Le POLLUTED ROOTS dei SUBTREES fioriscono in un metal diverso (Album)
La formazione dei SUBTREES.

Le POLLUTED ROOTS dei SUBTREES fioriscono in un metal diverso (Album)

Pensavamo di aver detto tutto sul metal, un genere che sembrava avesse fatto ormai il suo corso. Ma i SUBTREES, band italiana di quattro giovanissimi e talentuosi ragazzi, smentiscono l’assunto. Debuttano il 22 ottobre con il loro primo album “Polluted Roots”, registrato a Bologna presso il Vacuum Studio di Bruno Germano e il Waiting Room Audio di Enrico Baraldi. Sono tracce scritte e pensate per essere cantate in inglese. In effetti il sound rimane tutto d’oltralpe.

La melodia si fa rude e melensa nella seconda traccia, “Everything’s Beautiful, Nothing Hurt”. La voce di Roberto Andrés Lantadilla, che ha scritto i testi, si modula in variazioni più heavy e il ritmo di “Polluted Roots” si fa più massiccio, concreto. Ne hanno fatta di strada i ragazzi: dalla cantata strascicata à la Eddie Vedder, più evidente nel primo EP “On a broken rope”, autoprodotto nel 2015, ora emerge una sonorità più incalzante. “Polluted Roots” è un progetto più organico e affonda le sue radici inquinate nel rock più puro.

“Polluted Roots” dei SUBTREES è un progetto più organico e affonda le sue radici inquinate nel rock più puro.

Dai primi dischi beat/prog dei Genesis “From Genesis to Revolution” ai più decisi Emerson, Lake & Palmer, il tema della storia dell’uomo e dell’universo, è ampiamente trattato dalle band anni ’70. “Polluted Roots” si pone come un ponte, tra radici profonde e uno stile espressivo più personale e contemporaneo. I SUBTREES fanno spazio solo al meglio di se stessi, passando dai toni heavy rock fino ad avvinarci al più moderno Gary Jules. “Syngamy”, prima traccia, rimanda al tono misto di passione e rabbia, tipico di Kurt Cobain, il più grunge di tutti. L’exploit dell’album si ha nella traccia finale, “Jungle over exposure” che, pur sembrando già familiare, ha tutto il calibro di un brano completo.

I suoni, a tratti puri, sono accompagnati da una voce, quella di Roberto Andrés Lantadilla, ancora non ben definibile. E nonostante i SUBTREES siano all’inizio, l’impegno già si vede. Presentato dall’etichetta musicale Dischi Bervisti, masterizzato da Claudio Adamo presso lo studio Fonoprint di Bologna, “Polluted Roots” è un buon prodotto, ambizioso. Puntano in alto i SUBTREES, a un sound metal netto che si accorda, organicamente, a tonalità più rockeggianti, fatte di tanta batteria e chitarre elettriche. Tra alti e bassi, a emergere è sempre la passione per la musica di quattro ragazzi coraggiosi. Il resto è tutto da ascoltare.

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SUBTREES

POLLUTED ROOTS

22 ottobre 2018

Dischi Bervisti

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