I MALATJA tirano le somme di venticinque anni di decadenza con RUMINOGIOIA
La formazione dei Malatja
La formazione dei Malatja

I MALATJA tirano le somme di venticinque anni di decadenza con RUMINOGIOIA

Dopo venticinque anni di attività, i Malatja tirano le somme del loro essere artisti di periferia. E lo fanno con il loro quinto album “Ruminogioia”. A differenza dei primi quattro che hanno segnato la loro carriera, il trio di Angri, rinuncia al dialetto campano che li ha sempre contraddistinti. Non rinnegano certo il loro passato, ne tanto meno il loro stile identitario, perché la natura non è davvero cambiata. Il linguaggio diretto, senza fronzoli ma comunque curato, che guarda alla canzone d’autore, è quello che li ha sempre accompagnati. Un filo ormai neanche troppo sottile che lega le prime influenze del grunge anni ’90, del rock e dell’elettronica minimale.

I Malatja sono ancora il trio campano che guarda alla propria terra e con amore e ironia. La bellezza della decadenza, questo senso autodeterminato della loro musica, è quindi un modo di viverla quella terra. Una periferia, quella di Angri, che porta con sé numerose contraddizioni, ma in grado di creare la voglia di rivalsa. Questa volta, i Malatja dimostrano di essere cresciuti, rimandando dentro solo un po’ la loro vena più punk, raccontando di una vita che improvvisamente si accorge di correre troppo. Restando fedeli alla loro vena ironica e senza rinunciare a sound grezzi e poco rarefatti, “Ruminogioia” è un’esortazione a non abbassare la guardia.

Dopo venticinque anni di attività, i Malatja tirano le somme del loro essere artisti di periferia con il nuovo album “Ruminogioia”

Perché proprio come i Malatja dicono in “Odio Settembre”, siamo sempre alla ricerca ossessiva della corsa verso la vita, senza mai accorgerci che in realtà la stiamo già vivendo. Come un’estate tanto agognata che finisce sempre presto e lascia l’amaro in bocca per non averla vissuta a pieno. Così “Semplice” è un invito ad assaporare le cose nella loro semplicità, in quei meandri che sembrano anonimi e invece sono il succo di tutto. In “Ruminogioia” non mancano neanche le canzoni d’amore, come “Muoio d’Amore per Sara” e “Bruci di Me”. Ma non fatevi ingannare: la prima è una storia d’amore e morte mentre la seconda trasuda sesso.

L’ironia e il sarcasmo non abbandonano mai “Ruminogioia”, come dimostra “Conquisteremo l’Ikea”, teatro fittizio di un amore fittizio. I Malatja arrivano a venticinque anni di attività mantenendosi fedeli a quelle intenzioni che li hanno fatti nascere nel ’94. L’atteggiamento ribelle, l’ironia e il linguaggio diretto sono ancora una volta il perno attorno alle loro canzoni. I testi di Paolo Sessa parlando ancora di decadenza, di periferia, fisica e metaforica. Sono ancora canzoni che non accontentano nessuno, tantomeno i gusti di una società poco interessante. “Ruminogioia” è un disco privato, irriverente, un invito a braccia aperte in casa Malatja.