DISKANTO
I Diskanto si formano a Cremona nel 1985, ponendosi fin da subito in evidenza nella nascente scena rock-wave italiana per una produzione di brani originali

DISKANTO: “TEMERARI SULLE MACCHINE VOLANTI è un viaggio nel rock d’autore”

Diamo il benvenuto, su Music.it, ai Diskanto. Ragazzi, rompiamo subito il ghiaccio e raccontateci un episodio divertente riguardo la vostra carriera o la musica in generale.

Grazie a voi per averci invitato! In tanti anni, in effetti, ne sono capitate molte. Da quella volta in cui, di ritorno da un concerto, a notte fonda, una pattuglia di carabinieri ci fermò per multarci non conoscendo l’esistenza delle lenti a contatto. Il nostro cantante sulla patente aveva stampigliato “obbligo di guida con lenti“. Oppure la volta in cui, i Diskanto sono stati chiamati a suonare sulla piazza centrale di un Comune. Lì la sera prima si era esibita un’orchestra di liscio. Trovammo ad accoglierci, oltre ai nostri fan, una pattuglia di anziani che, dichiarandosi “amici del Sindaco”, pretendevano che eseguissimo “Oh Battagliero”.

Sappiamo che c’è un ricordo ancora più bello, però…

Certo, il ricordo più bello è legato alla nostra partecipazione, nel 1987, ad Arezzo Wave. È il più importante Festival Rock italiano, dove l’organizzazione, efficientissima, ci mise a disposizione due ragazzini locali. Erano di qualche anno più giovani di noi ventiquattrenni. Ci fecero da tutor, accompagnandoci in giro per la città: dal nostro furgone all’albergo, dal palco ai camerini, dal ristorante alla sala stampa. Quei due diciottenni aretini spilungoni si chiamavano Cesare e Paolo. Ci parlavano timidamente della loro band che si chiamava “Inudibili”. Pochi anni dopo avrebbe mutato il nome in Negrita e iniziata una straordinaria carriera! Così Mec e Pau sono diventati grandi amici, rimasti tali nel corso degli anni…

All’alba del vostro nuovo disco, “Temerari Sulle Macchine Volanti”, quali cambiamenti principali trovate nel mondo della musica al giorno d’oggi? Soprattutto se confrontato a trentacinque anni fa, quando prese vita il progetto Diskanto.

Beh… È cambiato veramente tutto. Il digitale ha preso il posto dell’analogico e il web è diventato l’unico mare magno dove agire per promuoversi. Si può, in effetti, raggiungere con un click ogni luogo del mondo. Però risultando, nel con-tempo, sempre più difficile rendere riconoscibili le proprie proposte. Negli anni ‘80 si facevano concerti per vendere dischi, mentre oggi si registrano brani e videoclip per procurarsi live show. Gli steccati tra i generi musicali sono fortunatamente saltati, anche se non l’abitudine ad appiccicare etichette ad ogni artista.

Riguardo l’Italia, invece?

Ci sembra che la scena musicale italiana si sia, purtroppo, di recente un po’ appiattita e piegata all’esigenza generale del mercato. Che è sempre più quella di vendere una “merce” e sempre meno quella di valorizzare “opere d’arte”. Quando chi compone pensa più a incontrare il favore del pubblico che non ad esprimere ciò che ha dentro, ciò che ne risulta è spesso una generale omologazione stilistica e sonora. Molti brani composti da rock band italiane degli anni ‘80 e ‘90 contenevano una forte urgenza espressiva e una costante ricerca di originalità. Ancora oggi si sentono girare nelle radio e vengono cantati anche dai ragazzini. Non siamo così certi che accadrà lo stesso tra trent’anni con le hit del momento.

Ascoltando il disco abbiamo apprezzato le varie sfaccettature dell’album. Tra le canzoni aleggiano sentori rhythm’n’blues e sferzate rock. In questi due anni di lavorazione il disco ha assunto i connotati del grande album?

Siamo molto contenti di questo disco, che reputiamo il migliore dell’intera produzione dei Diskanto. Non saremo certo noi a poter dire se si tratti di un “grande album“. Se chi lo ascolterà ne ricaverà questa sensazione, non potremo che esserne felici. Di certo, come nostra abitudine, abbiamo lavorato a un progetto unitario, con un filo conduttore, che tiene insieme sonorità e testi. Ma anche grafica di copertina, scelta delle fotografie e soprattutto dei temi che attraversano le nove canzoni. In questo senso è certamente un grande lavoro d’assieme.

“Temerari Sulle Macchine Volanti” è composto da nove tracce, di cui solo una non è originale, ed è un bell’omaggio dei Diskanto al compianto Gianmaria Testa. Raccontateci come nasce l’idea di riproporre “Povero Tempo Nostro”.

“Povero Tempo Nostro” è una struggente preghiera laica, di denuncia nei confronti di questo periodo storico buio e avaro di bellezza. In particolare verso i tanti individui che della parola fanno quotidianamente un uso improprio, turpe e violento (“a chi bestemmia le parole”). E’ una canzone ritrovata dalla moglie di Gianmaria Testa, Paola Farinetti, dopo la sua prematura scomparsa nel 2016. Lei ha deciso di farla uscire postuma lo scorso anno. Ce ne siamo subito innamorati e le abbiamo chiesto il permesso di poterla re-interpretare in chiave di ballad rock, secondo i nostri canoni. Ci sembrava potesse chiudere simbolicamente il disco. Anche Gianmaria era un temerario. Uno che sfidava stereotipi e pregiudizi, per provare a disegnare un mondo più accogliente e aperto. Ci manca molto.

Questo disco può essere considerato un inno alla gioia di vivere, e soprattutto un desiderio di riappropriarsi delle relazioni umane?

La qualità delle relazioni umane rappresenta senza dubbio il tema di fondo che unisce tra loro le nove canzoni che compongono l’album. È un disco in cui si alternano due sentimenti apparentemente contrapposti, ma in realtà complementari: rabbia e speranza. Non esiste cambiamento che non sia alimentato da entrambi. Quello in cui viviamo non è certamente il migliore dei mondi possibili e le nostre canzoni, da sempre venate di critica sociale, provano spesso a dirlo. Ma in “Temerari Sulle Macchine Volanti“ questa matrice di impegno civile prende dichiaratamente le mosse dalla necessità di leggere prima di tutto gli animi umani. E ripensare le relazioni tra le persone. Molti brani trattano le storture e gli atteggiamenti che in questa fase storica ci sembra che connotino la natura umana.

Quindi, entrando più nello specifico dei brani, i temi trattati portano l’ascoltatore a farsi delle domande…

Si parla di fragilità (“Il Lanciatore Di Coltelli”), di paura (“Vecchie Abitudini”), di indifferenza (“Odio Gli Indifferenti”), di cieca idolatria (“Ci Credi Ancora?”). Ma anche di amore per la vita (“Trentamila Giorni”), di precarietà (“Non Avrai Il Mio Scalpo” e in “Zep”). E di narcisismo autoritario (“Un Giro Di Vite”). Perché ci piace invitare chi ci ascolta ad interrogarsi. Preferiamo stimolare domande e dubbi, piuttosto che spacciare soluzioni e ricette preconfezionate.

Lasciamo a voi raccontare ai nostri lettori come sono nate le molte featuring presenti in “Temerari Sulle Macchine Volanti”

La musica per noi è motivo di incontro e di amicizia. Noi quattro siamo fratelli nell’animo. Il percorso artistico dei Diskanto ci ha condotto a coltivare amicizie con altri musicisti. A qualcuno abbiamo chiesto, di regalarci un pizzico della propria creatività, per arricchire le nostre canzoni. Ecco spiegate le featuring, da Piero Pelù a Mac dei Negrita, da Mauro Sabbione a Omar Pedrini, Giovanni Guerretti e Rodney Prada. In questo disco Melissa Fontana (Duramadre) ha cantato lo special de “Il Lanciatore Di Coltelli”, Omar Pedrini ha duettato con Turo in “Ci Credi Ancora?”. Franchino D’Aniello, flauto e Thin Whistle dei Modena City Ramblers, ci ha fatto immaginare il povero Zep che vola sopra di noi. Osservando dall’alto le nostre misere guerre quotidiane. Roberto Cipelli ci ha omaggiato del suo straordinario tocco pianistico jazz. Lui ha accompagnato negli anni artisti come Paolo Fresu, Ornella Vanoni, Sheila Jordan, Tiziana Ghiglioni, Gianmaria Testa.

A quale traccia del nuovo disco dei Diskanto siete più affezionati e perché?

Difficile scegliere. Le canzoni sono come figli, e i figli so’ tutti piezz’ ‘e còre. I nove brani sono stati composti in un arco temporale di oltre due anni. Durante questo tempo l’identità della band, arricchita nel 2016 dall’ingresso alla batteria di Fausto, si è modificata ed evoluta alla ricerca di un nuovo assetto. Caratterizzato da ritmiche più incisive e fantasiose. Dall’eliminazione di ogni forma di assolo, da linee melodiche più serrate e da una gamma di sonorità più ampia rispetto al passato. I primi brani composti con la nuova line up (“Zep”, “Non Avrai Il Mio Scalpo” e “Trentamila Giorni”) sono quindi ancora un po’ di transizione. La vera identità dei Diskanto 2020 sta ne “Il Lanciatore Di Coltelli”, “Odio Gli Indifferenti”, “Ci Credi Ancora”, “Un Giro Di Vite” e “Vecchie Abitudini”. Ci siamo arrivati dopo quel primo periodo di assestamento.

Però dovendone scegliere una?

Sono queste le canzoni del disco a cui siamo probabilmente più affezionati. Però dovendone segnalare una in particolare, citeremmo proprio “Vecchie Abitudini”. È una cavalcata rock con batteria in tre quarti, special centrale di grande intensità a rimescolare per un attimo le atmosfere del brano. Linea vocale dalla ritmica quasi rap e grande potenza di fuoco nei riff alternati di basso e chitarra. Un pezzo che parla di uno dei sentimenti più usati ed abusati da sempre: la paura. Molte persone vivono questo tempo nel rancore e nell’odio, si guardano con diffidenza e soprattutto preferiscono prendersela con i deboli invece che con i potenti. Sembrano dominati dalla più straordinaria arma di distrazione di massa, che gli uomini al potere utilizzano per raccogliere consenso e accecare le masse: la paura. Figlia dell’ignoranza, della solitudine e della rabbia, la paura è una vecchia abitudine tornata di gran moda.

Descrivete “Temerari Sulle Macchine Volanti” in sole cinque parole, e i Diskanto in sole tre.

Il disco è un “viaggio intenso nel rock d’autore” e noi quattro siamo “moderni cantastorie rivoluzionari”.

C’è modo di venire a seguirvi live, sempre mantenendo la massima sicurezza interpersonale?

Il disco è uscito il 5 dicembre scorso e doveva essere seguito da una piccola tournee promozionale in alcuni dei locali più vivaci del circuito live del centro-nord Italia. Siamo riusciti a fare solo la prima data alla Latteria Molloy di Brescia, davanti a un bel pubblico ben disposto a divertirsi. Poi è partito il lockdown e tutto si è interrotto. In questo strano periodo in cui pochissimi organizzatori sembrano lanciarsi nell’avventura di allestire un concerto, abbiamo in programma qualche showcase di presentazione. Con intervista e ascolto guidato dei brani, ma per ora purtroppo nessun live set. Speriamo di poter ripartire in autunno. Non vediamo l’ora di far ascoltare i brani dal palco, mostrando come anche dal vivo mantengano intatta tutta la loro potenza e profondità.

Grazie ai Diskanto, le nostre domande sono terminate. Lasciamo a voi lo spazio per aggiungere ciò che volete e, magari, per fare un saluto ai vostri fan e alle persone che seguono Music.it!

Grazie a voi per l’ospitalità e lo spazio concesso. Chiudiamo volentieri con l’invito a tutti a procurarsi il disco ed ascoltarlo. Lasciandosi trascinare da tutto ciò che contiene. Nove canzoni di rock d’autore e altrettante storie intense che suggeriscono a ciascuno di non accontentarsi, inseguire la bellezza e cercare la propria strada. Per cambiare in meglio se stessi e il mondo che lo circonda. Siate temerari! Ciao da Fausto, Loris, Ste e Turo!

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