Benvenuta Ekat Bork sulle nostre pagine! Ho molto apprezzato il tuo lavoro e sono felice di poterti intervistare. Hai avuto un passato rocambolesco, prima di trovare la tua strada nel mondo della musica. Ci racconteresti un episodio legato alla musica che non hai mai condiviso pubblicamente?
Ti racconto del mio primo palco. È stato fantastico, ero emozionatissima, mi sentivo come mai al centro dell’attenzione. Era il seggiolone traballante della nonna, sul quale mi metteva ogni volta che c’era festa in famiglia, per cantare davanti a tutti le solite romanze russe. Stavo lì ferma in piedi a cantare, più alta di tutti. Stavo bene, e oggi capisco il perché.
Il tuo EP “Kontrol” è una scarica di adrenalina. Quali sono gli artisti e le esperienze che ti hanno ispirata nella scrittura dei brani?
Non mi ispiro a qualcun altro. Mi esprimo spontaneamente e poi se assomiglio a qualcuno va bene lo stesso, così mi capiscono prima. Eh sì, ci vuole del tempo se fai qualcosa di diverso, bisogna tener duro.
In “Kontrol” è dipinta una visione un po’ cinica della società contemporanea, che esercita un controllo costante sugli individui. Come pensi si possa sfuggire all’occhio vigile del Grande Fratello?
Credo che quel guardone di Grande Fratello non si sazierà mai. È il frutto proibito della perversa passione della nostra società, per l’intimità altrui. Democrazia e controllo sembra non possano fare a meno l’una dell’altro e così piano piano ci stiamo fottendo da soli. Una strada senza ritorno se non cambieremo direzione.
Hai in programma di fare qualche data in Italia? Dove ti piacerebbe suonare?
In Italia ho suonato tanto, ma più di una volta mi è stato detto che con la mia musica sarebbe meglio suonare a latitudini nordiche, per essere capita o meglio apprezzata. Che vi devo dire? Parlo anche l’italiano se ce n’è bisogno.
Non mi viene in mente nessun artista italiano che somigli a Ekat Bork. Tu ne conosci? C’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
No, almeno che io sappia. Non conosco nessuno ma non solo in Italia, non temere. Comunque i co-produttori del mio primo album “Veramellious”, e anche del secondo “YASDYES”, sono Sandro Mussida e Francesco Fabris: sono italiani veri!
Se la tua musica fosse un elemento della natura, quale sarebbe?
Uno solo? Allora direi l’acqua. Adoro il suo suono in tutte le sue dimensioni.
Grazie mille per averci concesso questa intervista. Vuoi aggiungere qualcosa, per concludere?
Mi trovo da un mese rintanata in montagna, sulle Alpi svizzere, a studiare per approfondire la conoscenza dei programmi di produzione e ricerca del suono. Presto, fra un paio di mesi, ci saranno delle novità e saranno tutte frutto del mio sacco. Stay tuned! Grazie a voi!