Luk presenta "Nove Sigarette", il suo disco uscito il 28 febbraio e anticipato da "ACAB" e "Lucio Battisti".
Luk presenta "Nove Sigarette", il suo disco uscito il 28 febbraio e anticipato da "ACAB" e "Lucio Battisti".

LUK: “Ho fatto del mio meglio per esternare tutto ciò che mi passava per la testa”

Diamo il benvenuto su Music.it a Luk. Per rompere il ghiaccio raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.

Prima che nascesse il progetto LUK, ho suonato per cinque anni in un gruppo formato da tre cantautori, Isole Minori Settime. Una volta suonammo in un teatro molto particolare e cosi trovammo degli abiti di scena. Ci travestimmo tutti e la scaletta prevedeva come prima canzone un mio brano suonato piano e voce. Entrai in scena vestito da prete. Fu molto divertente!

Parliamo di “Nove Sigarette”. Come nasce questo disco e cosa racconta?

Questo disco nasce dall’esigenza di raccontare ciò che avevo dentro e che ho scritto negli ultimi due anni. Essendo il primo album, volevo che fosse più sincero e diretto possibile. Ho fatto del mio meglio per esternare tutto ciò che mi passava per la testa e sono contento di come sia venuto fuori.

“ACAB” è il primo singolo estratto dal brano. Cosa puoi dirci su questo brano? Dove vuole arrivare?

“ACAB” è un brano che racconta l’incomunicabilità e l’insofferenza dovuta all’abitudine che può insinuarsi in una storia d’amore. È una canzone a cui tengo particolarmente e l’ho scelta come primo singolo. Non so le mie canzoni dove possano arrivare e non mi pongo il problema. Spero che più gente possibile le ascolti e che qualcuno si possa ritrovare o emozionare sentendole. Tutto qui!

“Lucio Battisti” è il secondo singolo di “Nove Sigarette”. Perché questa dedica? Cosa rappresenta per te e per la tua musica Lucio Battisti?

È un brano che non parla propriamente di “Lucio Battisti”, che è soltanto un riferimento ad una storia che racconta il disagio dei quasi trent’anni e l’insofferenza dovuta al caos. Ad ogni modo, Lucio Battisti è sicuramente l’artista più influente della storia della musica italiana e le sue canzoni sono capolavori senza tempo che ritornano ciclicamente nella vita di ognuno di noi.

Come è nata l’esigenza di fondere il cantautorato alla musica elettronica?

È una scelta dettata dalla mia voglia di esplorare nuovi suoni e nuove soluzioni per raccontare meglio ciò che volevano esprimere le mie canzoni. Mi ha sempre affascinato il mondo dell’elettronica, sebbene abbia sempre scritto con il solo aiuto del pianoforte. Era giunto il momento di sperimentare!

Chi o cosa ha maggiormente influenzato la tua produzione musicale?

Ho sempre ascoltato cantautori italiani e fondamentalmente l’ispirazione per i testi deriva da quel mondo lì. Riguardo la produzione musicale, con Massimo Blindur De Vita, il produttore artistico dell’album, abbiamo ascoltato moltissima musica di qualsiasi genere. Abbiamo osato e giocato molto. È stato un lavoro lungo, ma ci siamo divertiti.

Che ne pensi della scena musicale italiana? Dove ti collochi al suo interno?

Non so dove collocarmi, non sta a me dirlo e non credo sia giusto per chiunque collocarsi in un solo genere o filone. La musica italiana sta vivendo un momento di produzione sempre più pieno e veloce. Escono tantissime cose continuamente e ci sono progetti che mi piacciono, in qualche modo. L’importante è che si scriva e si produca il più possibile.

Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?

«Sei felice di questo primo album?»

«Molto. Sono contento di come sia andato e di come sia uscito fuori. Voglio fare in modo di rilanciare “Nove sigarette” dopo questo bruttissimo momento e non vedo l’ora di suonare queste canzoni in giro!»

Exit mobile version