I LIGHTS OUT fanno rivivere il punk rock con ROTTEN STRAMORTEN (Album)
I Lights Out.
I Lights Out.

I LIGHTS OUT fanno rivivere il punk rock con ROTTEN STRAMORTEN (Album)

Immaginate di essere stati battezzati con i blink-182. Immaginate di aver scoperto un altro significato della parola musica con il punk. Il giorno prima esistevano solo 883, Laura Pausini, Paolo Meneguzzi, gli immortali Backstreet Boys. Il massimo che mi concedevo erano i Finley. D’altronde, lo canta il grande Tiziano Ferro: “Se non uccide fortifica”. Si è aperto un mondo fatto di distorsioni, groove matti e disperati, emozioni che stritolano il cuore nonostante il baratro che mi divide dalla comprensione immediata dell’inglese sia spesso incolmabile. Da lì ho iniziato a scavare, dentro di me e nel concetto che avevo di musica. Ho scoperto la libertà. A distanza di dieci lunghi anni, ho riprovato di nuovo quella sensazione, grazie ai Lights Out. Già dalla prima pennata di “Rotten Stramorten”, intitolata “Let the record play”, l’adolescente che è sempre viva dentro di me sussulta e si libera.

Non si può fare a meno di chiedersi cosa ci sia dietro “Rotten Stramorten”. Il significato di rotten è chiaro. D’altronde, una delle linee ideologiche del punk denuncia quanto di marcio c’è nella struttura socio-economica che straripa e raggiunge la vita privata di ognuno. Stramorten mi ha dato filo da torcere. In ogni caso, “Rotten Stramorten”, inciso dalla Rocketman Records, è un collage di 13 tracce godibilissime. Portano in gloria quel modo di scrivere musica che riuscirebbe a tramandare il punk alle nuove generazioni. Non è solo un revival di qualità quello dei Lights Out. Lo si può dire perché hanno scelto un particolare modo di fare punk, ne hanno fatto un’identità e lo hanno perseguito fino alla fine dell’album.

La contemporaneità esige poliglottismo anche in musica, e i Lights Out dimostrano in “Rotten Stramorten” di saper parlare più lingue, mantenendo però il loro accento specifico.

Le schitarrate finali di “The Show” sono testimonianza della maturità musicale di Francesco Trebbi. In “The Summer Of Punk” c’è un interessante inserto wave-dance verso la metà della traccia. Nonostante sia coperto da elementari pennate di chitarra, riesce a emergere come un segno particolare sulla carta d’identità. La contemporaneità esige poliglottismo anche in musica, e i Lights Out dimostrano di saper parlare più lingue, mantenendo però il loro accento specifico.  In  “The Summer Of Punk” gli applausi sono tutti per il bassista Riccardo Franzini, che ci regala una linea ritmica blueseggiante che non ha niente da invidiare alle melodie emesse dalle chitarre.

Con “Stralenctum”, altra perla di “Rotten Stramorten”, si parla heavy metal. I bridge della chitarra vanno in quella direzione, mentre i fini contrappunti vocali che vedono protagonisti Strøm TapettiStefano Caniati. Non è un registro facile da sostenere, ma sembra un gioco da ragazzi per i Lights Out, che nelle variazioni restano fedeli alla loro identità. In ogni caso, si aggiudica con merito il podio per la traccia più bella dell’album. Poi ascolti “When I’m Drunk (Put The Stickers On The Cops)” e non puoi non innamorarti delle venature di post-harcore che brillano come lava sulla terra nera. L’impianto melodico scorre via senza osticità di sorta, ma le orecchie più attente non possono non apprezzare le variazioni ritmiche capitaneggiate dalla batteria di Stefano Caniati.

Fatevi attraversare dalla musica dei Lights Out e rigenerate il sangue nelle vene da “Rotten Stramorten”.

Poi arriva la ballata. Un attimo di respiro perché va bene che ci piace saltare ubriachi di ritmi e sonorità punk ma abbiamo tutti una certa età. “Back To The ’80” si apre con un intreccio di arpeggi caldi e intimi. E quando pensi che in fondo sia molto meglio lasciarsi cullare da queste sfumature di pop, i Lights Out scatenano nuovamente l’orda di sonorità totalmente sregolate recuperate da quel vasto bacino di sperimentazione che è il post-harcore. Che risuona insieme a una struttura in cui Rancid, blink-182 e i Bad Religion fanno da cemento. Non so che altro aggiungere se non che dovete ascoltare i Lights Out. Non solo ascoltarli, ma anche viverli. Fatevi attraversare dalla loro musica e rigenerate il sangue nelle vostre vene. Rinascete dal marciume e dalla decomposizione.

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LIGHTS OUT

ROTTEN STRAMORTEN

23 novembre 2018

Rocketman Records

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