Ciao ragazzi! Sono onorata di avervi qui sulle nostre pagine. Vorrei cominciare dall’inizio. Come lo avete costruito il Muro del Canto?
Il Muro del Canto è nato nei primi mesi del 2010 quasi per gioco. Prima di quel momento nessuno di noi avrebbe mai pensato di dar vita a un progetto del genere. Ma siamo stati conquistati dalle nostre stesse canzoni fino a diventare nel tempo una realtà consolidata attraverso la passione, l’amicizia e il lavoro.
Ognuno di voi è un mattoncino del muro. Mi domando quali siano le ispirazioni di cui ciascuno di voi si è nutrito per andare a finire dentro il Muro del Canto.
Le nostre ispirazioni non sono direttamente collegate al fatto che ci siamo ritrovati tutti insieme a suonare in questo progetto. Ma sono state importanti per determinare quello che è il nostro sound. Nel nostro modo di suonare è condensato il folk americano, il cantautorato italiano, il rock, il dark e la musica popolare. Naturalmente anche la vecchia canzone romana.
In “L’amore mio non more” ho notato una certa evoluzione. Sia musicale che narrativa. Senza tradirvi, siete andati anche altrove….
Abbiamo cercato di non ripeterci, nelle soluzioni musicali e nelle tematiche. Sui brani in italiano posso dirti che non c’è stato un ragionamento a monte. Avevamo due testi che ci piacevano e ne abbiamo tirato fuori due brani che amiamo al pari degli altri.
Esistono degli aspetti culturali e musicali che hanno richiesto da parte vostra uno sforzo di comprensione, riflessione e sintesi della complessità? Oppure siete sempre d’accordo?
Ci capita di essere in disaccordo perché siamo sei teste pensanti e ognuna ha delle idee molto chiare. Ma la forza di un gruppo deve venire fuori proprio dal bilanciamento di queste tensioni, dai compromessi e dalle idee migliori.
Come nasce una canzone de Il Muro del Canto e come, invece, un monologo? Vi affidate al caso oppure sapete dal principio come registrare le vostre parole?
Una nostra canzone nasce sempre da un’emozione, che questa arrivi da una parte di fisarmonica, da un testo o da un giro di chitarra. L’inizio del lavoro parte sempre da un’idea forte. Nella prima fase la forma è spesso confusa e l’idea finale lontana e quindi c’è sempre del lavoro da fare per arrivare al traguardo. I nostri racconti, invece, partono sempre dalle parole.
Le idee dei videoclip dei singoli che hanno anticipato l’album sono farina del vostro sacco? Perché avete scelto Marco Giallini e Vinicio Marchioni?
I video con Marco Giallini e Vinicio Marchioni sono partiti da un nostro piccolo input e sono poi stati sviluppati alla grande dal gruppo di registi di Zero che li ha realizzati. Riconosciamo in Marco Giallini e Vinicio Marchioni un modo di essere Romani e di aprirsi al mondo che è vicinissimo al nostro. È stato per noi un grande onore lavorare insieme a loro.
Se foste una canzone, che canzone sareste? E un film che vi rappresenta?
Se fossimo una canzone saremmo “Luce Mia”, la prima che abbiamo scritto, ossia quello che volevamo essere e che siamo. Se fossimo un film saremmo “Nell’anno del Signore” di Luigi Magni.
Il concerto che mette tutti d’accordo?
Un concerto che penso possa metterci d’accordo tutti potrebbe essere uno di Nick Cave.
Ho letto che partirete presto in tour e che nessuna data romana è ancora prevista. Avete qualcosa di speciale in serbo per la Capitale?
Naturalmente abbiamo in mente per Roma qualcosa di speciale all’inizio del 2019. Qualcosa di davvero speciale.
Progetti futuri e/o paralleli? Ce ne sono oppure vi occuperete del tour e poi Dio vede e provvede?
Nel prossimo periodo ci concentreremo tutti sulla promozione del nuovo disco e sul tour de Il Muro del Canto. Tutti i progetti paralleli saranno sospesi.
Vi lascio andare. Vi saluto e vi ringrazio! E forza Roma! Eh, m’è sfuggito. Facciamo che io senza rinnegarlo, le ultime battute le lascio proprio a voi!
Grazie mille dell’intervista e un saluto a tutti i lettori!