Diamo il benvenuto su Music.it a Giannini. Per rompere il ghiaccio raccontaci un aneddoto simpatico o imbarazzante che ti è successo sul palco o in studio.
Tra i tanti ci sono due episodi che non credo potrò mai scordare: il primo, non particolarmente felice, durante un concerto in piazza in Campania una persona ha avuto un infarto ed è deceduta lì davanti il palco. Il secondo invece è accaduto durante la piccola tournée di Aleandro Baldi che accompagnavo come corista. In scaletta avevamo una serie di entrate ed uscite e in quel punto del concerto accompagnavo Aleandro (che per chi non lo conosce è non vedente) fuori dal palco per un break e cambio. Purtroppo sono inciampato facendo quasi volare giù dal palco Aleandro. Questo di sicuro è il più imbarazzate!
Parliamo subito di “Panda 90”. Come nasce questo pezzo? Dove vuole arrivare?
“Panda 90” è un brano nato grazie alle collaborazioni, quelle belle, quelle che ti fanno crescere quando sei già vecchio (scherzo). Durante la scrittura dei brani del disco, avevo chiesto a Claudia (Galea) di scrivere qualcosa insieme perché se pur giovanissima ero stato fulminato dalla sua scrittura. Lo ricordo come fosse ieri, lei aveva appena finito il Song Writing Camp della Sony e la sera mi ha mandato un vocale in cui c’era la prima bozza del brano. Poi Luca (Molla) l’ha sentita e oltre a farci la produzione ha scritto lo special finale. Onestamente non credo di essermi mai chiesto dove o a chi farla arrivare. Credo più che altro sia semplicemente un’istantanea di questa mia “seconda” giovinezza musicale e della voglia di vivere e godermi la musica in modo più spontaneo e auto/ironico.
Perché il “culto” per la mitica utilitaria FIAT? Che aneddoti hai da raccontare sulla tua Panda?
La scelta di farlo diventare il primo singolo, viene dal fatto che mia madre negli anni ’90 aveva una vecchia Panda bianca, dentro ci ho fatto le peggio cose. A parte l’ironia mi sembrava il simbolo perfetto per ricordarmi che alle volte la leggerezza è molto importante e di quanto sia bello lasciarsi andare e spegnere il cervello. Una sorta di scatola dei ricordi, o meglio una macchina del tempo. Un invito a lasciare andare e vivere intensamente ogni momento senza rimuginare continuamente sugli obblighi sociali.
Dopo questi anni di lontananza dalla scena musicale, cosa ti ha spinto a tornare? Perché?
In realtà ho continuato sempre a lavorare in ambito musicale ma avvertivo un fortissimo bisogno di tornare a fare musica rimettendoci la faccia. Mi sono accorto di aver scritto molto negli ultimi anni e avevo diversi brani che mi piacevano, per cui ho deciso di tirare fuori tutto e di metterlo in un album. Perché quando ti svegli un giorno e sei più vecchio di tre anni e non te ne sei nemmeno accorto, quando tutte le mattine ti alzi sbuffando, Beh, in quel momento ci sono solo due cose da fare: torni a lavorare, o decidi di buttarti. Io mi sono buttato.
Come trovi la scena musicale italiana? Quali cambiamenti hai notato dal tuo ritorno?
Onestamente trovo la scena musicale molto migliorata, ogni giorno sento nuovi progetti davvero forti. Credo che finalmente il periodo buio post talent stia lasciando il posto ad una nuova generazione di artisti che hanno recuperato una forte identità autorale, rivitalizzando e rinnovando il linguaggio e la comunicazione nella musica. Merito (secondo me) del boom delle etichette indipendenti che hanno cercato di rimediare all’incapacità delle majors di investire nello sviluppo di artisti nuovi, ancora senza un mercato di sbocco.
Parliamo del tuo prossimo disco “Tutto va veloce”. Cosa puoi dirci di questo lavoro? Cosa si deve aspettare il tuo pubblico?
Il disco per usare un metafora natalizia è un po come il romanzo di Charles Dickens, al suo interno c’è un GIANNINI del passato, uno del presente ed uno del futuro. La tracklist è composta da 4 brani legati ai miei precedenti progetti, che con Molla abbiamo riarrangiato perché ci tenevo a farli conoscere, e 6 brani tra quelli scritti nell’ultimo periodo. Rispetto ai miei progetti precedenti ho abbandonato le sonorità pop-rock per spostarmi verso l’indie-pop più leggero e dai contenuti dalla percezione immediata ed ironica. Ci sono alcune Guest che impreziosiscono il disco, come il jazzista Domenico Cartago al pianoforte nella ballad che chiude il disco “L’ultima parola”, ed un cameo dello scrittore ed autore di striscia la notizia “Tommy Dibari” nel brano Pioverà. Per quanto riguarda i testi oltre a “Panda 90” c’è un altro brano scritto con Galea e Molla “Sto troppo bene”. Filo conduttore di tutto l’album è proprio il tempo e il suo senso ciclico e fugace. Mi sono ispirato dall’immagine dell’Uroboro nietzschiano, il serpente che rincorre e morde la propria coda. Un vero e proprio invito all’ora e all’adesso.
Partner dell’intero progetto è la LILT (LegaItaliana per la Lotta contro i Tumori). Quanto è importante il sostegno alla causa da parte di voi artisti? Perché tu hai scelto proprio la LILT?
Nel mio piccolo ho sempre cercato di fare la mia parte. Di utilizzare il fatto di avere la fortuna di trovarsi a parlare davanti ad un pubblico per farmi portavoce di un messaggio sociale o in generale di un messaggio positivo ed importante come quello per la lotta contro i tumori promosso dalla LILT. Ho conosciuto il responsabile provinciale mentre lavoravo al talent LET’S SING. Quando l’ho sentito parlare dell’importanza del “tempo” nella prevenzione e nella cura, gli ho parlato del concept del mio disco ed è nata questa partnership. A distanza di pochissimo ho smesso di fumare.
Chi o che cosa non può mancare mentre scrivi musica? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
In passato avevo un sacco di rituali. Ad esempio scrivevo solo di notte e al mattino avevo il posacenere stracolmo di cicche e litri di caffè nello stomaco. Ora non fumo più ed uso un Block notes in cui appunto frasi, spunti e tutto quello che mi colpisce. Scrivo quando sento di doverlo fare, quando sento che devo tirar fuori qualcosa. Per quanto riguarda le ispirazioni, purtroppo o per fortuna, non sono mai riuscito a scrivere altro se non quello che ho vissuto sulla mia pelle in prima persona. Potrei sembrare banale ma per me è sempre stato cosi. Poi, come tanti credo, cerco di leggere molto e di restare curioso nei confronti del nuovo.
Ultima domanda, il classico “Fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?
Credi in quello che fai o fai quello in cui credi ? Ho provato più volte ad allontanarmi. Altrettante ho pensato di fare altro, ma la musica, se pur in diversi modi e su diverse strade, mi ha sempre riportato a se… oramai ho capito che non sono io che scelgo.