Anche Cristina D’Avena, alla fine, ha ceduto alla #IoSonoGiorgiaChallenge.
La regina delle sigle dei cartoon, anche se fuori tempo massimo, ha ceduto al “fascino” del remix più famoso delle ultime settimane e ha fatto questo “regalo” ai fan.
Da “Io sono Giorgia” a “Io sono Jem”
Cristina D’Avena però, per distinguersi dalla massa e non cadere nei cliché da piazza ha intonato il celebre discorso riadattandolo al celebre cartoon degli anni ’80 “Jem”.
La #IoSonoGiorgiaChallenge è diventata quindi: “Io sono Jem! Sono una donna! Sono cantante, bella e stravagante”. Per poi chiudere assieme a Carlo Sagradini “CarlettoFX” dei Gem Boy con “Cantante 1, Cantante 2”.
La cantante ha poi condiviso il video su Facebook scrivendo: «Scusate…. Mi sono fatta trascinare».
Anche la regina delle sigle dei cartoon non ha saputo resistere al fascino anni ‘30 del comizio di San Giovanni, distinguendosi come sempre dalla massa. L’aura di beltà attorno a Cristina D’Avena non poteva che far riscrivere il testo alla sua maniera, distaccandosi dalle assurdità di Giorgia Meloni, ormai tristemente note a tutti.
Negli ultimi tempi c’è chi, addirittura, ha detto che riproponendo la #IoSonoGiorgiaChallenge si regalano a Fratelli D’Italia posizioni favorevoli nella scalata elettorale. Se i punti favorevoli dipendessero esclusivamente dalla satira alcuni politici sarebbero diventati imperatori nell’ultimo anno.
Ne abbiamo viste tante di assurdità nell’ambito della #IoSonoGiorgiaChallenge. Alcune molto divertenti e altre molto simpatiche.
La satira al tempo dei cartoon
Cristina D’Avena dal canto suo ha saputo cavalcare l’onda e, seppure alla sua maniera e con quell’aura di dolcezza che la circonda, ha sfruttato a suo vantaggio l’idiozia altrui. Non l’hanno fatto tutti, del resto?
Cristina D’Avena è la vera satira. L’ha detto senza dirlo veramente, ha “perculato” a modo suo e senza far salire i consensi del partito. Al massimo le visualizzazioni di “Jem” saliranno del 10%, male non può fare.
Tempi duri per i cartoni animati e la politica, almeno si cerca di ridere per non piangere, nella speranza di non portare voti a chicchessia.