Un caos controllato ma simmetrico, autistico e intelligente
Il sound dell’album si inserisce perfettamente nel filone del math rock, genere musicale nato da una costola del prog rock ottantiano. La sua cifra stilistica è il tempo dispari, la ripetizione e la sperimentazione scatenata. Nel caso dei Socks and Ballerinas, queste caratteristiche vengono coniugate in un album solo strumentale, fresco e nevrotico, che non sfigurerebbe come playlist di una festa a base di ballo e acidi. Pur non rientrando nell’elettronica propriamente detta, infatti, il tappeto ritmico e sonoro che ne deriva ne è sorprendentemente vicino. Ma, come si è accennato in precedenza, non è un album di facile ascolto, pensato per riposare l’orecchio di ascoltatori casuali.
La cifra stilistica dei Socks and Ballerinas è il tempo dispari, la ripetizione e la sperimentazione scatenata
“Salmon soup”, la traccia di apertura, comincia con uno stridore ligneo come di un peso enorme che schiaccia un vecchio parquet, per poi esplodere in un riff che riesce ad essere a un tempo solare e contratto su se stesso. “One Happy Philosopher” travalica il confine tra rock ed elettronica per portarci in una magica terra di confetti rosa e castelli di pasta di zucchero (non chiedetemi come mi è apparsa nella mente questa immagine, ma è quello che il pezzo mi ha evocato). “Elevators”, ad esempio, ci cala invece in una trapanante atmosfera elettro-industrial. Per non parlare del ritmo più notturno della finale “Tip me Over”. In conclusione, i Socks and Ballerinas dimostrano non solo di avere buone idee, ma di averne a profusione. “Soap!” è decisamente un album da ascoltare per chiunque ami la elettronica, il rock sperimentale, o semplicemente i ritmi danzerecci, ma ricercati.