Ciao Joey, è un piacere averti su Music.it. Devi sapere che abbiamo una tradizione ferrea sul nostro magazine, una sorta di prova del fuoco alla quale non potrai sottrarti. Prima di iniziare, racconta ai lettori un aneddoto imbarazzante, meglio se inedito, legato alla tua carriera musicale.
Avrei dovuto prendere un aereo per partecipare a “Battiti Live”, ma sono finita in overbooking, non c’erano altri voli, così io e il mio ex manager, messi in un angolo a sperare che qualcuno non si presentasse al gate, ci siamo letteralmente lanciati oltre le transenne, pregando di non essere visti, ma siamo stati vergognosamente rispediti al nostro posto. Alla fine quattro persone hanno rinunciato al volo e siamo magicamente riusciti a salire sull’aereo. Da quel giorno faccio immediatamente il check-in online.
In te non vive solo la musica. Danza, recitazione, videomaking, hai le mani in pasta in diversi campi artistici. Come è nata la passione per tutte queste discipline? Riesci a farle coesistere all’interno dei tuoi progetti?
Fortunatamente riesco a farle coesistere, a volte più facilmente a volte meno, ma non forzo le cose, conosco i miei limiti e sono anche contenta del fatto che le persone comincino a conoscermi piano piano.
Scrivevi in inglese e poi, ufficialmente solo nel 2015, hai iniziato a farlo in italiano. Cosa ti ha portato a cambiare rotta?
Inizialmente ero molto timida quando si trattava di testi, non volevo e non pretendevo che gli altri capissero, scrivere era una cosa molto intima. Poi invece ho cominciato a sentire il bisogno di comunicare, il più chiaramente possibile.
Cosa ti ha lasciato la partecipazione a X-Factor nel 2014? Ha influenzato il tuo percorso artistico?
Mi ha lasciato sicuramente più consapevolezza di me stessa dal punto di vista emotivo, è stata un’esperienza utile, ma non ha particolarmente influenzato il mio percorso artistico. Non capita tutti i giorni di cantare davanti ad un pubblico del genere e con una tale pressione addosso.
A proposito dei Talent, qual è il tuo pensiero a riguardo? Lo consiglieresti come esperienza da vivere?
La consiglio assolutamente come un’esperienza che può insegnare parecchio ma che va vissuta con le dovute distanze ed una certa maturità, consapevoli che “non è la fine del mondo” se le cose non vanno. L’atteggiamento giusto con cui affrontare dei provini è la dovuta serietà ma sopratutto il divertimento. Un bel ricordo, ad esperienza finita, non ve lo potrà togliere nessuno.
In “La Rockstar” canti «Vogliono la Rockstar, ma non va bene quello che comporta», ma cosa è, secondo te, una Rockstar?
La rockstar del mio brano è proprio lo stereotipo di rockstar che tutti conosciamo, che viene a tratti ridicolizzato, sminuito. La voglia di far crollare un’immagine.
Veniamo a “Dovrai”, il tuo ultimo singolo. Spesso i brani sono veicoli di messaggi molto importanti, e il tuo non è da meno. È un pezzo con una forte personalità, rabbioso, che sviscera al suo interno una tematica molto delicata e importante. Cosa ti ha portato a scrivere questo brano? Da dove è nata la necessità?
“Dovrai” è uno sfogo, una presa di coscienza. In realtà nasce dalla rassegnazione, ma poi è diventato tutt’altro; lo sento grintoso, mi sento di combattere. È quello che avrei voluto sentirmi dire quando avevo 15 anni: non sei l’unica a sentirti così e non troverai risposte negli altri. Con certi mostri puoi combattere soltanto tu, ma siamo tanti “tu” insieme, in giro per il mondo.
In “Dovrai” canti «scoprirai un piacere diventare un vizio». Ma qual è il tuo più grande vizio, quello di cui non puoi fare a meno?
Sono sempre troppo severa con me stessa, a parte questo, il McDonald’s e le sigarette.
E se “Dovrai” fosse un un odore quale sarebbe? Quale aroma pensi possa definire fedelmente il tuo ultimo singolo?
È il risveglio da una serata brava, quando berresti litri di acqua e senti ancora quel terribile odore di alcol in stanza; poi apri la porta e la mamma ha fatto le lasagne, ed è tutto perfetto. Però potrebbe anche essere caffè, perché ci sono tante notti insonni dietro a quel pezzo, tanta maturità (sudata) e lucidità.
Il brano vanta la collaborazione di Achille Lauro, a cui hai aperto le date del “ROLLS ROYCE Tour”. Come è nata la vostra collaborazione? In che modo pensi abbia arricchito il tuo brano?
La nostra collaborazione su questo brano è nata in modo molto naturale; io avevo scritto un altro brano che mi sarebbe piaciuto molto fare con lui e l’idea iniziale era di fare quello, poi Achille Lauro ha sentito “Dovrai” e gli è piaciuta tantissimo. Ha arricchito il brano innanzitutto rispettandolo, senza stravolgerlo (non è facile) e poi con un pathos che solo lui sa dare. Se posso permettermi, inoltre, non l’avevo mai sentito cantare così bene, usare la voce così, sono rimasta senza parole.
Hai spaziato tra molti generi nella tua carriera, e potrebbe sembrare difficile “catalogarti”. Come ti rapporti con l’attuale scena musicale italiana, in cui si cerca di etichettare e definire qualsiasi cosa?
Infatti, faccio una fatica atroce! Il mio problema è che mi piace praticamente tutta la musica e vorrei sperimentare diversi generi musicali che rispecchino degli stati d’animo, così mi baso più sulla mia emotività che su regole precise. Non so se troverò la mia strada o se questa ambiguità sarà la mia maledizione, spero davvero di poter continuare ad essere ciò che sono e creare comunque un mio concreto pubblico, che sappia sentire al di là del genere.
Come hai vissuto le ultime settimane di lockdown? Ne hai approfittato per riposarti, oppure hai colto l’occasione per scrivere altro? Non ti lascio andare se prima non mi riveli qualcosa sul futuro!
In realtà non male, sono abituata a passare molto tempo a casa, mi piace parecchio. No, ho lavorato molto, anche perché vista la quarantena, ho dovuto lavorare alla realizzazione del videoclip di “Dovrai”. Sicuramente mi sono lasciata andare al cibo e all’astensione totale da qualsiasi tipo di attività fisica. Il futuro prevede un album, attualmente in incubatrice.
Joey, ti ringrazio per essere stata con noi. Sappi che ogni volta che «finirò le sigarette al momento sbagliato», quindi sempre, ti penserò. Le ultime righe sono per te, puoi concludere come preferisci. Fai del tuo peggio! A presto!
Grazie a voi per l’interesse dimostratomi! Ho finito le parole al momento sbaglia-