Galil3o è su Music.it e per noi è un vero onore! Diamo inizio a questa intervista con un tuo ricordo: racconta ai lettori un aneddoto, meglio se strano e imbarazzante, che non dimenticherai mai!
Non è strano o imbarazzante, ma per me è un aneddoto importante che non ho mai raccontato a nessuno. Era appena uscito il mio primo singolo: “Parte di me” e quella sera ero andato ad un evento dedicato ad un libro sulla canzone italiana, scritto da un caro amico giornalista. In quella serata erano presenti tanti artisti, tra cui c’era lui, non amo fare i nomi perché custodisco gelosamente il ricordo. Lo chiameremo “G.”. Mi avvicinai timidamente per una foto e gli raccontai del mio singolo, è stata una bella chiacchierata, si è segnato il mio nome tra le note del suo cellulare “Galil3o”.
Poi cos’è successo?
Finita la conversazione pensai che era stato bello condividere alcune idee sulla musica italiana proprio con lui, credevo però che non ne avrei mai saputo più nulla. Invece, il giorno dopo, mi contattò dicendomi che il pezzo gli era piaciuto molto e di non mollare. È stato un bel regalo. Un pensiero semplice, di una persona che stimo musicalmente e che mi aveva appena dedicato un po’ del suo tempo. Non l’ho mai raccontato a nessuno prima d’ora. La musica è una magia difficile che può risultare complessa, ma se sai aspettare prima o poi la scintilla si accende.
Chi si nasconde dietro Galil3o e quale è la storia di questo nome?
Un ragazzo normalissimo, un ingegnere, che ha voglia di condividere le sue emozioni. È questa la vera ragione che mi spinge a scrivere canzoni, ovvero credere che qualcuno lì fuori si senta come me, in quel preciso momento e poterlo condividere. È una condivisone bellissima. Il nome Galil3o, invece, è nato per gioco insieme a Carlo Acreman, un amico, una delle persone che fa parte del mio team di lavoro e con la quale porto avanti questo progetto. Si ironizzava sulla “storia del vero Galileo”, nel senso che, riassumendo brevemente, egli su “qualcosina” aveva avuto ragione, nessuno però gli credette…
Quando è nata la tua passione per la musica e quali sono stati i tuoi primi ascolti? Sono gli stessi da cui tutt’ora prendi ispirazione?
I miei genitori, ancora oggi, mi raccontano che quando ero molto piccolo, con la chitarra – vera – di mio padre, che riuscivo a malapena ad imbracciare, facevo assoli con note a caso mentre si ascoltavano i dischi di Ivano Fossati, Paolo Conte, Ivan Graziani e James Brown. Un vero e proprio chitarrista! A casa mia c’è sempre stata la musica, forse è questo il vero motivo. Poco più grande ho iniziato a scrivere brevi canzoncine, ho sempre avuto la necessità di esternare i miei stati d’animo. Com’è possibile tenersi dentro tutto quanto, voi come fate?
Bella domanda! È impossibile tenersi tutto dentro.
I gusti sono rimasti gli stessi, si sono ampliati. Riassumere, in poche righe, cosa e chi t’ispiri è davvero difficilissimo. Come dicevo, sono cresciuto con la musica “in casa”: il soul, il blues il rithm’n blues, il rock, ma soprattutto con il cantautorato italiano. Alcuni artisti li ho già citati, ma come non citare Lucio Battisti, Franco Battiato, Lucio Dalla, Vasco Rossi, sicuramente tra i più incisivi per me; senza dimenticare Rino Gaetano, Franco Califano, Luigi Tenco: dei pilastri.
Come nascono le tue canzoni? C’è un momento della giornata o un luogo particolare che prediligi per scrivere?
Improvvisamente. Il significato di questa parola mi sorprende sempre: “All’improvviso (o d’improvviso), senza apparenti cause o motivi, inaspettatamente”. Proprio così, all’improvviso viene il bisogno di dover scrivere un pensiero, una melodia. La cosa che non è affatto semplice è che tu questo bisogno lo hai spesso, impellente dentro di te, provi ad esternarlo, ma solo lui decide se uscire o meno. Quindi, sposo la frase di Vasco Rossi: «Nascono da sole».
Il tuo singolo “Termini”, dall’aria ironica e pungente, rappresenta un viaggio in metro nella Capitale, ma anche un viaggio all’interno della propria storia personale. Che ruolo ha Roma nella tua musica?
Importantissimo. Con i suoi grandi pregi ed i suoi numerosissimi difetti, la scopri diversa ogni giorno. Tu, di riflesso, ti scopri diverso ogni giorno, e quindi, ogni giorno inizi il tuo nuovo viaggio.
Cosa non può mai mancare nelle tue canzoni e cosa ti fa capire che un pezzo è veramente maturo?
Forse un po’ di ironia. Non si è mai sicuri al 100% che il pezzo sia maturo, almeno per quanto mi riguarda, c’è sempre qualcosa che si potrebbe modificare o migliorare. Però, posso dirti, che il pezzo per me comincia ad avere valore nel momento in cui, anche cantandolo solo per me, riesce a suscitarmi delle emozioni.
Novità in arrivo? Album in cantiere?
Sì, l’album è in cantiere e in lavorazione, spero di farvi sentire presto qualcosa.
Cosa fa Galil3o prima di salire sul palco?
Gestisce l’ansia. Prima di salire sul palco, così nella vita.
Imminenti live dove possiamo venirti a sentire?
Al momento no, ma vi aggiorno al più presto!
Galil3o, purtroppo siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!!!
Grazie per questa bella intervista e per aver passato un po’ di tempo insieme. Ultimamente penso spesso ad una frase di una mia canzone “Sola”, spero possa piacere anche a voi: «Il segreto è il come, e non cosa fare!».