Giorgieness, benvenuta su Music.it! È un vero onore averti sulle nostre pagine! Raccontaci di te, qualcosa di insolito, imbarazzante, che non sia già sulle biografie ufficiali!
Intanto grazie per l’accoglienza! È un piacere per me. Vediamo, qualcosa di imbarazzante, ci sono tantissime cose imbarazzanti che faccio quando nessuno mi vede. La prima che mi viene in mente è mentre imparo le canzoni per il tour, cantarle davanti allo specchio immaginando di essere a, che ne so, San Siro a suonare. In realtà ho scoperto che ti fa guadagnare un sacco di confidenza avere coscienza di quello che fai sul palco, ma principalmente lo faccio perché mi diverte.
Sono passati quasi dieci anni da quando hai cominciato a scrivere per Giorgieness. Cosa è cambiato nel tuo modo di scrivere e cosa invece è rimasto invariato?
Credo che la costante sia la sincerità che richiedo a me stessa prima di tutto. Cerco di non prendermi in giro mentre scrivo, di non raccontarmela come vorrei che fosse ma tirare fuori sempre il meglio e il peggio di me, senza sconti e senza piangermi addosso. Pensavo che soprattutto musicalmente fosse cambiata tantissimo, ma l’altro giorno riascoltavo le demo delle canzoni vecchie che facevo a casa e mi sono resa conto che invece musicalmente ho sempre voluto scrivere canzoni come “Maledetta” e altre che troverete nel disco!
Non vediamo l’ora di ascoltare il tuo terzo album!!!
Penso di essere diventata più chiara nel mettere a fuoco le mie idee di partenza e di conseguenza riesco a comunicarle meglio a chi arriva dopo di me a lavorarci, ovvero il produttore e in questo caso i produttori. Sicuramente fare un lavoro più lungo sulle canzoni con persone diverse è uno stimolo costante, gli altri nella musica secondo me sono fondamentali. Sceglierli con cura un’impresa ardua. Vorrei anche ringraziare tutti i produttori e gli autori con cui ho collaborato in questi anni al di fuori di Giorgieness, scrivendo canzoni non pensate per me, perché sono stati tutti davvero fondamentali per uscire dalla mia comfort zone.
Spesso ti piace cambiare look. Dove trovi ispirazione e quale è la prima cosa che fai quando senti il “bisogno di cambiare”?
Ieri pensavo al fatto che spesso mi sono sentita dire che cambio troppo, che non sono classificabile. E mi sono chiesta quanto agli altri faccia paura la nostra libertà, come sia strano forse trovarsi davanti qualcuno – non solo io eh! – che non sente il bisogno di essere conforme, nemmeno al sé stesso del giorno prima. Quindi io non cambio perché ho bisogno di cambiare ma perché sono così tante cose e tutte diverse che sarebbe davvero asfissiante decidere di esserne una sola esteticamente. L’ispirazione la prendo spesso dal mondo della musica, soprattutto dal passato. Sono anche una grande lettrice di Vogue, che è una fonte inesauribile. Seguo anche diverse ragazze sui social di cui mi piace lo stile, cercando di trovare dettagli per arricchire il mio. Quando sento davvero il bisogno di cambiare, e per me il cambiamento è sempre dal profondo verso l’esterno, allora vado in analisi.
C’è un’immagine di te, in particolare, che ti piace dare al pubblico?
Non saprei, credo la mia, coi miei alti e bassi e con pregi e difetti. Sto entrando nelle loro case, nelle loro vite, il minimo che possa fare è farlo in modo trasparente e sincero.
Rabbia e amore, dolore e dolcezza sono gli ingredienti essenziali delle tue canzoni. Il tuo ultimo singolo, “Maledetta”, ne è la dimostrazione. In quale particolare momento della tua vita nasce questo brano? E cosa significa per te?
Rabbia non direi, abbiamo ampiamente dato in passato con la rabbia! Lo dico ridendo eh, se l’hai sentita ci sta che ci sia, spesso ti accorgi di cosa hai scritto davvero mesi dopo. Per me significa però una cosa importante, ovvero non essere più schiava delle mie emozioni, saperle guardare da fuori, saper dire mi dispiace non per fare pace ma perché davvero ho capito. Nasce in un momento molto sereno, con me stessa e con gli altri. Vorrei sapere cosa significa per gli altri e non dargli troppi riferimenti, è la mia storia ma tanti viviamo le stesse cose, è più bello quando sono le persone a raccontarmi come l’hanno interpretata.
Se dovessi attribuire un colore alla tua musica, quale sarebbe?
Penso i toni pastello, un po’ anni ’70.
Se avessi a disposizione una macchina del tempo, torneresti nel passato o ti precipiteresti nel futuro?
Nel futuro, ma giusto due minuti, per vedere se alla fine ce l’ho fatta a fare le cose che voglio fare, lo dico anche in una canzone dell’album. Ho una memoria così forte che nel passato ci vivo già abbastanza purtroppo. Mi piacerebbe però ci fosse quell’aggeggio di “Black Mirror” per rivedere i ricordi passati: quando lo facciamo spesso dimentichiamo dei dettagli o li reinterpretiamo per come abbiamo percepito noi quel fatto, ma spesso le cose non sono come le abbiamo in testa.
Non appena sarà possibile, con chi ti piacerebbe condividere il palco, o meglio, con chi lo condividerai?
Ma coi tour bloccati, sono già felice di riuscire a fare qualcosa quest’estate. Avendo sempre sogni piccoli, non è che c’è uno slot per l’apertura di Nick Cave nel 2021?
Giorgieness, ti ringrazio per essere stata con noi. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a te per aggiungere ciò che vuoi: spazio alla fantasia! Ciao e a presto!
Approfittando di questo periodo di blocco, ho letto e cercato di capire tante cose che non sapevo sulla nostra società, sui nostri privilegi, sulle lotte di chi c’è stato prima di noi, su culture che pensavo di conoscere e invece non ne sapevo niente e mi sono fatta tante domande sul tipo di persona che sono e che voglio essere. Quindi ecco, siate curiosi!