Michele Amadori, benvenuto sulle nostre pagine! Noi di Music.it siamo soliti chiedere all’artista un aneddoto imbarazzante legato alla propria carriera musicale: raccontaci il tuo!
Grazie a voi per l’attenzione. Un aneddoto? Cado dal motorino e due sere dopo allo stadio di Soverato apro un concerto di Gatto Panceri. Arrivo sul palco claudicante. Canto due brani immobile come un tronco secolare e alla fine dell’esibizione cartonata auguro buon concerto. Dopo dieci secondi è venuto giù il diluvio!!!
Ha influenzato il tuo luogo di origine nella musica che componi?
Per niente direi. Conservo dolci ricordi delle prime canzoni. Ne scrivevo una al giorno. Ma le canzoni importanti, quelle che ho messo nei sei album, sono state quasi tutte composte a Roma.
In quale momento della giornata prendono forma le tue canzoni? Di solito viene prima il testo o la tessitura musicale?
Non c’è un momento adatto. Quando canticchio una melodia interessante prendo appunti sul cellulare o se sono a casa registro al volo un piano e voce. Spesso prendono forma sullo scooter, quando mi sposto da un posto all’altro in città. Per i brani dove ho scritto testo e musica, a volte sono riuscito a creare una canzone anche cantandola e suonandola contemporaneamente di getto e solo in seguito ho perfezionato il testo. Non c’è una regola precisa nel creare un brano ma personalmente preferisco mettere la musica su un testo. Viceversa invece, credo che alcune parole potrebbero risultare forzate se devono seguire una linea melodica.
Hai composto diverse colonne sonore per documentari e film d’animazione: in questi casi, come avviene il processo della creazione?
È un mondo completamente diverso rispetto alla canzone. Le immagini ti permettono di creare e spesso di esprimerti più liberamente, anche se in alcune scene devi essere preciso come un cecchino. È un mondo che mi affascina tantissimo. La responsabilità è tanta. Non è sempre facile trovare la chiave giusta. Però diciamo che se un regista ha le idee chiare e sa già come indirizzarmi per me è un po’ più semplice. Ci vuole tanta sensibilità.
“Fatti due conti” è il tuo nuovo singolo scritto da Alessandro Hellmann. Quale è stata la prima cosa che hai pensato dopo aver letto il testo? Dopo quanto tempo hai iniziato a comporre la musica?
Mi sono fatto due conti. Quanto mi costerà questa operazione? I soldi chi me li dà? Scherzi a parte credo che questo testo, soprattutto nelle strofe, si avvicina molto al mio modo di parlare e di descrivere una situazione. È un testo che ho sentito subito mio e che rispecchia in pieno il mio pensiero. Appena ho letto il testo mi sono seduto al piano e l’ho cantato. Le strofe le ho praticamente cantate al primo colpo. Per l’inciso c’ho messo un po’ di più.
“Fatti due conti” racconta lo spaesamento di fronte alla sempre più vertiginosa accelerazione del tempo. Esiste un modo, secondo te, per controllare il flusso incessante del tempo?
Siamo portati a circondarci di un finto benessere. Spendiamo tanti soldi per delle comodità apparenti e alla fine siamo tutti dentro al limbo del consumismo. Spendiamo buona parte delle nostre energie e dei nostri guadagni in sicurezza, a difenderci da chi ci vorrebbe derubare o fregare. Usiamo male la tecnologia che ci sta portando a un punto di non ritorno. Non c’è più un vero dialogo. Liquidiamo tutto o quasi attraverso i messaggi su WhatsApp, sempre più brevi, tranne qualche malato che invece pretende che tu ascolti un vocale di quindici minuti. Facciamo una vita frenetica convinti di muoverci andando a mille ma in realtà siamo immobili mentre il tempo corre veloce e in modo inesorabile.
Cosa, secondo te, rimarrà alla fine di tutto?
Personalmente credo che dovremmo tornare un po’ ai vecchi tempi. Meno tv, meno cellulare, meno social e più rapporti personali e veri. Dovremmo gustarci i momenti veri che la vita ci regala. Con un figlio, con la compagna, con i genitori, con gli amici più cari e farne tesoro.
Progetti per il futuro? Come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori?
Navigo a vista. Fino a ieri non avrei mai pensato di uscire con un singolo senza un ulteriore progetto dietro. Invece, colpa anche del lockdown, è nato questo brano, senza nessuna velleità o pretesa. Al momento non penso di fare un nuovo album. Ma forse a primavera esco con un nuovo singolo. Il brano già c’è, mi piace. Vediamo un po’ che succede. Sul fatto di stupire invece, ho ascoltatori che non si stupiscono ormai di nulla. Anzi, no, si stupiscono che continuo a scrivere canzoni e cantare. Qualcuno mi ha anche detto: ma quando la smetti? 🙂
Michele Amadori siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te. Saluta i nostri lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Ti ringrazio per essere stato con noi e a presto!!!
A ogni singolo lettore, per rimane in tema con il brano vorrei ricordare: «Si può fare a meno di te / si può fare a meno di te / si può fare a meno di te e di me». Siamo di passaggio, non prendiamoci troppo sul serio e ricordiamoci sempre di sorridere!