Arriva finalmente a due anni di distanza dal fortunato esordio, il secondo lavoro dei Giunto di Cardano. La band pugliese attiva ormai dal 2011, è infatti riuscita a sostenere un tour di ben cento date, affiancate da altrettante presenze in apertura dei live di colleghi più blasonati. Eppure quello che è apparso da subito chiaro è stato il talento che li contraddistingue sul palco. La vittoria della XXX Edizione del Rock Contest di Firenze è l’ennesima prova di quanto avevano già dimostrato. In un crescendo creativo continuo, i Giunto di Cardano continuano a esibirsi e a comporre “Caos”, che a dispetto del nome che porta, mette tutto in regola.
In “Caos” infatti, l’anima live dei Giunto di Cardano, si unisce in maniera lineare e perfetta alla loro capacità di composizione. L’energia che esplode sul palco si affianca al talento nella scrittura e soprattutto all’abilità di strutturare l’album in modo coerente. “Caos” è così difficilmente ascrivibile a un unico genere, regalando largo respiro al secondo lavoro dei Giunto di Cardano. Così, linee vocali che probabilmente si ispirano al rock alternativo dei Verdena, si uniscono a reminescenze più internazionali che spaziano dallo psichedelic al grunge. Se “Caos” rende omaggio a molte band che hanno preceduto i Giunto di Cardano, questo non inficia sull’originalità.
In “Caos” infatti, l’anima live dei Giunto di Cardano, si unisce in maniera lineare e perfetta alla loro capacità di composizione.
“Caos” allora è quel tipo di album che si ascolta tutto d’un fiato perché si avverte forte e immediata la personalità di chi lo ha composto. In un perfetto equilibrio tra potenza e riflessione, il secondo lavoro dei Giunto di Cardano spiega in tredici tracce gli intenti di un’intera band. Quello che caratterizza maggiormente “Caos” è la tensione in crescendo che viene perfettamente calibrata in ogni singolo pezzo. Mentre il tema dell’assenza è il tappeto su cui poggia l’intera esecuzione dell’album. Dopo la prima traccia introduttiva e totalmente strumentale, che dichiara immediatamente un’atmosfera onirica, “Caos” si apre in tutta la sua efficacia.
“Dandy” racconta così sullo sfondo di un giro di basso azzeccatissimo, l’assenza di complicità tra chi una volta si è amato. “Chiedimi In Fondo” riprende le atmosfere oniriche di “Intro” che appartengono a quei ricordi che tornano prepotentemente a galla. L’assenza torna ancora in “Navigli”, ma con un’accezione diversa. Degna di nota “Ritratto Del Dottor Gachet”, che prende in prestito il nome da un’opera di van Gogh per spiegare il caos, appunto, che spesso ci attanaglia la mente. Quello che stupisce di “Caos” e dei Giunto di Cardano è che siano solo all’inizio, ma sembrano calcare le scene rock alternative da un pezzo. Ascoltare per credere!