CARRESE, benvenuta su Music.it. Non posso venir meno alla tradizione della nostra rivista: vuoi raccontare ai lettori un aneddoto imbarazzante, meglio se inedito, che ti è capitato facendo musica?
Una cosa imbarazzante che mi è capitata facendo musica? Dovermi allontanare dal microfono nel mezzo di una canzone per ruttare (spesso capita soprattutto quando poco prima di cantare hai mangiato) e riprendere il tutto come se nulla fosse.
Viviamo in un’era in cui molti cercano nomi d’arte sempre più accattivanti. Carrese è il tuo cognome, cosa ti ha portato a scegliere il non volerne uno?
Non ho mai voluto cercare un nome d’arte, a meno che non fosse venuto spontaneo. Ho deciso di ricominciare da CARRESE per arrivare in maniera più diretta e decisa alle persone, per “staccare” con il passato (metaforicamente abbandonando Roberta) e per tenere le mie origini e la mia famiglia sempre con me.
Hai iniziato a suonare sin da quando eri molto piccola. C’è stato un periodo di scoraggiamento, in cui hai pensato di dire “basta”. Se sì, come ne sei uscita?
Suono e canto da sempre. Mi sono trasferita a Roma a 19 anni con l’idea di realizzare la mia vita, artistica e personale, proprio a partire da qui, da una città così grande e così bella. Nel corso del tempo, però, ho scoperto che alcune cose devi risolverle dentro per uscirne davvero. E così, nel 2017, dopo una serie di brutte situazioni, ho deciso di fermare la musica perché aveva perso la sua purezza e la sua azione benefica per me. Era diventata frustrazione, pensiero negativo di non farcela, di fallire in tutto. Ho iniziato a lavorare come commessa, ho “cambiato aria” e ho riscoperto le cose belle che avevo proprio guardandole da lontano. “Smart” nasce da qui. Ha aperto la strada a una serie di canzoni nate tutte nello stesso periodo.
“Smart” è il tuo singolo di lancio. C’è una storia d’amore, ma le tematiche affrontate sembrano scavare più in profondità. Che cosa racconta? Hai vissuto tu stessa quei momenti?
“Smart” è il mio singolo di lancio, quello su cui Marta Venturini ha deciso di voler lavorare per primo. È una canzone nata dopo una serata passata a girovagare per le vie di Roma proprio in una Smart, con una persona che mi piaceva. Da una “cotta” non corrisposta, mi si sono aperte quelle lesioni di cui parlavo prima, che ho deciso di riparare proprio staccando da tutto per riprendere i pezzi che avevo lasciato in giro. Nella canzone parlo di quel momento.
Nel brano canti: «L’unica cura sei tu». È la musica la tua cura?
“L’unica cura sei tu” è un sentimento che riponevo nella persona a cui è dedicata la canzone, pensando che fosse la cura a tutto. Poi ho capito che l’unica cura possibile potevo trovarla solo dentro di me, nelle persone che mi vogliono bene e nella musica, che oggi è la mia prescrizione migliore.
Che cosa non deve mai mancare in un tuo brano, per sentirlo davvero tuo?
Per sentire davvero mio un brano ho bisogno che vengano tenute le mie parole. La melodia è una cosa che sono disposta a cambiare con l’aiuto dei miei collaboratori perché mi piace l’idea di poter ampliare le possibilità creative, quando serve. Ma le parole no.
Hai partecipato a “The Voice of Italy”, nel team di Piero Pelù. Raccontaci di questa esperienza. La consiglieresti ad altri artisti?
L’esperienza a The Voice of Italy, nel 2015, è stata fondamentale per la mia crescita artistica. Anche se non mi sono mai sentita a mio agio all’interno del contenitore televisivo, ringrazio di aver avuto l’opportunità di essermi fatta conoscere da tante persone che ancora oggi mi seguono. Consiglierei un talent solo se si ha già un proprio progetto musicale. La TV sicuramente è un’ottima vetrina, ma può anche “bruciarti” se non sei sicuro di quello che vuoi fare.
È un po’ che stai lavorando al tuo album, quando potremmo stringerlo tra le mani? Puoi anticiparci qualcosa?
Penseremo all’uscita dell’album sicuramente dopo l’autunno. Il 13 marzo 2020 uscirà il mio secondo singolo e poi un altro ancora per l’estate. A piccoli passi arriveremo al disco e non vedo l’ora di stringerlo tra le mani!
CARRESE, ti ringrazio per essere stata con me oggi. Puoi chiudere l’intervista come vuoi, hai carta bianca! Al prossimo giro in “Smart”, a presto!
Vi ringrazio tantissimo per la bella chiacchierata. Alla prossima e sempre buona musica.