Dalla Germania con furore. Siete la prima band internazionale sulle nostre pagine. Spiegate chi sono i Flowers in Syrup ai vostri nuovi fan italiani!
Ciao amici! Dalle profondità di una vecchia cantina – chiamiamo la nostra sala prove La Bandcaverna – ci leviamo alle vostre orecchie, portando la musica rock in superficie. Almeno, questo è quello che amiamo fare!
Abbiamo iniziato una tradizione: ogni band deve raccontarci un ricordo legato alla musica che non è mai stato rivelato a qualcuno. Qual è il vostro?
A proposito di vino, quando eravamo solo in due, Tino e Nico, eravamo soliti incontrarci ogni mercoledì sera alle 9, per bere vino – un sacco di vino rosso, effettivamente – e jammare fino alle 3 di notte. Bei tempi! È così che tutto è iniziato e si è evoluto: con un po’ di idee da vino rosso, se capite cosa intendiamo.
Il vostro secondo EP, “SkyDivers” è stato appena pubblicato. Ho avuto il piacere di recensirlo, e non ho potuto fare a meno di notare quanto questo lavoro sia pieno di consapevolezza. Sapete esattamente cosa state facendo – cosa singolare per dei giovani musicisti, nonché molto positiva. Qual è il vostro segreto?
Grazie! Siamo musicisti, ma siamo anche ascoltatori. Quando scriviamo le canzoni, vogliamo lasciare una determinata sensazione a chi ci ascolta. A volte vogliamo emozionare, altre, ad esempio, elettrizzare quella persona. Dipende dalla canzone.
Flowers in Syrup, avete dei rituali particolari quando scrivete una canzone o generalmente è un processo spontaneo e istintivo?
Amiamo scrivere canzoni! Dal caos iniziale delle jam session alla creazione di piccole storie, ogni aspetto è divertente e emozionante. A volte va tutto liscio come l’olio, altre dobbiamo smettere di lavorare su un’idea e iniziare qualcosa di nuovo. Dipende tutto, diciamo, da che tempo fa. In qualche modo.
Ho sentito accenni dei The Cure e dei migliori U2 ascoltando il vostro EP. Fanno parte delle vostre influenze? Chi sono gli artisti che vi hanno fatto dire “Voglio fare musica“?
Quelle sono le band con cui sono cresciuti i nostri genitori, probabilmente abbiamo preso in prestito qualcosa, crescendo. Ammiriamo davvero quei suoni di chitarra. Creano così tanto spazio, ti portano su, ti portano altrove.
Non sappiamo con esattezza se sia stato il genio di Jimi Hendrix, lo stile di Flea o la consapevolezza di Martin Lopez ad averci influenzato. Come loro, ci sono artisti che usano gli strumenti come se fossero un’estensione delle loro menti. Lo vedi, lo senti… Vorresti essere capace di farlo anche tu. È questa la nostra storia.
La scena underground italiana sta combattendo contro l’assenza di spazi per artisti emergenti – o almeno è ciò che ci hanno detto tutti quelli che abbiamo intervistato. Ci sono più possibilità di fare musica e emergere davvero in Germania? Il vostro paese ha una grande tradizione rock e alternativa.
Non conosciamo la situazione italiana, e non possiamo fare dei paragoni concreti. A ogni modo, chi vuole fare musica in Germania avrà seri problemi nel trovare un posto dove provare. Facciamo un sacco di casino, e ai vicini non piace il casino.
Se hai già la strumentazione, hai scritto un po’ di canzoni e hai tutto pronto, dove andrai a suonare il tuo primo live? E dopo quello, dove sarà il tuo prossimo concerto?
A Stoccarda i locali dove si fa musica dal vivo stanno morendo. Non ci sono molti posti in cui una band può candidarsi per esibirsi.
È davvero difficile per un gruppo giovane trovare date senza un’agenzia. Ed è ancora più difficile coinvolgere un’agenzia fuori dalla Germania. È una lunga strada verso la vetta, ha detto qualcuno qualche tempo fa.
Vi lascio carta bianca: aggiungete ciò che volete.
Grazie per questa bella opportunità! Ci farebbe piacere se visitaste il nostro sito e i nostri social. E se avete qualche idea, saremmo più che felici di esibirci in Italia! Non dimenticate di chiedere in radio di passare la nostra roba. Speriamo di incontrarci presto!