Noi di Music.it siamo felici di conoscere Alessandra Nazzaro, in arte “Lena A.”. Dunque, apriamo questa intervista raccontando un aneddoto imbarazzante su di te, ancor meglio se inedito!
Ciao! Avevo un appuntamento con dei videomakers, al bar. Arrivo al luogo stabilito, incrocio lo sguardo di due persone che vagamente mi ricordavano i ragazzi con cui dovevo parlare. Mi seggo al loro tavolo, mi presento, inizio a raccontare loro del mio progetto, mostro fotografie, Instagram, espongo qualche idea. Al primo momento utile per prendere fiato mi fermano. Eh no, non erano loro i videomakers che stavo aspettando ed io stavo parlando da almeno 10 minuti.
Questo pseudonimo, Lena A., nasce da un nomignolo con cui ti chiamava la tua migliore amica: per te è molto importante l’amicizia? Che ruolo ha nella tua vita?
Da buona figlia unica, ho riposto tante tante speranze nell’amicizia, nei legami gratuiti che vengono a crearsi, quelli che si riconoscono, si aspettano, si cercano ed hanno il desiderio di vivere
la vita insieme nella fratellanza. L’amicizia, quella vera, è una grande storia d’amore, in cui si perdona più facilmente e si comprende maggiormente l’altro, perché lo si accetta a cuore libero. Io sono stata fortunata, perché nella vita ho un esempio così: due amiche, le sorelle che non ho mai avuto, un dono, un buon motivo per cui ringraziare l’universo.
Il 4 Settembre è uscito “Tra le dita”, singolo che vede la collaborazione di Giovanni Carnazza. Come ti sei trovata? È difficile bilanciare le tue esigenze musicali con quelle di qualcun altro?
Giovanni è un produttore sensibile, io sono una persona molto determinata. Siamo riusciti a fondere queste due componenti ed arrivare a dei compromessi musicali interessanti, facendo coesistere due modi di vivere, pensare ed immaginare la musica in un unico brano.
Il brano parla della fiducia ed in particolare mi ha colpito una tua frase: “Ci vestiamo di alibi, scuse, ansie che non fanno dormire la notte”. Cos’è che ad una giovane ragazza come te fa più paura?
Il futuro. Le promesse da mantenere. L’infelicità.
Lena A., hai studiato filologia moderna, nonostante questo hai sempre saputo che avresti fatto musica?
Ho studiato Lettere e Filologia per passione, perché curiosa dei mondi di carta che si sarebbero spalancati davanti ai miei occhi. Nonostante ciò, ho sempre ascoltato il richiamo della musica, degli 88 tasti del pianoforte, della mia voce e della mia penna, perché non avrei potuto fare diversamente, perché non posso farne a meno.
Il mercato musicale si sta evolvendo, alla luce della nuova emergenza sanitaria sono cambiate molte cose: quale pensi sarà l’impatto che tutto questo avrà sulla tua carriera? Hai notato già dei cambiamenti nel modo di lavorare?
Non nego ansie e turbamenti. Ho da poco suonato live e stare sul palco, guardando le persone distanziate, mi ha provocato uno strano effetto. Credo però che l’importante sia che la musica continui a girare dal vivo, continui ad essere presente, magari con maggiore qualità e minor quantità.
Lena A., la nostra intervista termina qui, le ultime righe sono per te. Chiudi come vuoi! Ciao!
Grazie dell’intervista. Ho solo aperto il coperchio della scatola, tra poco vedrete un pezzo di puzzle alla volta e potrete scoprire quale storia sto raccontando. Tutti abbiamo bisogno di un po’ di attesa per comprendere davvero gli incastri.