Ciao Les_Idealisti! Noi di Music.it iniziamo le nostre interviste lasciandovi al libero racconto. Avete qualcosa di divertente, imbarazzante da raccontarci, magari accaduta durante i vostri live, esibizioni, prove?
Ciao! Certo, posso raccontarti di quella volta che il nostro precedente bassista arrivò alle prove completamente ubriaco, era il giorno del suo compleanno, e dopo averci detto che era una fortuna incredibile che fosse arrivato vivo fin lì, in sala prove, attaccò il basso. Alla fine della prima canzone si era addormentato a terra ma…continuava a suonare la corda di MI a vuoto. Una sorta di riflesso incondizionato. Mi fece tanta tanta tenerezza. Questo in breve, ma di cose del genere potrei raccontartene a tonnellate in 9 anni di esistenza di questa band. Ora ci siamo ripuliti e facciamo musica per gente per bene. Abbiamo appreso le regole fondamentali del marketing musicale e siamo pronti a conquistare il cuore delle teenager.
Siete un gruppo indie, o meglio dire indipendente. Il vostro stesso nome, come da voi dichiarato, è una critica al mondo indie italiano.
In realtà, apprese le regole del marketing, capimmo che chi cercava “gli idealisti” finiva per fissare appuntamenti per visionare case tramite un noto portale. Ecco, eravamo stanchi di portare traffico a Idealista immobiliare, e abbiamo messo un bell’articolo INDIE davanti al nostro nome, così è più facile trovarci.
Cosa non vi piace di questo mondo?
Non ci piacciono le cose finte, noi non lo so siamo, nonostante tutto. Penso che ci sia una deriva musicale in corso. Mi spiego meglio, sembra quasi una cosa ciclica nella musica (siamo abbastanza vecch …ehmm… SAGGI, da poterlo sostenere con certezza). Penso agli anni ’80, a quel vuoto musicale, interiore e sociale che ha prodotto, subito dopo, una vera rivoluzione con il grunge, con la rabbia, con il rifiuto di un sistema, di un modello stereotipato che non piaceva a nessuno.
Ecco, quest’indie italiano mi fa pensare a quel periodo, questi riferimenti costanti ai social network, alla monotonia della contemporaneità, all’alcool e alle scopate come rimedi verso tutto ma sempre con la maglietta Gucci addosso…che senso ha? Che tipo di rivoluzione è?
E cosa, invece, pensate abbia dato vigore alla musica italiana…
O si fa la rivoluzione per davvero oppure si vive fessi e felici senza pensare a nulla che non sia quello che sta succedendo ora, come fa l’indie italiano e come si faceva negli anni 80. Ecco, questo non mi piace. Io penso tanto al futuro! Ma come dicevo sento che qualcosa sta cambiando, attendo l’arrivo di quell’onda di protesta, di negazione a tutto…non vedo l’ora di cavalcarla!
Il vostro ultimo videoclip, del vostro album #Noise, è stato girato poco prima dell’inizio del lockdown, in una Roma già deserta. La canzone del video “Come l’aria che respiro” canta “sospeso nella nebbia rallento”, e poche ore dopo, valore profetico a parte, ci saremmo fermati tutti. Come band, artisti e musicisti, per voi questo lockdown è stato un momento di riflessione e creatività o più di noia passiva?
La panificazione ha salvato un intero Paese dal crollo psicologico. Dovrebbero indire un giorno di festa durante l’anno per festeggiare il lievito e la panificazione. Questa chiusura ci ha visto molto attivi, abbiamo reagito lanciando un disco in pieno lockdown, siamo riusciti comunque a rimanere sempre vicini e penso che ognuno di noi si sia riconciliato con la sua casa e con la sua intimità di musicista, cosa importantissima per chi suona sempre in una band. Passivi mai, ma come si fa?!?
Les_Idealisti nascono da un’idea di Antonio Granatiero alla ricerca di una formazione capace di dare ampio respiro alle sonorità rock anni ’90 ma anche al cantautorato più attuale. Come funziona la comunicazione all’interno del vostro gruppo? Quanto vi confrontate prima di portare a termine un progetto musicale?
Eh…insomma, diciamo che ci stiamo lavorando su questa cosa. Una band è come una famiglia, ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, il confronto non è mai un passaggio leggero. Ma poi per chi lo è? Ma tutto sommato le cose le facciamo e siamo anche pronti con un secondo disco, vorrà dire qualcosa.
Il panorama italiano vince per quantità di solisti. Resiste con alcune band tutte al maschile come voi ma perde totalmente in band al femminile. Siete degli agenti e dovete formare un gruppo di sole donne capace di regnare sulle classiche. Chi scegliete? Quali sono le cantanti che potrebbero in qualche modo rappresentarvi o anche solo ispirarvi?
Ma ragazzi, parliamoci chiaro, prendiamo quattro pornostar e le facciamole cantare nude con l’autotune. Fatto, abbiamo già scalato qualsiasi classifica. No dai, non si può: abbasso tutte le differenze di genere, abbasso i progetti musicali fatti a tavolino, ammorte chiunque usi la musica come strumento di business e basta. La musica è cuore e passione, è una cosa che ti deve anche far soffrire. Questa cosa della mercificazione assoluta dell’esistenza ha veramente rotto i coglioni, non trovate?
Nei due vostri videoclip, “Aspetterò qui” e “Come l’aria che respiro”, la vostra Roma è senza dubbio la zona ostiense, una delle zone che negli ultimi anni più si è rivoluzionata, più si è fatta underground e fucina di creatività nuove. Anche voi come gruppo musicale avete subito un cambiamento. Nel 2018 cambiate line-up, nome e vi avvicinate di più alle sonorità elettroniche. Perché questa scelta?
Il cambiamento è un processo bellissimo che la gente triste non riconosce e non sa vivere. Tutto cambia. Il nostro secondo disco, ad esempio, sarà un disco di piena sperimentazione sonora. Lì dentro stiamo mettendo tutto quello che non abbiamo osato mettere in “#NOISE”…e suona maledettamente bene!
Potete scegliere un luogo all’aperto dove fare il vostro primo live dopo questo periodo di balconi e divani. Quale luogo scegliete?
Il mare. Dai, questa era scontata. Come si fa senza?
Congiunti musicisti. Potete andare a trovare un vostro caro, musicista. Da chi correte?
Io voglio incontrare il grande maestro: Adriano Celentano!
Bene. Les_Idealisti, la nostra intervista è giunta al termine. Potete chiedere qualsiasi cosa al nostro pubblico, o chiudere come meglio preferite. A presto!
Ragazzi, non fate scherzi… non vorrete ancora tornare a sentire le solite cose trite e ritrite su Spotify, vero? Sentitevi un po’ che bel tiro che ha quest’album #NOISE. «Attenzione, fa bene al pensiero e non contiene autotune».