I torinesi SWÖRN nascono tra le nebbie maledette di Azathoth
Michele Sarda, Ulisse Moretti e Mattia Pastorino sono gli Swörn
Michele Sarda, Ulisse Moretti e Mattia Pastorino sono gli Swörn

I torinesi SWÖRN nascono tra le nebbie maledette di Azathoth

Swörn è un album maligno. La preghiera al Nulla e alla Morte con cui si apre, cantata con l’intimità notturna di un rito di fertilità, è solo l’incipit di un album breve ma decisamente interessante, in cui suggestioni di oscura religiosità si intrecciano a scenari allucinati e psichedelici. Il tutto sostenuto dalle robuste bordate di uno stoner rock particolarmente duttile.

Opera prima dell’omonima band torinese, formatasi solo due anni fa, Swörn si mette in luce subito per la cura tecnica ed espressiva con la quale Michele Sarda, (chitarra e voce) Ulisse Moretti (batteria e voce) e Mattia Pastorino (basso e voce) hanno concretizzato il loro sound graffiante e visionario al contempo. Simile al viscido abbraccio di Chtulhu, Swörn sa risucchiarti al suo interno, stritolarti e sputarti mezzo allucinato.

Swörn ha un sound graffiante e visionario allo stesso tempo

Azathoth (nome, appunto, del “Dio cieco e folle che farfuglia al centro dell’universo” nel cosmic horror di Lovecraft) è una opening di grande impatto, che incede torva e doomeggiante. Più aggressiva invece “San Pedro”, caratterizzata da un riff estremamente catchy e più rock. In  “Electric Saint” riemerge la componente psichedelico/spirituale di “Azatoth”, con un lungo bridge di notevole atmosfera.

D’altro canto, “I Ask Shield” (mi chiedo seriamente: titolo ispirato all’immortale frase di Luca Giurato?) è una traccia che francamente sembra fuori posto dentro Swörn. Un hard rock semplice ed orecchiabile che cozza decisamente con le atmosfere precedenti, senza condividerne l’originalità. Al contrario “Helluland”, traccia che la band ha scelto come teaser video dell’album, è un solido pezzo stoner.

Swörn” è una prima prova di notevole efficacia espressiva

L’album si chiude, poi, sulle mistiche note di “Tecumseh” che, riprendendo il mood iniziale, ci racconta la storia di un battagliero generale pellerossa. In conclusione si quello che gli Swörn ci presentano oggi è un lavoro decisamente valido, che mesce abilmente psichedelia e ruvidezza metallica. Vorrei consigliare alla band di continuare su questa strada, tagliando sul rock più orecchiabile e investendo nei tratti più caratteristici del loro sound, perché a mio avviso meritano.