Ixia ti diamo il benvenuto sulle nostre pagine. Per iniziare, perché non ti presenti raccontandoci quale è stato il momento esatto in cui hai capito di voler intraprendere questo particolare percorso musicale?
Intanto ci terrei a ringraziarvi per avermi accolta sul vostro spazio! Il momento esatto… immagino tutto possa esser fatto risalire a quando ero piccola e dal passeggino osservavo mio padre sul palco con la chitarra. Riesco ancora a ricordare tutte le espressioni che faceva, un po’ dettate dalla concentrazione, sicuramente dall’amore per quello che stava facendo in quel momento. Ricordo che in quel periodo iniziai a pensare che sarebbe stato meraviglioso, un giorno, poter essere lì con lui. Il momento in cui ho effettivamente pensato di poter aver realmente una possibilità di poter cantare è stato il 20 dicembre del 2010! Mi ricordo ancora il giorno! Era da anni che mi ero appassionata ad un gruppo americano, che spesso veniva utilizzato in situazioni inerenti al gioco di ruolo fantasy: i Blackmore’s Night (il terzo progetto di Ritchie Blackmore, assieme alla moglie, basato su menestrelli che suonano medieval rock, ndR).
Dicci di più!
Un giorno mi chiama una mia amica dicendo che le avevano proposto di partecipare ad un provino di una loro tribute band e mi chiede se voglio andare al posto suo. Mi presento al provino e mi ritrovo, oltre ai musicisti, questa ragazza con i capelli lunghissimi che mi guarda e mi chiede: “Ami i gatti?”. Perplessa annuisco. “Sei vegetariana?”. Un po’ intimidita e un po’ perplessa rispondo di no. Lei mi guarda, sorride e fa “vabbè, c’è tempo!”. Quello è stato il giorno in cui ho incontrato Ida Elena, quella pazza creaturina che da allora è la mia migliore amica, nonostante non sia diventata poi vegetariana… anche se ammetto che ci ho provato! Se dovessi identificare un momento come il giorno in cui tutto è iniziato, segnerei quello, con alti e bassi e un una sorta di angioletto/fata custode.
In Italia il tuo non è certamente uno dei generi che va per la maggiore. Nonostante ciò ti vediamo impegnata in diverse manifestazioni. Raccontaci un po’ il tuo rapporto con la musica e con gli altri generi.
Vi confesserò una cosa che sanno in pochissimi: quando avevo tra i 17 e i 19 anni ho scritto un libro, che è rimasto nel cassetto. Al tempo ancora non giocavo di ruolo, non conoscevo quel mondo, eppure già lì la musica risultava la chiave per ottenere mistici poteri sovrannaturali! Non so se questo risponde alla domanda, in effetti. Immaginando di dovermi spiegare meglio: per me la musica è come l’ossigeno. Ho una canzone per ogni stato d’animo, e non sono tutti legati allo stesso genere musicale. In qualche modo potrei dire che la musica è viva e interagisce con tutti noi, alterando l’umore, dando o togliendo energia. Non sono pazza, vero?
Quali sono gli artisti che maggiormente ti hanno ispirata? Attualmente, ce n’è qualcuno che segui attivamente o che senti di dover prendere come esempio?
A costo di sembrare “papona”, e forse un po’ lo so, in primis metterei mio papà, anche perché è grazie a lui che sono entrata in contatto con generi che magari non avrei mai ascoltato. Ricordo quando ero piccola lo tormentavo per fargli suonare “Flor de luna” di Santana, o “Europa”. Crescendo ho iniziato a innamorarmi dei video musicali, ho passato ore a provare a collezionarli con il videoregistratore! Come tante della mia generazione, mi sono appassionata ai Backstreet Boys, a causa dei quali ho studiato danza hip-hop per 4 anni – anche se in effetti il genere non c’entrava nulla, ho seguito con molta attenzione i Westlife di cui mi piaceva molto l’atmosfera delle ballads.
Tranquilla, ci siamo passati tutti.
Ho passato la fase The Cranberries, Linkin Park, addirittura in V liceo ho preparato un video di presentazione della tesi, prima delle diapositive, sulle note di In The End. Finito il liceo sono entrata in contatto con il mondo del gioco di ruolo, e tramite esso con i Blackmore’s Night, Within Temptation, Nightwish e le Mediæval Bæbes (di cui poi abbiamo fatto una cover con Ida, sotto il nome di Noir Sisters). Attualmente seguo attivamente diversi artisti, di cui alcuni, anche grazie a Musica Celtica, di cui sono socia, ho la fortuna avere l’amicizia: EMIAN PaganFolk, Rota Temporis e ovviamente Ida Elena. Aggiungerei poi le Celtic Woman, anche se loro, purtroppo, non ho avuto modo di conoscerle. Da chi di loro prendo o vorrei prendere esempio? Probabilmente un po’ da tutti, ognuno per qualcosa di diverso.
I testi delle tue canzoni narrano storie di altre epoche. Da dove trai ispirazione? Posso azzardare nel pensare che alcune di queste possano essere una “traduzione” di fatti realmente accaduti a te personalmente?
Tutto l’EP è nato da un sogno, da lì la necessità di spiegarlo nell’arco di diverse canzoni, perché dopo “Katherine” era come se mancasse qualcosa! La melodia di “Katherine” invece è nata camminando per strada, insinuandosi in testa dopo una lezione sulla scala minore armonica. Ricordo che son tornata a casa e ho cercato di capire come una disperata che canzone fosse, per poi scoprire che era qualcosa di nuovo!
E dopo la melodia?
Dopo la melodia c’è stato il sogno di cui parlavo prima e a seguire anche le altre melodie sono arrivate come la prima: una mentre guidavo, le altre mentre cercavo di concentrarmi sugli esercizi di pianoforte. Fatti realmente accaduti, fortunatamente no: non sono stata promessa in sposa, né uccisa e divenuta fantasma. E mi son ripromessa di dare un lieto fine alle prossime canzoni! Per il resto, immagino che ognuno nella sua vita possa tradurre un pezzo della storia con qualcosa che sente vicino, e magari empatizzare con Katherine o uno degli altri personaggi!
L’ascolto dei tuoi brani è un viaggio indietro nel tempo, ma tu cosa vuoi trasmettere effettivamente con la tua musica?
Come con il libro di cui vi parlavo, con queste canzoni mi son trovata ad esserne quasi ossessionata, con sogni ricorrenti, fino a che non li ho messi in una forma scritta, quasi una liberazione, in un certo senso. Cosa voglio trasmettere di preciso non saprei spiegarlo. Quello che so è che essere sul palco e avere uno scambio con la gente presente è una delle emozioni più belle del mondo!
Sappiamo che stai incidendo un album che dovrebbe uscire nella prossima primavera. Come gestisci la produzione dei tuoi brani? In corso c’è qualche collaborazione?
Ad essere onesti, mai avrei pensato di riuscirci, ma nuovamente una fatina metallara, Ida ovviamente, è riuscita ad attirare su di me le attenzioni di una casa discografica, per cui al momento sto riprendendo tutte le bozze e le versioni dei brani e preparando il materiale per portarli a fare quel salto di qualità che sperò sarà il prodotto finale! Maggiori informazioni preferirei non darle per ora per scaramanzia (diamine alla fine l’ho detto pure io!).
Una delle grandi icone del rock è Dolores O’Riordan, che in principio si dilettava da solista nel genere folk per poi diventare voce dei Cranberries. Come considereresti la proposta di spostarti dal tuo genere, o fonderlo con altri stili?
Immagino che seguirò la musica che deciderà di uscir fuori, sicuramente non mi precludo nulla, anche se sicuramente il fascino del folk spero continui a percepirsi dai miei brani. Spero ti riuscire a tirar fuori qualcosa di più allegro la prossima volta…
Spazio per te, dì pure tutto quello che ti passa per la testa.
La prima cosa che mi passa in questo momento per la testa è il mio primo e unico saggio di basso… mi son trovata a suonare e cantare “Zombie”! Vuoi o non vuoi i Cranberries mi hanno accompagnata in questo percorso sotto diversi aspetti! Altra cosa che mi passa per la testa in questo momento è: certo che da quello che ci siamo detti sembro proprio una pazza! Una cosa seria che mi viene in mente, è che spesso la gente ripete a mo’ di frase fatta “quando si chiude una porta si apre un portone”, probabilmente, chi si sente dire questo, come me, potrebbe trovarsi a sorridere amaramente, quasi l’interlocutore non possa capire ciò di cui si parla.
Ne hai di cose da dire, non fermarti!
Quello che posso dire in questo momento è questo: capita di trovarsi in situazioni senza una soluzione. Volendolo paragonare al detto sulle porte, potrebbe sembrare di trovarsi chiusi in una stanza piccola, con l’unica uscita chiusa a chiave da fuori. Mi rivolgo a chi in questo momento si sente così: non si aprirà nessun portone, ma se si ha la forza di non smettere di cercarlo, si troverà certamente un passaggio segreto, magari tortuoso, che porterà altrove e che darà un senso alle cose trascorse.
https://youtu.be/P2LL9rAtEm8