Lavilla benvenuto sul portale di Music.it! Raccontami un’esperienza particolare riguardante la tua carriera musicale che vuoi condividere con i nostri lettori.
Quando ho iniziato a giocare con la musica ero al liceo. Cantavo in una band con alcuni compagni di classe e ci divertivamo a suonare in giro appena ne avevamo la possibilità. Così ci ritrovammo a partecipare ad uno di quei contest dove la maggior parte delle band suona metal andandoci giù molto pesante. Noi invece proponevamo rock inedito con delle influenze pop. Insomma eravamo decisamente fuori luogo in base agli standard della serata! Ricordo che al momento del grande responso finale, prima di farci fuori, una giurata commentò la nostra performance con queste parole: «Perchè la gente dovrebbe ascoltarvi? Se volesse ascoltare i Lunapop ascolterebbe direttamente i Lunapop».
E voi cosa avete risposto?
Non replicammo. Quella che per lei voleva essere una critica era invece per me, appena diciottenne e grande fan di Cesare Cremonini, il più grande complimento che potesse farci. Però quel tono spocchioso che usò non mi andò per niente giù. Alla fine della serata la presi in disparte e le dissi: «Guarda bene questa faccia e memorizza bene questa voce, perché ti do la mia parola che un giorno ne sentirai parlare».
Ero giovane, immaturo e ribelle, ma ancora oggi richiamo alla mente quell’episodio per non affievolire la mia determinazione. Sono passati otto anni e sto ancora lavorando alla mia rivincita.
Potresti essere sulla buona strada per averla, Michele Tammaro! Hai chiamato il tuo progetto Lavilla. Come mai hai scelto questo nome d’arte?
Qualche anno fa condividevo un appartamento con altri studenti nella zona universitaria di Caserta. Era una mansarda piuttosto grande e nel cortile avevamo diversi alberi di mandarino. Per scherzo la chiamammo Villa Mandarino e divenne un vero e proprio culto sia per noi sia per chiunque ci trovassimo ad ospitare. Sono stati anni felici, pieni di esperienze condivise, ed è stato lì dentro che ho cominciato a dedicarmi seriamente alla musica e a collaborare con diversi artisti locali. Niente avrebbe potuto rappresentare meglio il mio percorso del nome Lavilla.
Il 7 Dicembre è uscito “Insaziabile”, il tuo singolo d’esordio con la SparoParole. Com’è nato questo lavoro?
È stato un incontro professionale fortuito. Io e Giuseppe Iannello, con cui collaboro alle produzioni, non cercavamo alcun tipo di contratto in quel periodo, volevo solo sperimentare il frutto del nostro lavoro cominciando a fare girare qualcosa. Avevamo pronto “Insaziabile”, di cui avevamo già curato musica e video. Così abbiamo programmato un’uscita sui social per avere un feedback dagli ascoltatori. Il caso ha voluto che quando abbiamo annunciato le nostre intenzioni, Giuseppe Della Mura della SparoParole, ci ha proposto di discutere la possibilità di una collaborazione. Lui ci seguiva già sui social, e la nostra idea gli è piaciuta parecchio, e a noi è piaciuto il suo buonsenso di mettere in tavola delle condizioni contrattuali ragionevoli. Da allora siamo entrati a far parte del roster dell’etichetta, firmando un contratto di distribuzione, inaugurandolo proprio con l’uscita di “Insaziabile.”
È stato un incontro davvero fortunato, più che fortuito. Cosa vuoi trasmettere ai tuoi ascoltatori attraverso il testo e il videoclip di “Insaziabile”?
Il video nasce dall’idea di raccontare visivamente l’essenza di un atto d’amore. Un minimale gioco di ombre e sagome, al confine tra fantasia e realtà, sogno e desiderio, inizio e fine. L’incapacità di collocare un sentimento nello spazio e nel tempo espressa dall’insaziabile voglia di abbandonarsi e vivere d’emozioni. L’irrazionale magia della passione alimentata da un’inarrestabile pulsione sessuale metaforicamente rappresentata da un intreccio di corpi danzanti. In questo gioco delle parti, la morale del testo si concentra su quanto sia importante, nelle diverse fasi di una relazione, concedersi di cercarsi, unirsi, perdersi e poi ritrovarsi. Senza mai rinunciare alla libertà di appartenere a se stessi e alla bellezza di condividersi.
Il singolo è elettro-pop moderno. Pensi che rimarrai fedele a questo genere o cambierai rotta?
Non saprei. Non amo la musica pensata. Al momento, quello che ho da dire ha trovato questa forma di espressione. Come evolverà il mio percorso? Non lo so. E forse è proprio questa imprevedibilità che mi piace di più di questo percorso.
Cosa ti ha spinto a fare della musica la tua carriera? Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato?
Vivo la musica come un’esigenza, ma non è l’unica esigenza che ho. La mia filosofia di vita mi spinge a darmi una possibilità in tutto quello che riesco a gestire, e la musica una di queste cose. Sicuramente non è semplice, gli ostacoli sono numerosi. Nel tempo, ad esempio, mi sono ritrovato a collaborare con numerosi musicisti, con i quali poi non ha funzionato. Questo mi ha costretto a dover ricominciare, ogni volta, tutto da capo. Ho trovato la mia stabilità quando ho capito di essere l’unica costante di questo progetto e ho deciso di incentrarlo su di me, i miei gusti e le mie idee. Questo mi ha aiutato a capire che la musica è come l’amore.
E cosa rende possibile l’amore per te?
Se non stai bene prima tu è difficile che tu possa stare bene con qualcun altro. Una volta risolto questo intoppo è stato semplice capire a quale porta andare a bussare per cominciare a lavorare a qualcosa di concreto. Devo molto a Giuseppe Iannello: senza di lui questa rinascita definitiva non sarebbe mai stata possibile.
Lavilla cosa ascolta? Quali sono i tuoi artisti preferiti passati e attuali?
Mi piace molto sperimentare nuovi ascolti. Curioso molto nel panorama di nicchia internazionale e faccio lo stesso anche con quello italiano perché ritengo che abbiamo talenti unici ma con poca visibilità. Mi piace supportarli prima del grande passo nel mainstream. Se dovessi fare qualche nome importante a proposito di artisti che preferisco mi viene da citarvi i Pink Floyd, The Cure, The Smiths, Joy Division, Arctic Monkeys, Foals o magari Subsonica, Niccolò Fabi, Cesare Cremonini, Cosmo, Bonobo, Trentemøller. Potrei continuare all’infinito.
Che Dio benedica YouTube e Spotify!
La nostra chiacchierata finisce qui. Saluta il nostro pubblico come vuoi! Ciao!
Concludo come abitudine dicendovi che Lavilla è sempre aperta a nuovi ospiti, anche occasionali, o a nuovi coinquilini. Quindi vi invito almeno a dare un’occhiata alla casa per poi decidere se o in che vesti tornare. Vi lascio tutte le indicazioni per raggiungerla e intanto mi metto a fare il caffè!