Ciao Francesco IV, Music.it ti dà il benvenuto, mettiti comodo sui nostri divani virtuali. Prima di raccontarci qualcosa di più su di te e sul tuo nuovo singolo “Ciao Robot”, in giro sulle piattaforme streaming, che ne dici di iniziare raccontandoci qualche aneddoto imbarazzante che concerne la tua carriera da musicista?
Ciao a tutti gli amici di Music.it, quello che sto per raccontarvi è stato uno dei momenti in cui sarei voluto scomparire e diventare invisibile. Diversi anni fa mi sono trovato nel backstage di un concerto dei The Black Eyed Peas a NY, e avrei conosciuto la loro tour manager. Proprio mentre lei mi porgeva la mano per una stretta che avrebbe sancito la nostra amicizia miliardaria, un’ombra grande quanto un drago uscito dal trono di spade oscura il sole: dal cielo mi arriva qualcosa di grosso e puzzolente che colora la mia giacca di un marroncino pestilenziale. In quel momento la tipa ritira la mano, e mi liquida con un: “spero tu abbia un cambio”, fa un ghigno e si allontana inorridita. Volevo si ricordasse di me, e probabilmente è stato così.
Torniamo indietro nel tempo, quale è il tuo primo ricordo legato al mondo della musica e dell’arte.
Senza ombra di dubbio il telefilm (ormai un po’ vintage) “Fame – saranno famosi”. Quando ero bambino passavo le giornate a giocare con i miei cugini sognando di frequentare quella scuola.
Come mai la scelta di chiamarsi Francesco IV, ce ne sono altri tre da qualche parte?
Oddio che paura! Mi auguro di no, sono una persona molto complessa, quindi sono quasi convinto ci siano tante personalità dalle mille sfaccettature che convivono dentro di me e che l’insieme faccia quello che sono. Francesco IV è un nome d’arte che ho scelto perché il 4 è un numero ricorrente nella mia vita: Sono cresciuto in un posto che si chiama Quarto, vivo al quarto piano, a scuola prendevo sempre 4… E poi questo nome da imperatore è un modo per elevarmi a sovrano del mio piccolo mondo dove, da indipendente, gestisco tutto autonomamente in base a quello che sento di fare.
Quali sono le state le tappe fondamentali della tua carriera di musicista, quei momenti in cui hai saltato un gradino in più?
Penso che respirare l’aria del conservatorio mi abbia insegnato il rispetto che oggi nutro per la musica. Mtv o i vari contest che ho vinto mi hanno spinto a credere che con l’impegno si possano raggiungere gli obiettivi prefissati. Poi non penso che i percorsi siano per forza in salita, io credo che il mio percorso si sia sviluppato più in orizzontale. Ogni nuova esperienza ha espanso il mio territorio in nuove direzioni. Diciamo che piuttosto che guardare il mio passato dall’alto, preferisco farlo a 360 gradi. In questo senso negli anni ho conquistato sempre più spazio ed ho sempre più chiaro cosa mi piace fare e chi sono.
Quali sono stati gli artisti che più di tutti hanno influenzato il tuo modo di fare musica?
Sicuramente ho macinato POP per decenni. Da Michael Jackson ai Queen. Però non so se questo influenzi veramente il mio modo di fare musica oggi, perché quando scrivo una canzone mi sento libero di spaziare ovunque la mia necessità di esplorare mi porti.
Parliamo un po’ del tuo nuovo singolo, “Ciao Robot”, uscito a giugno 2020, è un brano che sviscera topic del momento tra cui quello dello sviluppo tecnologico. Quale è il tuo rapporto con la tecnologia?
“Ciao Robot” è una canzone nata per caso, durante il lockdown. Penso di averci messo dentro tutta la gratitudine per la tecnologia che in qualche modo ci ha fatto superare i limiti della chiusura in casa. Le videochiamate con gli affetti, le lezioni a distanza, il lavoro da casa, le serie in streaming, gli elettrodomestici in cucina per occupare il tempo divertendoci a cucinare, la ricerca… La tecnologia cammina di pari passo con l’evoluzione umana. Io adoro circondarmi di tutti i device di nuova generazione e sperimentare il loro potenziale. Anche nella musica, sono sempre alla ricerca di un nuovo plug-in che mi stimoli a fare qualcosa che magari non potevo fare senza.
Sembra quasi che la tecnologia, da come viene descritta nel tuo brano, assuma tutta una serie di caratteristiche che l’uomo da sempre cerca di ottenere, non essere mai stanchi, sempre attivi, sempre funzionanti. Quale è secondo te il rapporto tra la natura umana e lo sviluppo tecnologico?
La tecnologia è priva di ipocrisia e il suo utilizzo è strettamente legato alle intenzioni che abbiamo nell’utilizzarla. È impossibile non chiederci cosa faremo con il potere che può darci l’evoluzione tecnologia. E questo dipende da noi umani, non dai mezzi che abbiamo a disposizione. Un esempio è Internet: può essere un grande mezzo di condivisione positiva, oppure un luogo dove dare sfogo agli istinti più negativi con il cyber bullismo o l’hating. L’intenzione delle nostre azioni umane è senza dubbio il valore assoluto che governa il rapporto tra natura umana e sviluppo tecnologico.
Come è stato composto il brano? Da dove nasce l’ispirazione per il beat?
In tutta questa chiusura avevo voglia di divertirmi, e non c’è niente di più leggero di una cassa in 4. Così ho utilizzato Ableton Live e ho creato un beat che si prestasse alle caratteristiche che mi venivano in mente di un Robot: la ripetitività e il digitale. Ho condito il tutto con un synth arpeggiato che richiamasse un po’ alle atmosfere da italo disco che hanno dominato gli anni 80 e ho giocato con le varie manopole in modo che gli stessi elementi reggessero per tutta la canzone senza dover ricorrere a nuovi layer di strumenti.
“Ciao Robot” è anche un videoclip creato da te per accompagnare l’ascolto del nuovo singolo. Raccontaci come lo hai realizzato.
Dopo aver chiuso la canzone avevo già in mente l’immaginario visivo a cui volevo associarla. Ho cominciato a disegnare a mano qualche schizzo e ho capito che poteva funzionare, così ho creato delle piccole clip disegnandole sul mio iPad e le ho animate fotogramma per fotogramma. Non è stato un processo rapidissimo né semplice, ma ci sono abituato. Ogni volta che ho un’idea mi piace dedicarmici in prima persona perché così esprimo effettivamente la globalità del mio messaggio.
Qualche piccolo spoiler per il futuro?
Nelle ultime settimane ho collaborato con un musicista del Conservatorio di Matera, stiamo realizzando una versione di Ciao Robot orchestrale, quasi cinematografica. Questo a dimostrazione che il POP è solo un vestito, e una canzone la si può vestire in qualsiasi modo. Non vedo l’ora di condividerla sulle piattaforme streaming per sentire i commenti di chi l’ascolta.