TRITONICA: “La condizione umana spesso versa nella disforia”
I Tritonica in una foto promozionale.
I Tritonica in una foto promozionale.

TRITONICA: “La condizione umana spesso versa nella disforia”

Ciao Tritonica! Benvenuti sulle nostre pagine. Entro a gamba tesa: cosa mi dite se vi dico musica?

Ciao a te e alla redazione! Siamo molto diretti: musica è un incastro dialettico. La musica è il combinarsi di elementi antitetici che proprio nella loro divergenza si riconoscono in un’unità. Musica, più che suonare, è cura del dettaglio. Ogni elemento ha il suo posto. Tutto sta nel trovarlo, perché l’habitat degli elementi è nascosto. Per cui musica è ascolto, ascolto e ancora ascolto.

In che senso?

Facciamo un esempio. Se guardiamo un viso tutti i giorni, raramente ci rendiamo conto di come invecchia o si modifica ogni minuto, ogni ora, ogni anno. Ugualmente se guardiamo l’albero che si affaccia sulla finestra della camera da letto. Ciò che annulla l’osservazione speculativa è l’abitudine. Ecco, anche nella musica quando suoni un riff o sperimenti una precisa ritmica subentra l’abitudine e il pezzo sembra definito, perfetto. Ecco quindi che il posto reale degli elementi è occultato, nascosto dall’abitudine e il segreto è riconoscere l’incastro facendo scontrare gli elementi in modo che trovino il loro naturale posto. Ti assicuriamo che quando ogni elemento riconosce la sua importanza nel suo luogo specifico allora quell’incastro dialettico che è la musica diventa armonia, sinfonia, totalità.

Sono molto curiosa: quando e come Andrea El Khaloufi (chitarra) Nicola Di Lisa (batteria) e Alfredo Rossi (basso) sono diventati i Tritonica?

I Tritonica nascono per la loro devozione al tritono e al Signore della Luce “Al- Ghazzali”, band bolscevica e stakanovista nata nel 2016 a Roma. Una comune passione di tre studenti universitari per la sfera musicale sludge/grunge, stoner e progressive rock/metal. Non c’è stato un momento specifico in cui abbiamo capito che dovevamo suonare insieme. Infatti è bastata una jam in sala prove per comprendere come dovessimo proseguire e suonare insieme. Nella musica ci sono momenti indefinibili, uno di questi è il comprendersi con uno sguardo, con una nota, con una ritmica. Ecco, quando succede questo la band ha un’anima, perché non è sconnessa. È un’unità che si divide pur sempre rimanendo unita. Tra di noi si è rivelata subito un’empatia musicale e tutto, di conseguenza, è stato automatico: i pezzi, la loro struttura e il loro senso.

In che modo l’ambiente in cui siete cresciuti ha contribuito alla vostra coscienza musicale?

Ci siamo conosciuti negli anni universitari. Per cui abbiamo avuto influenze diverse. Ma tutti e tre siamo stati sempre impegnati con vari progetti musicali. Andrea a Giulianova con i Violence of the Sun e le loro sonorità stoner. Alfredo e Nicola a Roccavivara con i Devils from Heaven e il loro rock psichedelico. Questi elementi sono stati fusi una volta nato il progetto Tritonica. Per la sezione ritmica, Alfredo e Nicola, è stata una proficua scoperta lo stoner. Per Andrea è stato importante scoprire gli incastri vocali, la psichedelia e il sound che si crea quando si fa attenzione alle dinamiche. In generale crediamo sia importante l’ascolto e la curiosità quando si ha a che fare con la musica. Ogni dettaglio ha la sua importanza va compreso e approfondito. Più che l’ambiente è quindi fondamentale studiare varie influenze musicali e raccogliere quanto di più opportuno si trovi in esse.

Come nasce “Disforia”?

Disforia” nasce nella primavera del 2017. Dopo la realizzazione dell’EP “Tritonica”, uscito il 6 gennaio 2017, avevamo già iniziato a metter su qualche jam. Di solito le idee maturavano nell’aula XV autogestita di Filosofia a La Sapienza. Siamo tre studenti universitari, due di filosofia, Andrea e Nicola, e uno di lingue, Alfredo. Eravamo soliti riunirci lì per sperimentare nuove idee e migliorare quelle già in essere. Gli strumenti che ci permettevano la creazione erano un paio di chitarre classiche mal messe e delle percussioni di qualche tipo. Niente di che: un djembe con la pelle bucata e un tavolo di legno picchiato con i palmi delle mani. Grazie ai consigli compositivi del maestro Rino Pelle, già collaboratore e compositore dei testi per il precedente EP, le jam sono state elaborate nelle sale prove in zona Tiburtina. E poi sono state eseguite durante i live in vari locali della Capitale.

Si potrebbe dire che la relazione con il pubblico vi abbia caricati positivamente!

Esattamente! Il positivo riscontro del pubblico ci ha portato ad approfondire gli embrioni dei pezzi, con l’intento di dargli un sound distintivo. Ci piacerebbe che chiunque ascolti il brano possa dire: “Questi sono i Tritonica”. Per questo in seguito i pezzi sono stati perfezionati, inseriti in un’idea di album dove ogni elemento ha la propria coerenza e il proprio incastro. Nascono così una storyline e l’intenzione di comporre questo lavoro con le registrazioni a Giulianova, nel Noiselab Studio di Sergio Pomante. Nella realizzazione dell’album non è intervenuto un Noumeno, non c’era un’intenzione creatrice. Inizialmente le tracce dell’album non erano state composte in vista di un’unità. Il supporto delle persone che ci hanno sempre seguito ci ha spinto ad andare avanti. Questo è un concept album, ha una storia ed è stato studiato affinché rendesse una precisa sensazione emotiva. Che poi di preciso ha solo il suo essere caotica, disforica.

Dalla caratura e cura del disco si evince una certa devozione al tempio della musica. Quali sono i vostri dei e perché proprio loro?

Opeth, Alice in Chains, Kyuss, Tool. Queste band ci forniscono precise influenze musicali. Gli Opeth per i poliritmi, gli Alice in Chains per gli incastri vocali, i Kyuss per la loro caricatura stoner. Ecco queste sono, sinteticamente, caratteristiche che ricerchiamo nella nostra musica. I Tool per le loro idee di concept album, ma non solo. Perché poi, in fondo, sono un macro insieme dove è contenuto tutto, ogni dettaglio, ogni armonia, ogni incastro.

Cosa volete che il pubblico ricavi dalla disforia, così come l’avete presentata voi? Ammesso che sia anche al subconscio che vogliate arrivare. Cosa che personalmente credo sia vera e peraltro riuscita.

Intanto ti ringraziamo per la tua personale opinione riguardo il lavoro. Come siamo soliti dire: ossequi. “Dysphoria” è una parola greca composta da dys (male) e pherein (sopportare). È un termine usato in psichiatria per indicare uno stato di depressione accompagnato da irritabilità e nervosismo. È l’opposto dell’euforia. Questo è il messaggio principale che abbiamo intenzione di mandare attraverso l’interezza del disco. La condizione umana spesso versa in questo stato, al quale si arriva attraverso un travaglio psicologico che è musicato in questo concept.

Qual è il concerto irrinunciabile di cui dovete avere il biglietto ad ogni costo?

Tool. Abbiamo già deciso che faremo un salto ovunque vadano in Europa!

Esistono realtà musicali contemporanee a cui vi ispirate e che vi influenzano?

Il panorama contemporaneo presenta tante band interessanti. È chiaro che, avendo come obiettivo la ricerca di un nostro sound specifico e distintivo, possiamo al massimo ascoltare e individuare quanto di utile vi possa essere per la nostra musica. Più che un’ispirazione quindi è un’esplorazione oculata, intrisa di curiosità verso tutto ciò che è nuovo. A tal proposito, interessanti sono i lavori musicali curati dall’etichetta Dischi Bervisti. Qualcosa di assolutamente originale nel panorama musicale italiano, ti consigliamo di darci un’occhiata!

Qual è il palcoscenico che sognano i Tritonica? Ce n’è uno in particolare oppure basta che si suoni, anche per strada? Insomma, qual è il vostro rapporto quotidiano con la musica?

Credo che tutti vorrebbero suonare sul palco perfetto dove ogni cosa è curata al dettaglio e la soddisfazione per l’artista è sicuramente amplificata. Ma ci accontentiamo di suonare ovunque. L’importante è creare, esplorare e divertirsi. Come ti dicevamo in precedenza, “Disforia” è nato da chitarre classiche e djembe. Il nostro primo concerto davanti a un pubblico è stato con due chitarre classiche e un djembe, senza luci, senza casse, senza monitor e senza microfoni. L’importante è suonare.

Il 9 Ottobre il vostro disco è uscito nel mondo: avete già pronto un tour di sostegno?

Dal 9 Ottobre è disponibile sulle nostre piattaforme Bandcamp, Soundcloud, Spotify, iTunes e tutte le piattaforme digitali per la musica online. Per quanto riguarda il tour, l’intenzione è quella di raccogliere date in Italia per la primavera. Ma per il momento non ci sono ancora date certe da poter condividere.

Progetti per il futuro?

Stiamo già lavorando al prossimo album, abbiamo 4/5 pezzi sul tavolo pronti ad essere elaborati e cercheremo di stupire il pubblico così come accaduto durante i live che hanno portato all’attuale lavoro.

Vi saluto, cari Tritonica. Anzi, salutateci voi e fatelo senza censure!

Vogliamo ringraziare innanzi tutto te e la redazione per la vostra disponibilità e attenzione. Poi vogliamo ancora una volta ringraziare Sergio Pomante, Rino Pelle, Valeria Venerucci, Giulia Tresca, Daniele Vicerè e quanti hanno collaborato con idee e consigli alla realizzazione di questo lavoro. Inoltre salutiamo Dischi Bervisti e l’ufficio stampa di Nunzia J. Tamburrano per aver ascoltato e accolto la nostra proposta e il nostro progetto.