo preciso momento storico, vi sentite parte di qualcosa a livello umano? E a livello musicale?

Ribadiamo che ci piace tanto suonare con la nostra semplicità, in modo libero e sincero, senza etichettarci in un qualcosa di preciso. Tanto, alla fine, quello che scriviamo è palese. Fortunatamente, direi.

Che cosa vi spinge a fare musica? Perché?

Perché ci piace, è la nostra passione, il nostro mestiere. Abbiamo l’esigenza di farlo e continuarlo a fare, possibilmente al meglio.

Chi o cosa non può mancare mentre siete in fase compositiva? Quali sono le vostre fonti di ispirazione?

Ah! Questa cosa non ve la dico (ride). Dai, non possono mancare i caffè, di sicuro. Le fonti di ispirazione non sono tanto chiare nemmeno a noi. Abbiamo ascoltato, studiato e assorbito così tanta musica che non saprei, anche perché molte influenze confluiscono in modo misterioso in qualcosa che non c’entra proprio niente.

Ultima domanda: il classico “Fatevi una domanda e datevi una risposta”. Che ci dite?

Continueremo a fare musica? Risposta, sono ormai tantissimi anni che lo facciamo: continueremo alla grande!