Quando i ricordi lasciano spazio alle parole, nasce “L’ultima generazione felice”, la prima prova d’autore di Alessandro Carletti Orsini in arte Aleco. Immagini di storie vissute, dove gioia ed allegria riportano alla mente intramontabili situazioni ed emozioni che non torneranno mai più. È da questa costatazione che nasce l’album del cantautore romano; dieci tracce dove Aleco ha intrapreso un pensiero spazio-temporale, per poi tornare con i piedi ben saldi nel presente. I brani che corrono a formare “L’ultima generazione felice” risultano freschi, soft e gradevoli all’ascolto; indubbiamente a stuzzicare l’attenzione sono i testi e l’idea di creare una sorta di concept su Sabina.
Ad aprire l’album è la title track “L’ultima generazione felice”: tempo e ricordi, giovani in spiaggia e palloni. Si entra subito in una dimensione passata, dall’atmosfera gioiosa e sognante: «Notte in spiaggia, o seduti sui gradoni, e lettere scritte a mano ci sembravano capolavori, era bello non pensare perché il giorno non finiva mai, era bello pedalare e quante gambe sbuccerai». Il brano che richiede una maggiore attenzione è quello della terza traccia “Quel pizzico”; quest’ultimo presenta un testo poeticamente molto ben costruito e delicato ed un andamento che rapisce l’ascolto; è proprio in “Quel pizzico” che si nota la vera nota cantautorale di Aleco. Più allegra e immediata è “Ma che bella l’estate”, con tanto di rappata di Chiara Falasca che crea dinamismo, elasticità e novità al brano stesso.
I brani che corrono a formare “L’ultima generazione felice” risultano freschi, soft e gradevoli all’ascolto
La settimana canzone “E così nacque Roma”, dall’arrangiamento fruibile e piacevole, è cantata in romanesco ed è caratterizzata da una linea melodica leggera e sempre contenuta, corretta ed educata. Il brano “Una panchina di montagna” ci offre un altro buon testo ed anche un più ampio senso di completezza negli arrangiamenti; l’attenzione si sposta sul finale eclatante e quasi leggendario, in grado di coronare il percorso intrapreso dall’artista. Infatti nell’album il concetto temporale insiste sui ricordi, sugli arrivi e sui ritorni: ogni incontro è già un addio, da tenere dentro e conservare. Aleco – in collaborazione con l’arrangiatore Andy Micarelli – ha lavorato per creare qualcosa di spensierato e tempestivo all’ascolto.
L’artista ha una buona impostazione cantautorale, sembra conosce i suoi limiti e non si spinge mai oltre le sue potenzialità vocali. In Aleco aleggia l’eco della tradizione cantautorale italiana e, allo stesso tempo, si percepisce la voglia di guardare avanti, nonostante tutto. Occhi chiusi ancora per sognare e una punta di nostalgia nel ricordare, perché, come canta in “Quel pizzico”: «L’ultima generazione felice che non si accorge di niente, l’ultima generazione splendente, l’ultima generazione che poi è sempre presente».