COLLETTIVO MINIERA FONICA: “Sul palco siamo una miscela esplosiva”
I Collettivo Miniera Fonica (CMF) in una foto di Claudia D'Ottavi.
I Collettivo Miniera Fonica (CMF) in una foto di Claudia D'Ottavi.

COLLETTIVO MINIERA FONICA: “Sul palco siamo una miscela esplosiva”

A Music.it i collettivi piacciono tanto. Oggi accogliamo sulle nostre pagine il Collettivo Miniera Fonica. Ciao ragazzi! Il vostro è un progetto nuovo che riunisce musicisti d’esperienza. Come nasce l’idea? Qual è l’obiettivo che vi proponete?

L’idea nasce da un’iniziativa di Simone Virgili, sax e voce della band, nel 2012. La sua idea era quella di fare sperimentazione e produrre spettacoli con sonorità ricercate e formazioni variabili, che facessero richiamo ai tanti generi e periodi storici della musica. Ecco il perché di Miniera Fonica. Il Collettivo Miniera Fonica nasce nel 2016. Si preparava lo spettacolo “Fermata Napoli Centrale”, il live-racconto che narra la storia della band di James Senese. C’era già l’ormai consolidato quartetto che ha dato vita al primo inedito appena uscito.

Vi riagganciate consapevolmente a una tradizione importante come quella dei “Napoli Centrale”? Perché?

Perché le nostre diverse contaminazioni artistiche, i nostri percorsi diversi, si sono incontrati per caso. Il filo conduttore e il punto di fusione è stato trovato in un sound che viene fuori spontaneamente energico e dinamico ricordando i primi Napoli Centrale. O almeno così dicono. Con nostra grande gratitudine, sia ben chiaro. Non ci sentiamo degni di tale accostamento, ma se arriva questo a chi ci ascolta noi siamo felicissimi. Qualcuno chiama il nostro sound Roman Power facendo proprio riferimento al Neapolitan Power.

A voi le vostre tradizioni, a noi le nostre. Raccontateci un episodio emblematico per far capire ai nostri lettori chi c’è dietro ai Collettivo Miniera Fonica. 

Non c’è in verità un vero episodio emblematico per spiegare cos’è questo Collettivo Miniera Fonica. Ci siamo fusi unendo energie non pensando di ottenere da subito un’intesa e un legame fra noi così intenso. Siamo un tutt’uno quando siamo insieme: un gruppo di amici sotto al palco, una miscela esplosiva sul palco. Ognuno ascoltando l’altro si carica e va in estasi. È accaduto semplicemente qualcosa di magico. Chi ci avrà voluto conoscere bene capirà di cosa parliamo. Per capire cosa c’è dietro al Collettivo Miniera Fonica basta viverci un po’.

Come si sono conosciuti i quattro (padri) fondatori del Collettivo Miniera Fonica?

Collaborazioni intrecciate. Simone ha suonato con Damiano, Ivo e Daniele in momenti storici diversi. Ivo e Daniele suonano basso e piano/tastiere nei Semiramis, storico gruppo di Michele Zarrillo, e in altre formazioni. Quando Simone ha voluto formare una band stabile per avviare il progetto Collettivo Miniera Fonica, cambiando marcia, ha proposto a tutti di entrare a farne parte. Ed eccoci qua. Siamo una formazione giovane, ma che sembra sia insieme da una vita.

“La vita è una jungla” non è di certo un brano per tutti. Cosa manca alle generazioni cresciute a suon di trap per apprezzare una traccia del genere, in cui c’è tanto blues, psichedelia, folk e anche poesia?

Noi crediamo che alle persone sensibili non manchi nulla per sentire la musica, qualunque essa sia. Certo, quanto viene offerto oggi a livello musicale risponde a richieste per ogni livello di utenza. Lasciando a parte il discorso dei generi diversi che possono piacere o meno a un ascoltatore, è evidente che oggi non è più come qualche decennio fa, in cui si faceva musica veramente. Non c’erano i meccanismi di oggi, che hanno portato al declino le case discografiche, alla scomparsa dei talent scout e all’abbassamento della qualità. Sintetizzando, il problema è culturale. Come per tante altre arti, non sempre ciò che è più diffuso corrisponde a ciò che è più valido. Noi speriamo che prima o poi il vento cambi. Ma per questo serve anche che i ragazzi in casa ascoltino buona musica e vedano una TV migliore di quella attuale.

Dove sta, secondo voi, il segreto per far arrivare buona musica anche a orecchie poco allenate?

Non è facile rispondere. Per la nostra esperienza abbiamo appurato che anche la musica costruita in modo più complesso può arrivare a tutti. “La vita è una jungla”, per esempio, non è proprio una canzone semplice. Però la musica incalza e scorre sempre in modo naturale. È miscelata volutamente con una melodia e un testo non proprio in quello stile, ma più semplici e diretti. Sembra che la cosa piaccia. Anche chi non si intende di musica sembra riuscire a distinguere quello che fanno gli strumenti, ricordando melodia e testo. Probabilmente il segreto è sempre “miscelare bene gli ingredienti”. Ma non è facile e certe cose non si fanno a tavolino, bensì col cuore, col sentimento.

Qual è la risposta del pubblico ai vostri live? Ne ricordate uno particolarmente emozionante?

Il pubblico manifesta sempre un alto gradimento per quello che facciamo. A noi piace molto stare a contatto con la gente e riuscire a sentire cosa prova. Ci nutriamo delle emozioni del nostro pubblico, per dargliene di nuove in cambio. Un momento emozionante lo abbiamo vissuto il 1 giugno del 2018, al Mercure Hotel di Roma. Stavamo presentando “La vita è una jungla” durante lo spettacolo “Fermata Napoli Centrale”. Ed è lì che ci hanno definiti per la prima volta Roman Power. Un complimento bellissimo.

Cosa bolle in pentola? Mica ci potete lasciare solo con “La vita è una jungla”. Vogliamo il resto!

Stiamo organizzando le riprese per il video di “La vita è una jungla”. Il 25 novembre c’è stato a Genzano (RM) il primo girone del festival Sanremo Rock. Poi riprenderemo la realizzazione dei prossimi inediti fini ad arrivare a pubblicare un EP e un disco fisico. Inoltre stiamo preparando uno spettacolo teatrale/concerto in cui saremo chiamati ad affrontare anche il ruolo di attori. E poi… forse è meglio che i curiosi ci seguano. Abbiamo tante cose da fare!

Vi lascio le ultime righe, che potete usare come volete.

Vogliamo ringraziare le persone che in questo momento ci stanno vicino e nutrono grandi aspettative per ciò che facciamo. Il pubblico, gli amici e parenti. Patrizia e Salvatore del nostro ufficio stampa e tutti quelli che ci stanno manifestando attestati di stima. Noi ci siamo, e speriamo di avere sempre più sostenitori per condividere insieme emozioni e musica.