Abbiamo qui su Music.it i Foja, band napoletana conosciuta su tutto il territorio nazionale e all’estero. Benvenuti, ragazzi, è un onore avervi con noi! Per iniziare, ci raccontereste un episodio riguardante la musica che non avete mai condiviso in nessuna intervista ufficiale?
Di episodi ce ne sono tantissimi, in 12 anni di tournée è veramente difficile ricordare un solo accadimento preciso. Ad ogni modo qualche anno fa, abbiamo suonato a Roma con un computer portatile sintonizzato su Atalanta-Napoli piazzato sul palco. Da tifosissimi della maglia azzurra abbiamo molte difficoltà a fare a meno della nostra squadra del cuore!
Avete pubblicato tre album, un EP e numerosi singoli, ultimi dei quali “Dummeneca (Domingo)” e “A qui tu appartiens”, che avete inciso insieme a La Pegatina e Pauline Croze. Quali sono state le vostre difficoltà nel riadattare i testi, originariamente in napoletano, in lingua catalana e francese? E come mai avete scelto proprio queste due lingue?
Questo progetto di contaminazione internazionale è solo all’inizio. Contiamo di mettere su un intero album di collaborazioni che abbia nel mix delle culture il suo centro nevralgico. Per quel che riguarda la produzione dell’adattamento lirico delle canzoni, ci siamo affidati ad artisti madrelingua che si sono attenuti alla poetica dei testi originali. Per “A qui tu appartiens” ci siamo rivolti a Pierre Ruiz, mentre per “Dummeneca (Domingo)”, ad Adrià Salas cantante e autore de La Pegatina. La lingua napoletana nei secoli ha pervaso tutti gli idiomi dei popoli che l’hanno conquistata o che dal il mare hanno fatto scambio con Napoli. Questo mix linguistico è ciò che stiamo provando a tirare fuori in queste collaborazioni.
La carriera dei Foja è caratterizzata da una forte crossmedialità Avete un intenso e continuativo rapporto col cinema d’animazione. Cosa ha significato per voi collaborare con Alessandro Rak, regista de “L’arte della felicità” e “Gatta Cenerentola”?
Con Alessandro abbiamo un rapporto di amicizia, stima e collaborazione che dura da anni. Il nostro modo di intendere l’arte è molto simile; questo fa sì che che si riesca a lavorare assieme in modo molto naturale e libero.
“Gatta Cenerentola” ha alle spalle una lunga e importante tradizione, a partire dalla fiaba di Giambattista Basile fino alla rappresentazione teatrale di Roberto De Simone. Com’è stato mettersi alla prova con un capolavoro di tale portata?
Il nostro compito artistico è stato quello di riuscire a raccontare nuovamente una favola con gli occhi della modernità, nel rispetto della tradizione. Superando i timori iniziali del confronto con il passato, abbiamo scritto una nuova versione de “La Gatta Cenerentola” partendo dagli archetipi della fiaba. Il tutto è stato possibile soltanto in uno spirito di sincerità artistica.
Quale consiglio vi sentite di dare a una band o un cantautore emergente, per avere successo oggi?
Non provare ad avere successo, ma cercare sempre la propria musica sperando di non sentirsi mai arrivati a questo obiettivo.