Diamo il benvenuto su Music.it a Matteo Faustini. Per rompere il ghiaccio raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.
Devo selezionarne almeno una tra le varie [ride]. Mi ricordo cinque o sei anni fa, in una delle prime esperienze da solista. Sai prima di salire su un palco a molte persone tremano le gambe o la voce, a me tremavano fortissimo le mani, ma così forte che non sono riuscito più a stringere il microfono.
A un certo punto il microfono mi è caduto ha iniziato a rotolare sul palco e io che lo rincorrevo mentre la base andava avanti. Spero non ci sia un video [ride] ma è stata una delle cose più imbarazzanti in assoluto.
L’ultima volta che ci siamo visti era a Sanremo 2020. Poi praticamente è successo di tutto. Dopo questa esperienza verso che direzione è andata la tua musica?
Guarda io nasco come pantofolaio. Quindi ovviamente per il lockdown mi sono chiuso in casa e ho scritto tantissimo. Sto lavorando al prossimo disco e sto provando a scriverlo perché ne ho bisogno.
A me piace fare la vittima nelle canzoni più che nella vita e mi piace poter alleggerire i problemi che vivo ogni giorno tramite la musica, cercando pseudo risposte e soluzioni che possano rendere il cervello meno autolesionista. So che ci sono molte persone che sono come me e sto cercando di fare del bene attraverso le parole; attraverso la scrittura di brani che esaltassero il contenuto.
Diciamo che durante questi mesi il tempo e i contesti sono stati decisamente favorevoli alla scrittura, no?
Sì, assolutamente. C’è stato il tempo per ascoltare i nostri silenzi. C’erano due opzioni: o si iniziava a fare a botte con se stessi o ci si prendeva il tempo per ascoltarsi. C’è stato tutto il tempo per imparare ad ascoltarsi e io ho imparato ad ascoltare i miei silenzi e a tradurli in musica.
Parliamo de “La bocca del cuore”, il nuovo singolo del tuo disco d’esordio. Come nasce questo brano e dove vuole arrivare?
Questo è uno dei brani a cui sono più legato perché mi ha salvato la vita. Fa parte di uno di quei momenti della vita che non si dimenticano. Sono sceso nella mia saletta in pigiama, mentre piangevo, per scrivere questo brano e ho capito che la bocca del cuore è molto più sensibile di quella della faccia. Io sono convinto che i forti accettano e i deboli dimenticano; con questa canzone ho cercato di accettare la fine di un amore. L’amore è meraviglioso ma quando finisce tendiamo tutti in generale a condannarlo e ad odiarlo. Tendiamo a portare rancore. Con questa canzone ho cercato semplicemente di perdonare il rancore e ad accettare il fatto che le anime che amiamo non possiamo dimenticarle, forse sono semplicemente chiuse a chiave in una stanza del nostro cuore, ma abitano là. Sarebbe veramente debole rinnegare quell’amore perché nonostante tutto il male che ci ha fatto, ci ha fatto anche del bene e sarebbe ingiusto negarlo.
Però forse per le persone è più facile portare rancore che perdonare.
È assolutamente più facile per me in primis. Però sono convinto che siamo su questo pianeta per migliorarci e quindi io dico che bisogna almeno provare a migliorare questo rancore e a perdonarlo, perché altrimenti vivi male con te stesso e vivi male tutto quello che hai intorno. Bisogna cercare di essere il primo cerotto di se stessi in quei giorni, perché si sta meglio e si vivono meglio le cose. Almeno a me è servito tanto, mi ha fatto del bene.
Pensi che in questo momento storico possa servire incanalare tutto questo rancore, questa paura e questi sentimenti verso qualcosa di più alto come la musica?
Io me lo auguro. Purtroppo l’essere umano non è famoso per imparare in fretta; ho paura di dirti che non cambierà nulla ma io speso che qualcosa cambi. Una delle cose che abbiamo imparato in questo momento è stato capire e apprezzare ciò che è veramente importante in questa vita. Quando qualcosa ti viene tolta, è ovviamente il momento in cui l’apprezzi di più e spero che la memoria collettiva non sbiadisca in fretta.
Parliamo di “Figli delle favole”. Quanto sono importanti le favole nella formazione personale degli adulti di domani?
Secondo me sono importantissime. Quando parlo di questo disco in pubblico o delle favole, noto sempre che c’è qualcuno che sogghigna. Credo sia perché parlare di favole e di cartoni animati sembra una cosa denigrante che ti rende più bambino e più infantile. Io credo che le cose per cui vergognarsi nella vita sono altre; le favole sono un modo per tornare bambini con la coscienza di un adulto e non c’è niente di male a sognare ancora. Non c’è niente di male nel credere nelle favole e nell’avere voglia di nutrire ancora quel bambino che, seppur cresciuto, è comunque una parte importante di noi e della nostra vita. Ripeto: per me le cose di cui vergognarsi sono altre. Siamo tutti figli delle favole e vorremmo tutti una favola migliore ma viviamo tutti sul “pianeta del tesoro” e dobbiamo cercare tutti di renderlo migliore o quantomeno provarci.
Questo disco coincide anche con i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari che, in quanto a favole, è uno degli scrittori più influenti di sempre. Pensi che anche gli adulti debbano prendere esempio dagli insegnamenti delle favole?
Sì assolutamente. Io nel disco cerco di avvicinare gli adulti al mondo in cui si riconoscevano anni prima. Un messaggio, che sia positivo o negativo, possiamo vestirlo in mille modi, con tinte più adulte o più infantili, ma comunque la cosa non cambia il valore del messaggio stesso. Le favole sono un modo per dare un linguaggio più semplice a questi messaggi. Le persone tendono a sminuire le cose semplici ma quando troviamo qualcuno in grado di spiegare qualcosa di difficile in maniera semplice è solamente una cosa lodevole, a mio avviso.
Con le favole si possono affrontare temi importanti come il razzismo, l’omofobia, la paura per ciò che non rientra nei nostri canoni di normalità. Secondo te quanto sono importanti le favole in un momento storico come questo dove il virus sembra aver monopolizzato l’attenzione di tutti? Perché?
L’intrattenimento, il sognare sono due temi che in un momento come questo sono molto complessi.
Viviamo in un momento in cui tantissime anime hanno perso il lavoro, perso gli affetti e tante altre cose che purtroppo non tutti potranno ritrovare. Questo è un dato di fatto. L’intrattenimento, i pensieri positivi e i sogni cercano di alleggerire un po’ questa situazione e quindi sono fondamentali perché bisognare provare ad essere più leggeri perché può fa solo bene a livello mentale.
Sembra però che con i ritmi del mondo moderno il tempo per leggere le favole, anche i propri figli, sia venuto un po’ meno.
Sicuramente è impagabile una mamma o un papà che leggono le favole ai propri figli piuttosto che metterli davanti a uno schermo. Il contatto umano e lo scambio energetico sono sempre dei fattori molti importanti Io non so se queste cose siano andate perse o se abbiano solo cambiato forma. La cosa bella delle favole è che contengono degli insegnamenti validi anche per noi adulti. Magari non li abbiamo colti o non li mettiamo in pratica ma questi insegnamenti vengono veicolati da delle anime piccolissime, di pochissimi anni, in un modo semplice che spesso disarma e sarebbe un peccato perdere certe proprietà.
Far uscire un disco e un singolo in questo momento è una scelta rischiosa ma anche coraggiosa. Come sta la tua musica?
Questa è una bella domanda. Sono sempre in cerca di risposte e cerco di trovarle attraverso la spiritualità e la meditazione. Io cerco di mettere in musica il bene perché penso che abbiamo delle responsabilità nei confronti dei nostri talenti. Io non ho certezze sul dopo, sono un’anima che cerca, che non ha risposte ma che nel frattempo prova nel suo piccolo a depositare del bene in questo mondo. La musica secondo me è meravigliosa perché insaporisce le emozioni, sia le belle che le brutte ed è una cosa bellissima. Quello che posso dirti è che la musica può fare tutto. Può intrattenere, può ballare, può mandare dei messaggi forti, può farti sentire meno solo, può farti piangere e ridere, può unirti ad altre anime ed è una cosa bellissima. La mia musica è sicuramente una musica che prova a fare del bene.
Questa cosa dell’unire è stata piuttosto evidente durante il primo lockdown. Che ne pensi di queste iniziative?
Secondo me è stata una cosa che ha generato sorrisi e solidarietà quindi sono ovviamente favorevole a questa cosa. È una cosa che non ha fatto del male a nessuno; abbiamo reinventato degli spazi dandogli un valore e un peso più utile, quindi io credo sia una cosa assolutamente positiva.
Secondo te quale sarà il futuro della musica e dei lavoratori dello spettacolo?
Bella domanda. Abbiamo perso tantissime opportunità quest’anno e io spero che si possa dare una mano a tutte le persone in difficoltà. Per vivere è importante mangiare, bere e dormire ma prova a togliere anche la musica. La musica è fondamentale e senza è come inaridire. Questa cosa secondo me va ricordata in ogni momento e ogni giorno, è come fare una rivoluzione senza armi ed è importantissima. Io spero che le persone capiscano il vero valore dell’arte. Vivere di arte è un privilegio ma è un privilegio anche poterla ascoltare grazie ai professionisti che la praticano. Quindi spero che si faccia qualcosa in questo senso.
Sono state fatte anche molte iniziative per i lavoratori dello spettacolo che hanno acceso i riflettori su questo problema. Secondo te è stato fatto abbastanza?
Sicuramente sono state iniziative utili e intelligenti che hanno aiutato un po’ ma la situazione è davvero complicata. Io conosco tante persone che da un anno a questa parte fanno dieci lavori nella speranza di poter tornare al più presto alla situazione di prima. Sicuramente queste iniziative sono servite ma bisogna fare di più, soprattutto per portare l’attenzione sul problema ogni giorno così che le persone non se ne dimentichino.
Anche perché la cosa andrà avanti ancora per un bel po’.
E al momento non sembrano esserci alternative valide alla forma classica del concerto, in termini di impatto.
Dare lo stesso impatto è molto difficile. Ci sono diverse alternative ma comunque non danno le stesse sensazioni e le stesse emozioni di un concerto vero. Io il 21 dicembre proverò a fare un live interattivo, saremo io e la mia band e avremo davanti un muro fatto di tutte le facce delle persone che ci guardano da casa. Sappiamo che non sarà la stessa cosa ma sappiamo anche quanto la musica sia importante e vogliamo continuare a fare del bene attraverso di essa.
Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?
Ah molto bello!! La mia domanda è: cos’è veramente importante? La mia personale risposta è: non so cosa si realmente immortale in questa vita, se l’anima esiste e cosa c’è dopo. Però ci sono delle cose che sono per sempre e queste cose di chiamano scelte. Le scelte che facciamo hanno delle conseguenze che dureranno per sempre e continueranno ad echeggiare in altri esseri umani. Io credo che bisogna, per quanto possibile, continuare a fare del bene attraverso le scelte quotidiane. Questo è l’importante.