Benvenuto Gabriele Troisi, grazie per essere qui con noi su Music.it. Prima di iniziare ad entrare nel tuo “laboratorio” e parlare del tuo ultimo singolo “Lumache” parliamo un po’ del passato. A che età hai scoperto di voler scrivere canzoni? Ricordi i tuoi primi approcci con la musica?
Anni fa, il mio amico Marco mi portò ad un concerto dei Marta sui tubi e ricordo che quel live mi colpì tantissimo per la connessione che c’era fra loro e il pubblico. Tutto questo era avvenuto grazie alle loro canzoni. Tornai a casa pensando “io voglio scrivere le mie canzoni”. Non ricordo se la notte stessa o il giorno dopo scrissi su un foglio alcune frasi che ispirarono poi la scrittura di “Alta Velocità” degli EX.
Da voce di una band a cantautore freelance, come mai questa scelta di mettersi in proprio?
Già ai tempi degli EX era chiaro che fossi io il centro di tutto, se non per il fatto che le canzoni fossero scritte quasi tutte da me. Non mi piaceva pensarla così però, nonostante gli altri mi spronassero a metterci definitivamente la faccia. Mi piaceva stare dietro questo nome, legato ad una band e ad altre cose fatte in passato. Poi semplicemente dopo l’esperienza a XFactor mi sono convinto che mettere il mio nome e il mio cognome sulle canzoni che scrivo non fosse poi così male.
Quali sono gli artisti che hanno spronato la tua creatività?
È sempre difficile rispondere a una domanda del genere, quindi facciamo che al posto di spararti il solito pippone musicale ti dico 3 nomi: Lucio Battisti, Martin Scorsese, Massimo Troisi.
Perché non ci racconti la storia della copertina di “Lumache”? Sembra essere quello che rimane di un potente after party, è così?
Lol in verità era una sessione di registrazione fatta a casa mia, perché volevamo un pianoforte a coda nel pezzo e Sasà e Davide sono venuti da me a registrarlo. I festoni sullo sfondo risalgono alla mia festa di compleanno del 26 settembre 2019, non li ho mai tolti. Poi sai, quando registriamo, anche in studio, chilliamo tanto; sarà per quello che hai avuto quest’impressione.
Parliamo del contenuto, “Lumache” è un brano che racconta di una tristezza che non si lascia nascondere. La metafora delle lacrime che scendono lente sul viso come lumache è emblematica, ma da dove nasce l’ispirazione per questo pezzo?
Da un momento personale molto difficile.
Cosa puoi dirci sulla musica? Chi è che sta dietro la produzione di questo brano?
Il pezzo, come “Monelli’s” e “Nonsense”, l’ha prodotto Salvatore Gaudino che è praticamente la metà di quello che ascoltate come Gabriele Troisi e anche “la mia metà” musicalmente parlando. Ci ispiriamo molto a vicenda e ci divertiamo quando facciamo musica. Lo abbiamo registrato tra lo studio di Salvatore e Davide Andreozzi, che mi seguono ormai da tempo, a casa mia.
Poi per questo pezzo avevamo deciso di registrare una batteria acustica e abbiamo chiamato Giuseppe De Vito, un mio carissimo amico, che ha suonato con me ai tempi degli EX e che aveva pure già suonato in “Monelli’s”. Insomma dietro questo brano e gli altri c’è questa piccola famiglia.
C’è secondo te relazione tra emozioni negative e fecondità artistica?
Non dico nulla di nuovo, c’è relazione tra emozioni forti e fecondità artistica. Credo per negative tu intenda “tristi” o giù di lì, ma quello dipende da ognuno. Io ho difficoltà ad esprimere una profonda tristezza in altri modi se non cantando o scrivendo, altrimenti sono costretto a tenermela tutta dentro. Magari prima la esprimevo facendo stronzate e buttandomi in cose a caso ma ora so meglio chi sono. Al momento invece non mi viene da esprimere con la scrittura una grande gioia o euforia, quella preferisco ancora condividerla fisicamente con gli altri. Poi ripeto, dipende dalla forza, dalla profondità di quelle emozioni, non tanto dal tipo di emozione.
Qualche spoiler sul futuro? C’è qualche nuovo progetto in fase di realizzazione?
Allora, posso dirvi che sto lavorando ad una collaborazione che mi intriga molto e presto usciranno alcune cose che ho co-scritto e in parte suonato con e per un amico a cui voglio molto bene e stimo molto.