Intervista di Mirco Calvano. Elettra presenta "Maledetto" il singolo d'esordio uscito il 10 marzo e prodotto da Alka Record Label.
Intervista di Mirco Calvano. Elettra presenta "Maledetto" il singolo d'esordio uscito il 10 marzo e prodotto da Alka Record Label.

ELETTRA: “La felicità è effimera, ingannevole, labile, così come arriva scappa via”

Diamo il benvenuto su Music.it a Elettra. Per rompere il ghiaccio raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.

Grazie ed un saluto a tutti i lettori di Music.it. Ne potrei raccontare a decine (ride). Il primo che mi è venuto in mente, forse non il più divertente, ma sicuramente per me uno dei più imbarazzanti, è stato durante uno dei primi live con la mia vecchia cover band, i Monkey Blues, durante il quale il chitarrista fa cenno di chiudere il brano, quando in realtà non era decisamente finito. Beh ecco, io mi giro con molta nonchalance e comincio ad insultarlo (con affetto e con qualche parolaccia di mezzo che qui volutamente ometterò), dimenticando ovviamente di abbassare il microfono, ben stretto tra le mani. Sarei voluta scappare dal palco.

“Maledetto” è il tuo singolo d’esordio. Come nasce questo brano e dove vuole arrivare?

È un brano molto autobiografico, che parla di un passato difficile da dimenticare, ma anche da raccontare. Ci sono brani che nascono in cinque minuti e ci sono brani che hanno bisogno di percorsi più lunghi. “Maledetto” ha avuto un percorso molto lungo, coinciso con il mio stesso percorso di crescita interiore. Vuole arrivare a tutte quelle persone che come me hanno lottato contro i propri mostri per ritrovare la propria luce.

Parli di morte spirituale e di rinascita. Pensi che questi temi possano essere attuali in questo preciso momento?

Purtroppo ma anche per fortuna direi di sì. La mia morte spirituale e la conseguente rinascita sono avvenute in un periodo di completo isolamento dal mondo esterno, di estrema solitudine, in parte voluta ed in parte capitata. Passavo intere giornate nella piccola stanza a rimettere ordine nel mio caos interno, cercando di dare senso al malessere che altrimenti avrebbe avuto la meglio su di me. La mia speranza è che questo periodo di difficoltà ed isolamento obbligato possa essere sfruttato al meglio per ritrovare se stessi, per riordinare le proprie priorità, e che questa sofferenza mondiale possa portare la nostra umanità ad un livello spirituale più alto.

Nel testo di “Maledetto” dici di mettere il blues in tutto quel che fai. Cosa ti lega a questo genere e quanto è importante per te?

Amore puro e viscerale, di quelli che ti fanno sentire vibrazioni sconosciute sotto la pelle, difficilmente spiegabile a parole. Il mio approdo al blues è avvenuto proprio durante la ricerca di me stessa e non credo sia stato un caso. Non credo al caso. L’estrema verità dei testi, la malinconia, la rabbia, la voglia di riscatto, l’universalità della sua musica, le sue regole non scritte che ti costringono ad essere te stesso, a portare sul palco la tua storia, la tua verità. E’ stato amore al primo ascolto.

Cosa succederà dopo “Maledetto”? Che programmi hai per il futuro?

In genere non amo fare progetti o pensare al futuro, amo vivere giorno per giorno, lasciandomi influenzare nelle scelte anche da quello che mi capita attorno, da quello che la vita ti propone insomma. Ma credo che soprattutto in un momento come questo sia, invece, importante progettare il ritorno alla quotidianità per continuare a sentirsi parte di qualcosa. Diciamo che era già in programma l’uscita del secondo singolo. Con gli amici di Free Club Factory, che hanno curato tutta la produzione del videoclip di “Maledetto”, stavamo buttando giù idee e date per iniziare a girare il nuovo video. Quindi spero di aggiornarvi quanto prima.

Come definiresti il tuo sound?

In continua ricerca ed evoluzione, come me. Per la produzione di “Maledetto” e degli altri brani registrati con la mia etichetta discografica, l’Alka Record Label, mi sono affidata molto a loro, soprattutto al mio produttore musicale Michele Guberti. Sono arrivata in studio con delle pre-produzioni fatte con il mio amico cantautore Leonardo Angelucci, che in alcuni brani abbiamo mantenuto ed in altri abbiamo completamente stravolto, giocando con delle sonorità più elettro-pop, ma senza abbandonare mai completamente il mio amato blues.

A quali autori fai riferimento nella tua produzione musicale?

Quando i miei testi arriveranno ad essere la metà dei testi dei miei grandi miti, forse solo allora potrò ritenermi soddisfatta. Senza dimenticare mai i cantautori con i quali sono cresciuta, Fabrizio De André, Lucio Dalla, De Gregori, Tenco, Rino Gaetano ed il mio amato Pino Daniele, sicuramente il mio mito attuale in assoluto è Riccardo Sinigallia, sia per la sua scrittura unica sia per la sua ricerca musicale. La mia scrittura non si avvicina neanche lontanamente alla loro, più che un riferimento direi che rappresentano il livello a cui vorrei arrivare.

Di chi o di cosa hai bisogno per scrivere musica? Da dove viene la tua ispirazione?

Di solitudine e della giusta dose di tristezza e rabbia, mi infastidisce scrivere quando sono felice. Ho bisogno della me più vera e presente. Ho una storia forte e difficile da raccontare apertamente, che spesso torna tra le righe dei miei brani. È un po’ il mio filo conduttore. Ritorno a lei ogni volta che ho bisogno di ritrovare l’ispirazione. Perché il bello della musica e, soprattutto, della scrittura, è che puoi anche raccontare sempre la stessa storia, o partire da essa, e darle poi cento volti differenti.

Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?

Adoro farmi domande e darmi risposte. Adoro parlare da sola (ride).

«Elettra sei felice?»

«Mai nella vita! La felicità è effimera, ingannevole, labile, così come arriva con altrettanta facilità scappa via. Preferisco aspirare alla serenità, più duratura e confortevole. Si, nonostante i miei continui alti e bassi, sto raggiungendo la mia serenità». Grazie a Music.it per la bella chiacchierata.

 

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