Mettiamoci subito d’accordo per scansare ogni equivoco: è OVVIO che i fan siano il carburante naturale di ogni artista. È grazie al loro supporto se il proprio beniamino può produrre materiale musicale e campare del lavoro che ama. Spettatori paganti, appassionati, fruitori di musica in streaming o (speriamo per molto tempo ancora) via disco, sono ciò che manda avanti il mercato musicale. Il focus dell’articolo è, ovviamente, un altro.
Le persone di cui parlo sono coloro che sfiorano il fanatismo violento. Come se questi individui fossero dei prescelti che qualche entità sovrannaturale ha marchiato – o dannato – con il ruolo di prescelti. Coloro che devono difendere a spada tratta l’artista che ritengono il migliore sulla piazza, senza se e senza ma. Il che può anche essere giusto, intendiamoci; se ci piace un determinato cantante, musicista, dj, suonatore di bongo o pentole, perché non dovremmo specificare perché ci fa impazzire a tal punto?
Io l’ho fatto spesso. Chi mi conosce sa benissimo quanto io ammiri e apprezzi Caparezza. Un’artista poliedrico che sbatte in faccia agli ascoltatori a suon d’ironia – specialmente verso se stesso – e cruda verità tematiche delicate e importanti. Man mano che lo scoprivo trovavo necessario il condividere il mio “sapere” con amici, parenti e passanti. “Hai sentito qua?”, poi “No non hai capito, senti ‘sto verso che bomba” e “Qua vuol dire questo e quello”, per finire in “Genio. GENIO!”.
Se avessi usato lo stesso tempo che ho dedicato a Caparezza (e tanto mi manca ancora per comprende le sue opere appieno) per lo studio, ora sarei ingegnere termonucleare. Scherzi a parte, ho rischiato davvero di diventare uno di quei fan che, se trova qualcuno che non condivide lo stesso gusto, risponde con estrema leggerezza e totale noncuranza una semplice, piccola e deplorevole frase: “non capisci niente”. E da fan, penso non ci sia cosa peggiore che diventare ciò che, molto probabilmente, un’artista odia: un totale invasato, che lo ama per partito preso. Ne riconosce ovviamente il talento, nessuno dice il contrario. Sincero nell’intento, ma sgraziato e scorbutico nei modi.
La fanbase tossica, colei che ammazza e la discussione musicale
Sicuramente a molti artisti frega poco, l’importante è vendere d’altronde. Ed è giusto anche quello, per carità, ognuno getta acqua al proprio mulino, mira a determinate schiere di pubblico per raggiungere un determinato successo, e bla bla bla. Ma credo che in ogni caso e in ogni contesto, tra menti senzienti, la discussione musicale possa essere un mezzo fantastico, sia per parlare di ciò che ci accomuna e piace, sia per cercare un confronto.
Ma alle volte è proprio qui che si annida il vero “nemico”. In questa Selva di detentori della verità e difensori mai richiesti, ecco che spuntano fuori gli Eletti. Coloro che distruggono ogni tentativo di discussione e confronto. La fanbase tossica, il male, una radice che andrebbe estirpata con foga e rabbia. Colei che ammazza totalmente la discussione musicale. E non c’è niente di più triste e dannatamente avvilente, davvero.
Mi è capitato poco tempo fa, proprio in occasione dell’uscita di “Exuvia” di Caparezza, di seguire alcuni post. Maledetto sia il web e chi l’ha inventato. Preciso: “Exuvia” è un album splendido che mi ha portato a interrogarmi, riflettere, ragionare e ricercare diverse chiavi di lettura. Come mi è capitato, del resto, con ogni disco di quest’artista, ed è per questo che lo apprezzo tanto. Ma ho fatto una cosa: mi sono azzardato nel sollevare qualche “critica” su alcune barre, versi o frasi che ho ritenuto meno significative o potenti di altre a livello di scrittura. Non solo dell’ultimo disco, ma in generale. Ci sta poi, no?
Mai mi azzarderei di non riconoscere, magari proprio per la determinata frase che a me non ha fatto urlare di gioia, il tempo e la fatica spesa per crearla, incastrarla e musicarla. Ci sono tante regole che sicuramente ignoro, pensieri e voli pindarici fatti dall’artista che non posso intuire, o che magari non comprendo per limiti. Ovvio, tutto vero, tutto lecito. E chi dice il contrario? Lungi da me.
La discussione musicale può essere un mezzo fantastico, sia per parlare di ciò che accomuna e piace, sia per cercare e creare un confronto
Eppure, non l’avessi mai fatto. “Qua leggo delle lacune linguistiche eh!” o “Vabbè, ma se non capisci la colpa mica è la nostra”, i classici commenti ricevuti in risposta. Ragazzi miei, qua invece abbiamo dei chiari e limpidi problemi di comprensione del testo eh, semplice. Quando avrei detto “che schifo” o similarità? Ho fatto una stories dove ho preso il CD, l’ho gettato a terra e ho iniziato a defecarci sopra con insistenza? Io poi, che se tentassi solamente di scrivere un testo del genere, probabilmente mi causerei ischemie multiple e danni neurologici permanenti.
Non ho mai preteso che in ogni verso terzine dantesche o incatenate (che in realtà ci son anche state, tra l’altro). Ho semplicemente detto che alcune frasi, barre, chiamatele come vi pare, non mi hanno fatto impazzire come altre. Così, per parlarne, anche per trovare qualcuno che mi suggerisse un diverso punto di vista, il che è sempre ben accetto, accidenti. Ovviamente c’è chi mi ha risposto e creato una discussione lunga e piacevole. Punti di vista che si scontravano per il puro gusto di farlo, parlare e sviscerare i propri pensieri. Piacevolmente, con garbo e totale rispetto.
Gli invasati, invece, mi sono sembrati i fan di Vasco Rossi che sono andati a insultare Checco Zalone sotto la sua performance-parodia a Zelig. Un qualcosa che farebbe rabbrividire un cadavere già decomposto. La morte del pensiero, il vuoto pneumatico. Devastante. Mi sono sentito triste e amareggiato. Non capivo: nel senso, siamo dalla stessa parte, no? Dannazione, tifiamo la stessa squadra!
Poi ciò che è successo nei giorni a seguire, ancor peggio. Con l’invito di Caparezza a Propaganda Live e l’ironico intervento della “consulenza musicale” di Colapesce e Di Martino abbiamo raggiunto l’apice. Lo sketch poteva piacere o meno, risultare fastidioso o poco divertente, quello che vi pare, «de gustibus non est disputandum»; ma da lì ad andare a offendere gli artisti, il programma e tutto il cucuzzaro no. No ragazzi, qui la cosa sta realmente sfuggendo di mano. Anzi, forse è sfuggita da tempo, irrimediabilmente.
Vi è mai capitato di mettere in discussione il suffragio universale? No seriamente, perché se non vi è mai capitato vi invidio tantissimo
Ci sono cose che non capisco. Ce ne sono tante, il più delle volte mi sforzo per tentare di capirle, guardandole con un punto di vista differente. In quel momento, invece, ho semplicemente smesso di prendermi a cuore la questione. Davvero, non ne valeva la pena. L’unica cosa da fare, per campare sereni, è ignorarli. Ignorare senza indugio la fanbase tossica. Sempre, ovunque. Annuire e dire “sì, ovvio, hai ragione. Come dici tu amico mio”, e scappare, il più lontano possibile.
Ovviamente il discorso non riguarda solo questi aneddoti. Quante volte succede con altri artisti e altri trilioni di contesti? Tutti i giorni e tutte le ore. Per carità, è bello che ci sia movimento ed è splendido che la gente si infervori quando parla qualcosa che ama! Però ecco, farlo solo per prendersi i classici 15 minuti di notorietà, urlare e far casino, senza portar nulla di costruttivo, penso sia davvero una perdita di tempo. E Caparezza lo insegna bene che il tempo è prezioso, no?
Poi predico bene e razzolo decisamente male: io che dico di ignorarli son qui a scrivere e ho superato le 1000 parole da un pezzo. Sono l’incarnazione dell’ipocrisia, altroché. Ma tant’è. Purtroppo in troppi si prendono troppo sul serio, ed è un vero peccato. Si possono affrontare discussioni serie e impegnative anche con leggerezza, senza necessariamente risultare tossici o dannatamente fastidiosi. In fin dei conti, ricordatevi che è un disco allegro.
PìEsse.: e non voglio iniziare a parlare di quelli che dopo un post chilometrico, in cui si analizzano mille sfaccettature e sottigliezze di un discorso, rispondono con un “Concordo su tutto”. Così, tutto giusto, tutto bravo, tutto bello. Sono sicuro che per queste persone esista un girone dell’Inferno a parte. E se così non è, state certi che arriverà presto.