INYAN - A bitter relief (Album) • Recensione del disco su MUSIC.IT
Gli Inyan immortalati da Jessica Tee.
Gli Inyan immortalati da Jessica Tee.

INYAN – A bitter relief (Album)

Gli Inyan sono solo tre ma potrebbero essere molti di più. “A bitter relief” è un album maturo e completo. Il preludio si chiama “Ain’t no place”, col quale il trio ci dà un piccolo assaggio di quanto possono essere hard qualsiasi-cosa. Sono dei piccoli chimici in grado di trasformare la malinconia in energia allo stato puro. Se la positività non è di casa, è a casa che puoi ritrovare quel po’ di quiete che la frenesia dell’esistenza ti impedisce di assaporare. I riff del primo brano scendono giù leggeri come whisky (a ognuno i suoi standard), e proseguendo con l’ascolto “A bitter relief” si dimostra sempre più complesso, da assaporare dalla prima all’ultima nota come fosse progressive. In particolare “Not Afraid”. Gli Inyan scelto una certa sfumatura di stoner che si assesta su un classico heavy metal. Nonostante le distorsioni tipiche del genere l’emissione del suono è pulita, lontana da certe cacofonie tipiche dello stoner. Il poeta ci canta di non aver paura delle proprie nemesi, perché sono state nostre amiche, le abbiamo amate e conosciute fino in fondo, dunque sappiamo come affrontarle. Belli loro. Con “Meltin’ pot” ci fanno ascoltare un’altra sfumatura di stoner. Credo siano in grado di attraversarle tutte nell’arco dell’intero album. Ipnotizzante il modo in cui fanno intrecciare le tre linee melodiche. La batteria, infatti, non porta banalmente il tempo, piuttosto letteralmente duetta con l’invadente riff di basso che si contende l’attenzione dell’ascoltatore assieme alla chitarra. L’ardito gioco armonico che hanno costruito si specchia perfettamente con la lirica, con la quale gli Inyan si fanno sociologi: è facile tirare su muri di odio, ma siamo tutti disperati sulla stessa barca, dello stesso genere umano. In “Back to life” il ritmo è più sostenuto, oserei dire scoppiettante. Creano un connubio assai insolito tra la struttura metrica e melodica ricalcata dai padri del metal e il timbro vocale che si assesta su tonalità più morbide e sentimentali, quasi punkeggianti. “Don’t even matter” si apre con toni psichedelici. La cassa e i rullanti sono timidi. La chitarra è dolcemente arpeggiata. Con la seconda strofa gli Inyan diventano più frenetici. è una bolla di calore pronta ad esplodere ed invadere l’ambiente. Quanto siete in grado di accalorarvi quando fate la parte dei saggi con i vostri amici? È in questo modo che si altera la pressione del brano, seguendo le oscillazioni della lirica. “In this world” inizia con toni piuttosto epici. Come ben sappiamo, non c’è narrazione mitologica che non abbia come scintilla iniziale l’amore. Ed è proprio di questo che gli Inyan ci parlano con l’incedere solenne della melodia, dell’ennesimo amore preteso. Forse leggere un po’ più di Guinizzelli non sarebbe guastato. Se l’amore non torna indietro, vuol dire che dal principio non è stato amore (parafrasi libera e pressapochista). Il giro di chitarra che apre “The way you wished” è a dir poco inquietante. Ci regalano sfumature horror ed esistenzialiste per il penultimo brano. Fanno paura i confini del proprio cervello in cui si rimane da soli con i mostri creati dal sonno della ragione. Tuttavia nella solitudine c’è totale accettazione del sé, fuori c’è solo il rischio del rifiuto. Lungi dall’essere un tuffo in spleen tipicamente adolescenziali, in “The way you wished” è la maturità a parlare, la morte di ogni infantile idealismo. Con “My Valentine” si chiude l’ultimo album degli Inyan. Ritmo sostenuto, e piglio decisamente positivo. Una compatta sezione ritmica che viene spezzata violentemente da riff di chitarra. Il poeta è in frenetica ricerca di compagnia per una notte. Ci sono cose che non si possono comprare, e per tutto il resto c’è Mastercard. E un po’ di piacere per una notte rientra nelle cose che si possono comprare. Alla faccia dell’incommensurabile valore dell’amore decantato dallo stilnovo.

“A bitter relief” è un album maturo, completo e apprezzabile. Va ascoltato con estrema attenzione, e più di una volta, per distinguere ed apprezzare completamente le componenti della trama melodica che gli Inyan intrecciano sapientemente.

 

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INYAN

A bitter relief

23 maggio 2018

Crono sound factory

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La copertina di "A Bitter Relief" degli Inyan.
La copertina di “A Bitter Relief” degli Inyan.

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