Partirà presto l'attività live di Einar, e ce ne parla in questa intervista. Foto di Riccardo Ambrosio.

EINAR: “Non vedo l’ora di calcare i palchi dei miei concerti a Roma e Milano”

Ciao Einar, benvenuto su Music.it. Sciogliamo subito il ghiaccio con la nostra domanda di rito. Ci racconti un aneddoto sulla tua carriera musicale che non hai mai rivelato ad anima viva?

Ciao a tutti! È un piacere essere qua. Durante un concerto stavo cantando “Giudizi Universali” di Samuele Bersani e nel punto in cui il testo dice «Leviamo via il tappeto» ho detto «Leviamo via il tappeto rosso». Non so perché, è stato un lapsus. Non credo che il pubblico se ne sia accorto, ma sono scoppiato a ridere chiedendomi cosa c’entrasse il rosso.

Se non se ne sono accorti, sei stato bravo a recuperare! Ti ricordi invece il momento in cui hai capito che avresti fatto musica nella vita?

L’ho capito davvero all’inizio del Festival di Sanremo, quando ho realizzato di essere davvero lì, su quel palco. A 25 anni ho cantato all’Ariston, dove si sono esibiti i più grandi della musica. Un passo molto grande, e un’emozione immensa.

Ma ripercorriamo i tuoi passi. Prima X Factor e poi la grande svolta con Amici, che ti ha reso noto al grande pubblico. Com’è stata quest’esperienza?

Molto dura. Ad Amici devi mettercela tutta e lavorare tanto. Gli ultimi due mesi poi siamo rimasti chiusi in casetta senza nessun contatto con l’esterno. Quando sono uscito volevo prendermi un po’ di tempo per stare con la mia famiglia e i miei amici. Ma ancora non mi son fermato. D’altronde nessuno ti regala niente nella vita, e devi guadagnarti ogni cosa che ottieni. È stata un’esperienza dura ma bella.

Essere il concorrente di un talent ha anche i suoi lati negativi. Hai dovuto fare i conti con il pregiudizio del pubblico?

Ho notato anche questo. Ma credo di aver messo il cuore in tutto quello che ho fatto. Sono sempre stato me stesso, e spero si sia notato. È necessario farsi in quattro in questo mondo, e continuo a studiare per migliorarmi.

E il pubblico ha premiato anche la tua umiltà…

Devo ringraziare tantissimo chi mi segue. È grazie a loro se ho avuto queste grandi occasioni. Ad Amici ho vissuto un po’ di crisi, legate al confronto con gli altri. Avevano tutti grandi voci e più esperienza. Per me, che non avevo mai studiato canto prima, non è stato facile. Ho anche pianto, mi sono chiesto cosa ci facessi lì. Ma il pubblico mi ha supportato tanto. So che è una strada in salita, nessuno ti regala niente. Ma grazie a loro e all’impegno costante, ho scoperto in me un grande forza. A poco a poco, sto vedendo i risultati del duro lavoro.

Fra questi la vittoria nella prima serata di Sanremo Giovani. La seconda è stata vinta da Mahmood. Lui ha il papà egiziano, tu invece sei un bresciano cubano. Come hai vissuto le polemiche riguardo la nazionalità dei cantanti?

Credo che la musica non abbia colori né passaporti. La musica unisce. Ovviamente ho seguito le polemiche, ma le ho tenute lontane. Mi son concentrato sulla musica, che veicola sentimenti ed emozioni. Puoi venire dal Congo, dall’America o dall’Italia, non fa differenza se sei un artista e ti metti in gioco. Ognuno ha il diritto di esprimersi, ma io voglio semplicemente fare musica.

Quanto ha influito il tuo percorso di vita su ciò che fai?

Sono nato a Cuba, e i cubani sono piuttosto caldi. Io sono un po’ più timido. È il mio carattere, e sono me stesso anche sul palco. Ne ho passate tante nella vita, e queste vicende hanno avuto una grossa influenza nelle mie canzoni. La musica aiuta a fare i conti con il proprio vissuto, e quando canto credo che emerga la mia verità, perché do il giusto peso alle parole. C’è un pezzo nel mio nuovo album che si intitola “Ma tu rimani” che parla di mio padre. Anche il brano che ho portato ad Amici, “Salutalo da parte mia” è autobiografico.

Hai avuto modo di collaborare con alcuni dei giovani autori più prolifici e apprezzati del panorama pop italiano. Penso a Tony Maiello, Kikko Palmosi e Daniele Magro. Com’è stato lavorare con loro?

C’è stata tanta umanità. Ci siamo parlati a lungo. Sono persone sensibili e mi hanno messo subito a mio agio. Mi hanno capito, e insieme abbiamo trovato il modo di far diventare canzoni i miei pensieri e il mio vissuto. Si è creata una bella alchimia, e sono davvero felice di averli incrociati sulla mia strada.

In “Parole Nuove”, il tuo primo album, si fondono perfettamente due anime: quella della musica leggera italiana e un sound più internazionale, già apprezzati nell’EP “Einar”. Com’è nato questo equilibrio?

Questa è la mia identità musicale. Mi trovo molto a mio agio con le ballad, ma era giusto sperimentare anche un sound più fresco. Sono un tipo molto pacato, e non volevo snaturarmi pensando alle mode del momento. Voglio rimanere me stesso fino in fondo, senza ragionare su quello che va per la maggiore. Costruisco il mio percorso piano piano, rimanendo fedele a ciò che sono.

Hai mai pensato di lanciarti nel mercato estero?

Non ti nego che mi piacerebbe davvero tanto! Ma ancora è presto. Un giorno sicuramente ci proverò. Anche perché venendo da un paese caldo, sono affascinato dalla cultura latina.

A maggio partirà ufficialmente la tua attività live. Hai scritto sui social che si tratterà dei tuoi primi due veri concerti. Insomma, prima è arrivato Sanremo e poi la gavetta…

Bisogna darci dentro! Se ci penso ancora non ci credo. Ognuno ha il suo percorso. Sono stato fortunato a fare le mie esperienze. Però sono convinto che siano i live che formano davvero gli artisti. Da un lato sono terrorizzato. Chissà se andrà bene, e quale sarà la risposta del pubblico. Sono curioso di saperlo, e non vedo l’ora di calcare i palchi di Largo Venue a Roma il 20 maggio e di Magazzini Generali a Milano il 22!

Cosa vedremo durante i concerti?

Vedrete me al 100%. Sarò io, come sempre. Ma avrò un pubblico tutto mio. Le persone verranno lì per vedere solo me. Forse mi rilasserà saperlo, o forse avrò ancora più ansia. Ma son davvero contento! Finalmente avrò modo di far sentire a tutti le canzoni di “Parole Nuove”, oltre che del mio EP “Einar”.

Ci sarà qualche ospite?

Ancora è presto per dirlo! Sicuramente ci saranno grandi sorprese, questo sì! (Ride). I veri ospiti però saranno i fan. Potrò incontrarli durante il Meet and greet, e avranno modo di assistere alle prove! Sarà una grande festa dedicata a loro. Abbiamo un ottimo rapporto. A volte quando li incontro piangono. Gli dico che non è necessario, che alla fine sono un ragazzo come tutti. Ma alla fine mi commuovo anch’io. Il calore che mi danno è la cosa più bella che ci sia. Ed è divertente quando le nonne mi dicono di essere mie fan, perché gli ricordo Gianni Morandi!

Sei cresciuto artisticamente sotto i riflettori, effettivamente hanno vissuto la tua carriera dal primo attimo.

Sì! Devo dire un grazie immenso a Maria De Filippi e Claudio Baglioni che mi hanno dato questa chance. Durante la promozione del disco vedevo tante persone che tornavano per incontrarmi.

Fra dieci anni come ti vedi?

Spero di continuare a vivere di questo. La musica è una sorta di medicina. Ti fa vivere in serenità. Questa vita mi piace. Anche se non è facile. Devi riuscire a tenere i piedi per terra e non montarti mai la testa. E continuare a lavorare sodo per raggiungere ogni risultato. Il grande obiettivo che ho in mente è fare canzoni davvero mie, iniziando a scrivere. Sto già provando a farlo, ho tante frasi scritte qua e là, un giorno diventeranno dei brani.

E noi ti auguriamo tanta fortuna per il futuro e non vediamo l’ora di conoscere cosa hai in serbo per noi. Grazie Einar per essere stato con noi oggi.

Grazie alla redazione e ai lettori di Music.it. E ovviamente grazie a tutte le persone che mi seguono e apprezzano il mio lavoro. Senza di loro non sarei qua.

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