“Rock, Rabbia e Adrenalina” è un album hard rock classico e senza fronzoli, che lascia alla ruvidezza del suono e a testi semplici l’obbiettivo di riportarci negli anni Novanta, con una nostalgia sonora che ne è a un tempo limite e pietra portante. Si tratta della terza fatica dei Quinta Colonna, band giovane e caratterizzata, per loro stessa definizione, “da una forte carica di energia”. Questa emerge effettivamente nel ritmo sostenuto dei brani, sorretti soprattutto dalla voce graffiante di Marco Tufi e dal duo chitarristico di Nicola Farfarelli e Alessandro Fico, i quali riescono ad alternare momenti rock a indurimenti al limite del metal. Il tappeto ritmico di Luca Perini (basso) e Roberto Corbelli (batteria) fa il suo sporco lavoro. Il risultato è un album ben curato dal punto di vista tecnico, che esegue il suo compito con efficacia, pur non colpendo per originalità.
“Rock, Rabbia e Adrenalina” è un album rock senza troppi fronzoli, fatto da rocker per rocker
Stesso discorso per quanto riguarda i testi in italiano, che nella loro semplicità funzionano, non sfuggendo però a una certa genericità espressiva. Le tematiche riguardano la vita incazzata di un giovane qualunque, tra rabbia, schifo per la società di oggi e un altro po’ di rabbia e rancore, per stuccare il tutto. Standard hard rock issue, niente di stupefacente. Il cuore di molti millennial, comunque, non potrà non battere al passo con tracce come “Carne da Macello” o “L’America è Lontana”, anche solo per solidarietà di vita vissuta. Sotto questo punto di vista, “Carne da Macello” in particolare è una delle tracce migliori di “Rock, Rabbia e Adrenalina”. Non sorprende che sia stata scelta per il video musicale.
Un mix di rock e alternative metal fa da benzina per un album a base di rabbia e ribellione
Il comparto strumentale è al suo meglio, mentre l’inserto del rapper Sisone le fornisce una marcia in più anche a livello di testi. Altre tracce notevoli sono la opening “Io Non Mollo”, “Fuori Giri” e sicuramente “Freestyler”, divertito e divertente esperimento in lingua inglese, dal ritmo sostenuto ed efficace. La già citata “L’America è lontana”, invece, è forse il momento più stanco dell’album. Il ché non pregiudica l’onestà e l’efficacia di un album hard rock che funziona, sebbene non brilli per originalità. Lo consiglio agli irriducibili fan del metal rock all’italiana, che sapranno valorizzarne i pregi e perdonarne i limiti.