hUMANOALIENO e il nuovo disco al confine tra due mondi (Album) • MUSIC.IT
Macs Villucci, in arte hUMANOALIENO.
Macs Villucci, in arte hUMANOALIENO.

hUMANOALIENO e il nuovo disco al confine tra due mondi (Album)

Quando un artista sente che ha ancora qualcosa da dire, lo fa. Non è la legge di Murphy, tanto meno la mia. È ciò che è accaduto a Macs Villucci dopo aver terminato il suo percorso con la sua band casertana nel 2015, chiamata hUMANOALIENO. Dopo un paio d’anni di stop riprende in mano quel nome, vecchie idee rimaste in sospeso, per gettarsi nel cantautorato come solista. Da qui nasce “hUMANOALIENO 2”, album di 11 tracce che segnano la continuità del suo lavoro.

L’album fa riflettere su molti aspetti che viviamo giorno per giorno, distratti da una vita troppo frenetica e spesso poco attenta ai dettagli. L’ambivalenza umana è molto importante per hUMANOALIENO, le cui tracce oscillano dall’umano all’alieno che è presente in ognuno di noi. Liriche provocanti e ironiche si sposano con un alternative rock graffiante, poi tastiere, tanti effetti, e si arriva verso il pop cantautorale.

A proposito di provocazioni, la traccia che apre il disco lascia già presagire molto di “hUMANOALIENO 2”. “Inno Italieno” non è altro che l’Inno d’Italia cantato – appositamente grottesco e stonato – sulla base di quello russo. È una sorpresa dai contorni indefiniti scoprire la metrica funzioni egregiamente. Anche perché probabilmente Michele Novaro si starà rigirando nella tomba. Le tracce punzecchiano di continuo l’ascoltatore, tentando di metterlo di fronte a crude realtà.

In “Gramsci” hUMANOALIENO spinge le unghie sulla schiena degli “indifferenti” che sopravvivono all’epoca moderna, senza davvero viverla. Lo fa con le pennate secche e decise di Enrico Sciaudone alle chitarre. Con un fastidioso glockenspiel in apertura, “L’elastico” si districa in una ballata allegrotta, piena di cori e spensieratezza. Da contrappunto la lirica amara, critica verso il populismo che ha un retrogusto di qualunquismo di chi non vuole davvero scegliere, ma solo urlare all’indignazione.

hUMANOALIENO spinge le unghie sulla schiena degli “indifferenti” che sopravvivono all’epoca moderna, senza davvero viverla.

hUMANOALIENO tocca diversi stili musicali, come accade per “Non siamo soli”. Campionamenti e effetti vari illuminano un cantautorato moderno e alla mano, mentre Alberto D’ari si destreggia alle tastiere. Poi l’alieno inizia a emergere lentamente con “Ballad of spring”, pezzo pop rock soft cantato a sorpresa in inglese. “Sembianze” è delicata, ma ci rattrista con l’amara consapevolezza che il tempo passerà per tutti: “Intensa quando vuoi, di rimirarti sazia, il tempo poi ti cambierà”.

In “hUMANOALIENO 2” ho trovato molti brani validi. Eppure quando “Disincanto” inizia a snocciolare dolci note e Macs Villucci narra di un amore che non avrà futuro, mi lascio volentieri soffocare dalla malinconia. Il sax di Emilio Silva Bedmar è una chicca davvero azzeccata, che gira il coltello nella piaga con abilità e precisione chirurgica. Nulla è eterno, e questo brano me l’ha marchiato bene in testa. Te pozzino Macs!

Poi Alfredo Ianello alla batteria ci fa tornare alla realtà, aprendo la strada al rock incalzante di “Latex”. L’amore è sempre presente, ma si mischia alla sensualità erotica. Come con “Disincanto” è forte il tema umano della mortalità, preme forte sui fianchi. Se non altro, almeno, stavolta abbiamo consumato. “Ombre nere” ci proietta verso sonorità più cupe e futuristiche tra synth solenni, vari effetti, e quella piccante ironia che ci ha accompagnati fin’ora. L’alieno è emerso.

Tante sfumature di suono e tanti umori in continuo mutare accompagnano l’ascoltare in “hUMANOALIENO 2”.

Non mi ha convinto “Se io lavoro”, cover de Le Orme. Pezzo come sempre ben studiato e  modernizzato, ma non arricchisce troppo. Per quanto significativa nel messaggio che manda, la cover penalizza a parer mio l’ottimo pacchetto che è “hUMANOALIENO 2”. Infine, l’alieno è pronto alla fuga sulla sua “L’astronave”, con cui l’album si chiude. Chitarra acustica ad accompagnare la voce di Macs, quindi un lungo solo di sax – di circa 2 minuti – e qualche nota al piano terminano l’opera.

Non serve aggiungere che l’album è gradito. Tante sfumature di suono e tanti umori in continuo mutare fanno compagnia durante l’ascolto. È bello avere un’occasione di riflessione a partire dalle liriche. hUMANOALIENO firma un album vario e squisitamente visionario. “Svegliatevi poeti” cantava Renato Zero. Macs Villucci l’ha fatto. E voi lettori cosa siete? Umani o alieni? Che sia la coesistenza la chiave?

 

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hUMANOALIENO

hUMANOALIENO 2

20 aprile 2018

Isola Tobia Label

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