Benvenuti sulle nostre pagine. Iniziamo a conoscerci. Visto il vostro nome particolare, vi andrebbe di aprire questo articolo raccontandoci la vostra esperienza più sporca da quando suonate assieme? Non vogliamo sapere quello che fate nelle vostre camere da letto.
Quando ci siamo definiti “apoteosi paradigmatica dello sporco” abbiamo cercato di dare una quadratura ad un progetto che è in continuo cambiamento. Sporco e cattivo sono alla base di creazioni di pezzi, di vissuti emotivi; il nostro rapporto interpersonale lo è in primis. I Maiali a livello di aneddoti potrebbero scalare le vette dei best sellers coprendo come minimo 4 generi diversi di libri. Una delle esperienze più divertenti riguarda certamente le fasi di registrazione dei pezzi che usciranno in estate. Abbiamo riscoperto lati irriverenti e goliardici sia di noi stessi che degli altri del gruppo. La convivenza tra maiali è un’esperienza che pochi riuscirebbero a sostenere, ma è ciò che ci rende uniti e forti.
Mi avete detto che non suonate insieme da molto, ma siete già particolarmente attivi nella scena underground romana. Come nasce l’idea di dar vita a questo gruppo? Quali sono stati i movimenti musicali che più vi hanno influenzato?
L’idea de I Maiali nasce dall’esigenza di proporre qualcosa di estremamente personale, qualcosa di “gastrico” ed “eventuale”, qualcosa che esprima senza filtri ciò che pensiamo, il nostro stato d’animo in determinati momenti, le nostre considerazioni, la nostra invidia e sotto certi punti di vista la nostra voglia di sperimentare su qualcosa di molto intimo e personale, cadendo magari anche un minimo nell’autocelebrazione. Tutto questo partendo da un presupposto creativo basato sulla scena alternativa degli anni ’90 e profondamente radicato nel concetto basilare della musica punk.
I vostri suoni ricordano molto il grunge anni ’90, ma sbaglio se dico che si possono intuire anche influenze più moderne? Quali sono i gruppi di riferimento?
In realtà di grunge non c’è molto, o meglio, c’è una certa affinità sonora e sicuramente l’attitudine alle distorsioni ronzanti può ricordare un po’ il suono di Seattle, ma per lo più prendiamo spunto dalla scena stoner, dall’alternative rock, dal punk hardcore e ovviamente da ciò che ci circonda nella scena più o meno indipendente underground. Si può dire che prendiamo ispirazione da qualcuno basandoci sul mood di un pezzo o sull’impronta che intendiamo dargli, ma tendenzialmente ognuno di noi quattro ha il suo modo di intendere la musica e le sue fonti di ispirazione. Per il resto, nel complesso, la cosa importante è che i brani riescano a puzzare di maiali senza troppe paranoie su chi o cosa ha influenzato quel determinato giro di accordi, note e via dicendo.
Il vostro primo singolo “Le sigarette” lancia un chiaro messaggio di sfida ricco di misantropia e rabbia nei confronti della società, che forse da più importanza alle etichette che non ai problemi reali. Come vivete questa situazione?
Viviamo su questa Terra, non abbiamo molta scelta, quindi almeno cerchiamo di viverla come meglio la crediamo, senza dare ascolto a tutti i vari slogan che dovrebbero incuterci timore e farci abbassare la cresta. La viviamo tra un tiro di sigaretta e l’altro. La nostra è stata una scelta di sfida, appunto, di voler subito mettere in chiaro che non ci va di avere peli sulla lingua e che così come siamo, così usciamo fuori. Nudi e crudi. Abbiamo scelto “Le sigarette” perché è un brano abbastanza classico nella struttura e semplice nel ritornello, con il giusto mix di cattiveria punk e cantautorato irriverente, un bigliettino da visita in your face.
Parlando del futuro, mi avete detto che state registrando un EP. Cosa possiamo aspettarci da questo disco? State collaborando con qualche etichetta o si tratta di un’autoproduzione?
Dal nostro EP vi dovrete aspettare sicuramente una evoluzione stilistica, una sorta di percorso che conduca sempre di più nei sentieri malati de I Maiali. Sarà diviso in due uscite, la prima proprio all’inizio dell’estate più torrida, e la seconda poco prima delle piogge autunnali, per un totale di quattro brani. Il tutto seguendo una logica tutta nostra, e tutta incentrata sulle nostre idee, che vanno dal sesso, alla malinconia più distorta, fino all’autocelebrazione. La composizione dei brani è completamente nostra, ma le mine a livello sonoro che sentirete sono state plasmate negli studi della Karma Conspiracy Records da Phil e Dino, e dal loro orecchio assurdo in campo stoner ed alternative rock in generale.
La scena del cantautorato italiano in questi anni si sta espandendo, specialmente sul fronte del vostro genere. Credete che l’undeground italiano possa finalmente sfornare nuovi grandi della musica?
Il cantautorato italiano moderno sta spopolando moltissimo negli ultimi anni. C’è sempre una fetta di generazione che tenta di guardare il mondo della musica strizzando l’occhio all’alternativo. Le nuove sonorità tipiche della musica pop che vengono spesso identificate erroneamente indie non sono altro che lo sfogo conscio e frustrato di individui che essenzialmente si muovono con l’unica meta della fama. Vedere artisti che, come sfigati quali sono, tentano la scalata sociale con la scorciatoia della mossa popolare, propinando chissà quale concetto di novità, è becero. Il futuro del vero cantautorato italiano è in mano a noi. Noi giovanotti possessori di cervello e sopratutto di amor proprio. Amatevi.
Se non vi ho già annoiato troppo, vi lascio spazio per conquistare qualche fan a modo vostro qui sotto.
Guarda, in tutta sincerità, vogliamo che la gente ascolti la nostra musica e che giudichi quello: se piace siamo contenti, se non piace non ci interessa; o meglio, il motivo per cui non piacciamo ci può servire, ma con un giudizio negativo senza spiegazioni ci facciamo ben poco. Infatti adesso, grazie ai social network, una qualsiasi persona può dire, di fronte a un pubblico più o meno vasto, che il miglior gruppo della storia è una band polacca indie-pop sconosciuta scioltasi dopo aver inciso il primo e unico disco perché il cantante è morto di cancro, per il semplice fatto che l’individualità sta scomparendo giorno dopo giorno, quindi dobbiamo far sapere a tutti i costi che siamo diversi. Non ci si può più fidare delle opinioni della gente, perciò non vogliamo acchiappare qualche fan con inutili giri di parole. Come diciamo noi: il porco brilla di luce propria.