LA STAZIONE: "Spegnevamo tutte le luci e cantavamo" • MUSIC.IT
La Stazione in sala prove.
La Stazione in sala prove.

LA STAZIONE: “Spegnevamo tutte le luci e cantavamo”

Ragazzi de La Stazione, siamo lieti di avervi sulle nostre pagine. Siete un gruppo relativamente giovane, ma immagino che già avrete maturato qualche esperienza fuori dal comune. Raccontateci qualcosa che ancora non avete detto a nessuno.

Probabilmente ancora non è noto che abbiamo deciso di chiamarci La Stazione poco prima di un concerto quando, fuori dai cancelli, intenti a fumare una sigaretta, pensavamo a quale nome dare al nostro progetto. Pronunciammo all’unisono, per scherzare probabilmente, il nome La Stazione con un particolare accento in dialettico tipico della città da cui veniamo, Lamezia Terme. A quel punto ci rendemmo conto che l’avevamo trovato – dialetto a parte – e ci chiamammo così.

Come nasce l’idea de La Stazione, e quali sono gli artisti che vi accomunano e vi ispirano nella stesura di musica e testi?

La Stazione nasce da noi tre: ci conosciamo da una vita, siamo amici da anni e fin da piccoli abbiamo sempre cantato e suonato. Col tempo abbiamo cominciato a comporre le prime strumentali e i primi testi, finché quello che creavamo non ha cominciato realmente a soddisfarci, a convincerci. A quel punto è nata l’esigenza di dare sfogo alla musica che facevamo, ed è nata La Stazione. Il nostro è un progetto particolare perché, per certi versi, veniamo da generi musicali molto diversi. Generi che, in un certo senso, tentiamo di coordinare e integrare nella nostra musica, che diviene così figlia di quello che ascoltiamo: dal classic rock al pop inglese e nazionale, dall’indie contemporaneo al classico cantautorato italiano.

Avete qualche rito particolare che seguite durante le prove o la scrittura? Una qualunque cosa senza la quale, magari, sentite che non riuscite a tirare fuori il meglio?

Durante la registrazione del nostro EP, in effetti, avevamo sviluppato una piccola cerimonia che spesso eseguivamo prima di registrare le voci dei nostri brani: spegnevamo tutte le luci e cantavamo completamente al buio, se non per la luce di una abat jour. Marco, durante le sessioni di registrazione più dure, non incominciava se non era tutto buio.

Ho ascoltato i brani che avete pubblicato negli ultimi tempi. Un sound pulito e leggero, accompagnato da testi spesso introspettivi. Da cosa nasce il desiderio di esprimere questi sentimenti?

Le nostre canzoni possono nascere o da nostre vicende personali, e sono dunque le canzoni più intime per noi, o da nostre riflessioni. Nel primo caso mettiamo in musica i nostri sentimenti, ciò che abbiamo provato alla luce dell’esperienza: paure, ansie, eccitazione, ecc. Nel secondo caso invece è la nostra mente a finire nella canzone. Quando qualcosa di così razionale è oggetto del nostro lavoro, allora in un certo senso il processo creativo è più arduo, più bisognoso di attenzione. Del resto però, c’è anche molto meno in ballo di quando scriviamo di noi nel personale. È tutto la conseguenza della nostra incapacità di tenerci dentro sentimenti ed idee, e il nostro EP è ciò che scaturisce dall’alternanza di quelli che potremmo chiamare brani di testa e brani di cuore.

Avete appena pubblicato il vostro primo EP. Alcuni brani erano già disponibili online, ma voglio chiedervi di parlarmi dei brani che non avevate pubblicato e che erano rimasti nascosti fino ad ora.

Oh sì, assolutamente! Il nostro EP d’esordio, “Mezzastagione”, ha avuto quattro singoli estratti, alcune delle canzoni di cui noi siamo più orgogliosi. Ma ciò che abbiamo lasciato dentro non è da meno. Le tre canzoni inedite all’interno contengono due fra i pezzi più intimi dell’intero EP, che parlano completamente di noi e sono una un compromesso con la tristezza, l’altra una sorta di inno personale. La terza canzone è l’unico pezzo in inglese presente nel nostro EP. Qualcosa che ci sentivamo di fare e che abbiamo fatto. Qualcosa che forse non ci si aspetterebbe, ma noi crediamo di essere anche questo.

Vorrei discutere con voi dell’attuale situazione musicale in Italia. La musica underground trova sicuramente poco spazio, nonostante in questi ultimi periodi stiamo vivendo l’ascesa di diversi gruppi di genere Indie. Cosa ne pensate? Quali sono le intenzioni per il vostro futuro musicale?

Noi accogliamo con piacere questa attenzione nuova che i media tradizionali stanno riservando agli artisti della scena indie. Fa piacere vedere un artista giungere a traguardi importanti nella sua carriera dopo anni di gavetta passati a suonare in giro per il paese, fra club e locali. Fa sentire come se, per una volta, le cose andassero per il verso giusto. Finalmente possiamo vedere qualcuno salire sul palco di uno stadio gremito, quando negli scorsi anni ha prima riempito bar, locali e palazzetti. Nel nostro futuro musicale vediamo sicuramente altre canzoni ancora da scrivere. Ci circolano nella testa, ci danno la caccia, soprattutto ora che non abbiamo troppo tempo per dedicarci a loro a causa dell’uscita del nostro primo EP. Ma presto le riacchiapperemo e torneremo a scrivere. E poi live e concerti, ovunque ci vogliano, ovunque riusciremo ad andare.

È stato un piacere poter fare due chiacchiere con voi. Vi lascio un po’ di spazio per dire ancora qualcosa.

Abbiamo detto tutto, più o meno. “Mezzastagione”, il nostro EP d’esordio, è fuori dal 21 Agosto, disponibile su Spotify, iTunes, Google Play, Apple Music, Deezer e Amazon Music. Speriamo possa piacervi così com’è piaciuto a noi cantarlo e suonarlo.