Ciao, Gennaro Ferraro! Benvenuto su Music.it. Siamo soliti iniziare le nostre interviste con un aneddoto imbarazzante legato alla carriera musicale dell’artista. Raccontaci qualcosa di te che ancora nessuno conosce!
Salve a tutti e grazie mille per l’invito! Cominciamo male allora, scherzo. Mi viene in mente una figuraccia di diversi anni fa. Ero a New York per un tour di gemellaggi tra le scuole cristiane in cui ognuno portava la propria musica e cultura. Eravamo ospiti di un convitto e la mattina eravamo liberi di poter visitare il posto. Allora già mi piaceva il jazz, avevo 14 anni e venni a conoscenza di una jam session che si sarebbe svolta in un locale; chiesi a fratel Giuseppe di accompagnarmi: non avevo idea di cosa avrei trovato. Andammo e, convinto di me, cominciai a suonare un tema di uno standard, ma al momento del solo mi persi e mi sentii nell’imbarazzo più totale. Ora lo ricordo un con tenerezza perché, dopotutto, ero piccolo e non avevo mai studiato jazz: quell’esperienza mi servì per capire che non potevo approcciare all’improvvisazione senza studiare.
Quando hai iniziato a muovere i primi passi nella musica e com’è stato il primo approccio? Ricordi la tua prima canzone?
A otto anni. Ho approcciato alla musica prendendo lezioni di pianoforte, anche se, allora, questo strumento non mi appassionava più di tanto, infatti non resistetti a lungo davanti quei tasti bianchi e neri. Un giorno, invece, mi passò davanti la banda (quella appartenente alla scuola dove poi sono cresciuto) e rimasi folgorato dalla bellezza della tromba. Fu amore a prima vista. A 10 anni facevo parte anche io di quella banda ed il primo brano che ho suonato era una marcia dal titolo “Felicità”. All’incirca nello stesso periodo mi fu regalato un disco di Chet Baker, tutt’altro suono, linguaggio cui ero abituato a sentire. Mi piaceva tantissimo e nei momenti liberi cercavo di riprodurre le stesse note, così, semplicemente ascoltando. La prima traccia di questo disco era “Milestones”, brano che ho voluto inserire nel mio primo disco da leader.
“It’s right” è il tuo primo disco da solista. Quale è il mondo che vorresti o che ti piacerebbe costruire con la tua musica? Come e quando è nato il desiderio di dar vita ad un album?
Sicuramente un mondo fatto di più cultura e sensibilità al suono, un suono che accompagni le nostre emozioni giorno dopo giorno. “It’s Right” è nato dopo un po’ di anni perché ho sempre avuto un po’ paura ad espormi e del giudizio degli altri, ma, dopo anni passati a registrare per molti artisti, ho sentito proprio il bisogno di fare qualcosa di mio, solamente mio, dove poter essere me stesso: sbagliato o giusto che sia.
All’interno di “It’s right”, c’è una traccia a cui sei particolarmente legato? Per quale motivo?
Per motivi differenti sono legato un po’ a tutti, ma dovendo scegliere, concedimene almeno due: la traccia n. 2 “Lullaby” un brano in 3/4 tipico delle ninna nanne dedicato alla mia dolce metà Daniela, fonte d’ispirazione e sostegno in qualsiasi cosa; infatti ho dedicato a lei, anche la n.5 “Theme for Daniela”. L’altro brano è “Milestones” per i motivi sopra citati: il primo brano non si scorda mai.
Quanto è difficile, nell’attuale panorama musicale italiano, emergere come trombettista?
È molto difficile perché ci sono veramente tanti trombettisti talentuosi e con un’idea musicale pazzesca. Io penso che ognuno, piuttosto che pensare ad emergere e diventare “famoso”, debba concentrarsi su di sé e cercare di trasmettere in musica quanto più vero c’è di lui. Non dobbiamo inseguire qualcosa, dobbiamo semplicemente essere sinceri nell’esprimere noi stessi. L’ascoltatore ne coglierà sicuramente la differenza. Inoltre, mi piace l’idea di lasciare un qualcosa di mio e, chissà, magari un giorno i miei nipoti apprezzeranno.
Quand’è stata l’ultima volta che la vita ha sorpreso Gennaro Ferraro?
Una soddisfacente sorpresa l’ho avuta non molto tempo fa: quella di essere riuscito a riprendere e completare, tra l’altro con il massimo dei voti, la mia laurea specialistica in tromba classica, dopo quella nel percorso jazz. Questo percorso è stato una sfida per me, per dimostrare che non è vero che chi si dedica ad un altro genere musicale poi non sarà più in grado di essere versatile e suonare un concerto di Johann Nepomuk Hummel, per esempio.
Progetti per il futuro? Come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori?
Purtroppo stiamo vivendo un periodo storico che ci sta negando diverse cose ma, non appena sarà possibile, non vedo l’ora di poter fare ascoltare questo progetto dal vivo. Sto continuando a scrivere, quindi chissà se per la fine del prossimo anno non riesca ad incidere un progetto totalmente inedito e magari con la partecipazione di un guest.
Gennaro Ferraro, purtroppo siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te: saluta i lettori come meglio preferisci. Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!!!
Ringrazio voi per questa bellissima intervista e colgo sempre ogni occasione per ringraziare tutte le persone che mi stanno supportando, dai musicisti a coloro che stanno acquistando il mio disco, nonostante si possa ascoltare anche gratuitamente sulle principali piattaforme musicali. Nel disco c’è una parte di me ed è importante per un artista che si sia un confronto con chi ascolta. Con un piccolo contributo è possibile avere la copia fisica, basterà contattarmi sui vari profili social. Grazie a BTL prod che mi ha permesso di conoscervi e buona musica a tutti.