Il compositore e pianista Francesco Nigri.
Il compositore e pianista Francesco Nigri.

FRANCESCO NIGRI: “Dal piano escono voci, con cui poter raccontare storie”

Ciao Francesco Nigri e benvenuto sulle nostre pagine! Vorrei rompere il ghiaccio domandandoti l’aneddoto più intimo che lega te alla musica. Come la scelta del pianoforte – in quanto strumento di ricerca e d’espressione – è diventata conscia dentro di te?

Ciao, amici di Music.it, è un grande piacere per me fare due chiacchiere con voi, vi ringrazio di cuore. Per l’aneddoto intimo bisogna andare indietro, quando tutto è cominciato. Sono cresciuto in una famiglia di musicisti e il pianoforte è sempre stato presente a casa. Da bambino sentivo queste note nell’aria e fin da subito sono stato attratto dall’oggetto da cui uscivano. Un giorno mi hanno regalato una piccola tastiera, tutta per me. Fu l’inizio di questo grande percorso. Capii subito il senso di quello strumento: dai tasti non usciva soltanto un rumore, ma voci. E se potevano uscire voci, allora avrei potuto raccontare storie, le mie storie. La musica si apriva con il suo alfabeto. Fu una scoperta bellissima, ed è quello che mi accompagna ogni giorno.

Tu sei di Fidenza, in provincia di Parma. Quanto, questa città, è stata importante e influente per il tuo percorso?

Sono molto legato alla città in cui abito e dove sono nato. Crescere lontano dal caos di un grande centro è stato determinante per la mia crescita. Qui ho stretto tanti legami importanti con le persone e con i luoghi. Sono molto fortunato. Vivendo qui ho potuto avere un’infanzia e una gioventù fatta di grande libertà, con le comodità della città e la bellezza della campagna, distante una manciata di minuti. Solo oggi mi rendo conto che quel mondo molto protetto e accogliente forse non c’è più, e so di avere imparato valori e ideali preziosi, che tramanderò. Oggi, spostandomi per suonare o per andare negli studi di registrazione e produzione, provo sempre un grande piacere nel tornare a casa.

Il tuo è un genere che si fa definire neo-classico. Mi domando in che misura si possa descrivere la tua musica confinandola in un genere. Che mi dici a riguardo?

Essendo trasversale, la mia musica è in grado di ricoprire un ampio spettro di quello che viene inteso come genere: a volte parte da una costruzione a base classica con influenze moderne, altre volte l’opposto. C’è una grande contaminazione tra generi, perché io stesso ho ascoltato – e ascolto – di tutto, senza fermarmi all’etichetta sulla superficie, ma esplorando il più possibile i panorami sonori. Ovviamente definire con una parola, velocemente, il tipo di musica che ho abbracciato come neo-classico, fa capire di che cosa stiamo parlando. Ascoltando la mia musica, troverete tante cose.

A questo punto, è spontaneo domandarti: chi sono stati o seguitano ad essere i tuoi riferimenti musicali? Io rintraccio Einaudi, ma forse perché è tra i nomi più popolari in tal senso.

Ho tanti riferimenti musicali. Amo la musica e probabilmente assorbo sempre qualcosa ascoltandola. Alcuni nomi: Yann Tiersen, The Beatles, Ryūichi Sakamoto, Lucio Dalla, Pëtr Il’ič Čajkovskij, Fabrizio De André, Johann Sebastian Bach. Potrei nominare molti altri, molto diversi tra loro, ma con grandi cose da raccontare. Ludovico Einaudi è stato l’apripista di questo recente movimento pianistico. Ha creato un grande interesse, puntando l’attenzione sulla ricercatezza del gusto musicale, fatto di cose semplici e mai banali. Il suo modo di comunicare attraverso la musica è un faro che ancora oggi mi aiuta in questo mare.

Vorrei mi parlassi di come funziona il laboratorio musicale di Francesco Nigri: come nascono le tue canzoni?

Ogni cosa che scrivo nasce dal quotidiano, da una suggestione, da un sogno, da un’idea.
La forma musicale è il modo con cui comunico. I pensieri vengono trasformati in note, seguendo l’alfabeto della musica, che va ben oltre quello delle parole. Spesso mi metto al pianoforte e inizio a suonare a ruota libera, annotandomi di volta in volta i passaggi su cui ritornerò per svilupparli. Posso registrarmi con i software del computer che utilizzo, oppure con il telefonino o su pentagramma direttamente. A volte una melodia passa e se ne va, e bisogna fare in fretta per fissarla da qualche parte. Una volta scritta, la musica va registrata, e lì entra in gioco la magia dello studio di registrazione.

Nella tua ricca produzione si contano diverse collaborazioni: quattro diversi album e dei lavori per lo schermo. Come ti sei evoluto, quali sono stati i cambiamenti principali che ti hanno portato a “Lifestream”, il tuo ultimo lavoro?

Cerco sempre di affinare il mio gusto musicale. Il modo in cui vengono raccontate le cose è molto importante e scegliere bene questi elementi è una sfida che si rinnova ogni volta.
L’evoluzione della musica segue la mia evoluzione, la mia crescita, quello che vedo, quello che vivo. “Lifestream” all’inizio lo avevo immaginato suonato da pianoforte e orchestra. Avevo preparato versioni dei brani molto ricche di orizzonti sonori. Poi andando avanti con la produzione, l’idea di realizzarlo soltanto con il pianoforte la spuntò. Volevo che fosse un dialogo intimo, tra me e chi ascolta. La musica come un filo sottile che unisce tutte le cose. L’essenza dei suoni, la cosa più vera.

A proposito di “Lifestream”, ti va di raccontarci a parole il cuore che pulsa nei tasti?

Siamo tutti, in un modo o nell’altro collegati tra di noi. Ogni scelta fatta dal singolo, ogni piccolo gesto, risuona nel mondo, trasformandolo. Ho immaginato un piccolo filo verde nascere da ciascuno, che va a toccare le persone e le cose con cui abbiamo avuto, abbiamo e avremo a che fare. Il nostro mondo. Vista da lontano la Terra sembrerebbe un gigantesco groviglio, senza un senso. Avvicinandosi, si vedrebbe invece che da ogni persona esplode questa trama che va in ogni direzione. Questo flusso di vita, questo life-stream, è il mio racconto. È un’ode alla vita.

Quali sono gli artisti lontani dal pianoforte che più ti appassionano. E perché?

Nella musica c’è sempre qualcosa di incredibile, a volte è nascosto bene, a volte è lì, già nella superficie. La risposta a questa domanda è molto complessa. Mi appassionano tanti, tantissimi artisti, ognuno a modo suo. Per questo, vado nella mia collezione di vinili e ne estraggo 5 a caso. Vediamo cosa esce. Jeff Buckley, Daft Punk, Tracy Chapman, Johnny Cash, Jet. Tutte le musiche, oltre a raccontare quello per cui sono scritte, si legano alle nostre esperienze, ai nostri ricordi dei momenti vissuti ascoltandole. Diventano nostre.

Domanda di rito: il concerto a cui Francesco Nigri non può assolutamente mancare.

Il “Farewell tour”, il tour d’addio di Elton John. Non sono mai andato a un suo concerto e penso sia arrivato il momento di farlo! E poi uno dei miei concerti: a quello non posso assolutamente mancare!

Tempo di saluti. Vorrei lasciassi ai nostri lettori le tue parole più fluide, come fossero un’appendice al tuo lifestream. Nel frattempo, ti ringrazio molto. A presto!

Grazie ancora per la bella conversazione. Non mi rimane altro che invitarvi ad ascoltare “Lifestream”. Su tutti i servizi streaming. Lo troverete dappertutto. I brani che ho scritto, da quando sono liberi di viaggiare per il mondo, smettono di essere soltanto miei e diventano di tutti. Tra le note troverete sicuramente qualcosa di unico e straordinario, la vostra storia. Ciao e a presto!

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