Ciao Davide! Ci racconti un avvenimento per te significativamente divertente che ti è capitato nella tua lunga esperienza musicale? Magari qualcosa che non hai mai raccontato a nessuno, o a pochissimi.
Mi viene in mente una cosa successa, credo, nel ‘97 o nel ‘98. Ero arrivato finalista ad un importante concorso nazionale. Era estate, una giornata in cui il sole era molto forte. Avevo lasciato la chitarra dentro la macchina tutto il giorno e, prima di salire la sera sul palco per la mia esibizione, aprii la custodia per prendere la chitarra e…. persi le parole! Gli altri nove finalisti, non capendo cosa stesse succedendo, vennero da me e tutti insieme osservavamo muti la mia chitarra dentro la custodia. Loro guardavano la chitarra e poi guardavano me. Muti.
Cosa vi ha rubato le parole?
La mia chitarra per il gran caldo si era aperta, rotta! Il sole aveva spezzato il legno. Il momento è stato inizialmente drammatico. Ma oggi lo ricordo con un sorriso. Tornato a casa, andai a farla sistemare da un grande liutaio. È stato così che ho conosciuto Andrea Ballarin, Mr. Manne, e da quel giorno divenni un suo endorser. Ora uso solo chitarre con la sua firma. È stata una fortuna che il sole fosse tanto forte quel giorno!
Com’è avvenuto il primo incontro con la musica? Ricordi quel giorno?
Sì, me lo ricordo molto bene. La maestra delle elementari aveva spinto i miei genitori a farmi studiare musica, magari al Conservatorio, perché aveva visto in me un talento. Così un giorno mi accompagnarono da un ragazzo, che ora è un maestro di musica, che suonava il pianoforte. Quando Massimo iniziò a suonare tutti mi guardarono senza dire una parola, perché mi scendevano le lacrime e io non me ne stavo rendendo conto. Era una cosa per me incontrollabile. Benedico ogni giorno l’incontro con la Musica!
Domanda a risposta secca. Pianoforte o chitarra? Quando l’uno e quando l’altra?
Oggi chitarra. Il pianoforte l’ho studiato per tre anni al Conservatorio, ma poi l’ho abbandonato.
Prima o poi, spero, scaccerò il timore e riprenderò a suonarlo.
Ti sei affacciato al grande pubblico nel ‘98, al tramonto del grunge. Hai mai composto qualcosa del genere? Alcune pennate di “Il fiore che ho davanti” sembrano un indizio a favore…
No, non ho mai composto qualcosa di grunge. Pensa che la prima volta che mi sono esibito in pubblico è stato tra due gruppi grunge. Io voce e chitarra a cantare quattro mie canzoni tra un gruppo e l’altro, come un intervallo. Alla fine della prima canzone arrivarono solo fischi. Poi più suonavo, più le reazioni cambiavano, fino ad arrivare alla fine della quarta canzone in cui c’erano solo applausi da tutto il pubblico presente. Finita la mia esibizione scappai via da quel palazzetto. Ricordo che mi rincorse il fonico lasciando la sua postazione per farmi i complimenti.
“Inattesi” è un album che nasce per un’occasione speciale. Quale?
Per la nascita di mia figlia Anita Maria. Una canzone però l’avevo già scritta quando ho sposato Eleonora, mia moglie. Una canzone scritta per quel preciso momento, senza nessuna pretesa. Dopo la nascita di Anita, invece, la Musica ha bussato alla mia porta “dettandomi” le altre canzoni di questo album. Ho capito poi che la canzone per Eleonora, “Prima di” era già l’inizio di “Inattesi”.
Sembra tu abbia la necessità che il contenuto della tua espressione non solo arrivi al pubblico, ma arrivi immodificato rispetto a come l’hai pensato…
Credo e ho sempre più chiaro quale sia il mio posto qui: sono uno strumento che la Musica usa per arrivare dove deve. Niente più di questo. Quindi sono a completo servizio, scrivo quello che “sento” in testa e che la Musica mi dona.
I riconoscimenti sono arrivati praticamente subito. “La pallottola”, brano di “Aria buona”, è stata scelta come inno di Libera (coordinamento Veneto). Oltre a prestare le tue note e i tuoi versi hai avuto modo di collaborare in altri modi con l’associazione fondata da Don Ciotti?
L’incontro con Libera è stato un incrocio che la vita mi ha regalato senza chiedere nulla. Don Luigi Tellatin, allora referente di Libera Veneto, venne ad ascoltare un mio concerto. Dopo quel concerto mi chiese di aiutarlo con le mie canzoni negli incontri che Libera organizza nelle scuole, nei teatri, nelle piazze. Accettai ben volentieri! Da quegli incontri nacque “La pallottola”, che piacque subito sia a Don Luigi Tellatin che a Don Luigi Ciotti. Divenne così l’inno per Libera Veneto. Ne fui felice, tanto. Ma in completa serenità, perché consapevole di essere un semplice strumento di qualcosa oltre me: la Musica. Ancora oggi cerco di andare sempre, quando riesco, agli incontri che Libera organizza. “La pallottola” è di e per tutti!
Hai collaborato anche a progetti teatrali. Sei un artista a tutto tondo che non ha paura di toccare argomenti in difesa degli “ultimi della terra”.
Ultimi che davvero hanno tanto da insegnare. Che mi insegnano quale sia il vero significato della parola vita, un senso così profondo da spaventare la maggior parte delle persone. Per questo, li teniamo a debita distanza. Dall’incontro con Eleonora ho capito quale forza dirompente abbia la Musica unita al Teatro. Un messaggio incisivo e potente che arriva a chiunque venga ad ascoltare.
Un cantautore e una teatrante. La creatività non manca a casa vostra… Come pensi che elaborerà tanti stimoli artistici vostra figlia?
Eh, non saprei. Sono tanto felice che Anita cresca in un ambiente ricco di arte. Poi le auguro, come per ogni bambino, di trovare il suo e unico motivo per il quale è qui, in questo mondo, e di rimanere il più possibile onesta verso quel senso, per vivere una vita degna.
Progetti in cantiere?
Molti. Con Eleonora stiamo ultimando uno spettacolo su David Maria Turoldo, che proporremo a breve. Sta venendo alla luce lo spettacolo sulla disabilità prodotto dalla compagnia Teatro della Gran Guardia di Padova, nel quale verranno utilizzate delle mie canzoni. Inoltre, stiamo ancora girando con lo spettacolo “Una calza a salire e una a scendere”, spettacolo teatrale e musicale sulle portatrici carniche che rifornivano le prime linee durante la Grande Guerra, in cui sono in scena con Eleonora. Poi la promozione del disco che è nato da soli tre mesi… Insomma, davvero tante cose.
Qui la nostra chiacchierata finisce, purtroppo. Spero ci incontreremo presto, magari con un nuovo lavoro. Tema libero per le dichiarazioni finali. Alla prossima!
Ci tengo a ringraziare le persone che mi seguono e che sento vicine. È importante per me vedere e sentire che il messaggio di serenità e gratitudine verso la vita che cerco di comunicare con la mia arte arrivi con umiltà, senza orpelli. Ci tengo ad essere me stesso sempre, rimanendo ben saldo alle radici che mi rendono orgoglioso.