Diamo il benvenuto ai Norse su Music.it! Siete una band giovanissima, essendovi formati nel 2018. Come sta andando questa prima parte della vostra esperienza artistica?
Sì, pur provenendo ciascuno di noi da altre esperienze musicali, il progetto Norse è realmente ai suoi primi passi. Non ci siamo posti nessuna grande aspettativa al di fuori di suonare una musica che ci convincesse appieno e ci rappresentasse, e, al momento, siamo molto soddisfatti dei pezzi che sono stati registrati per il nostro primo EP. Essendo una band attiva da poco più di un anno, e avendo fatto uscire il nostro primo lavoro solo da qualche mese, non abbiamo ancora avuto grandi riscontri, ma, nel piccolo, chi ci ha visti live e chi ha ascoltato l’EP ha sempre dato feedback molto positivi.
Beh, non mi sorprende! Avete qualche aneddoto da raccontarci, tratto dalla vostra attività live? Che sia divertente, interessante, o anche solo strano?
Come dicevamo nella domanda precedente, essendo una band “appena nata”, non abbiamo ancora un percorso strutturato e anche i live, per il momento, sono stati molto pochi e legati alla nostra scena locale. Speriamo di poter avere qualche aneddoto interessante per la prossima intervista.
Avete ancora da fare qualche disavventura? Beh, ce le racconterete in seguito, ci conto! Ma torniamo alla musica. La vostra idea di rock ruvido e cupo si è concretizzata a maggio in un EP di nome “S/T”. Potreste spiegarci come è nato questo lavoro e che significato volevate imprimergli?
L’EP è stato un lavoro per un verso molto istintivo e, allo stesso tempo, maniacale. Istintivamente abbiamo registrato i primi 5 pezzi che avevamo composto, però abbiamo poi cercato di curare tutti i dettagli in modo da farlo risultare come un unico blocco e non come 5 canzoni messe semplicemente una in fila all’altra. Grazie al collettivo di Kono Dischi abbiamo registrato il tutto su un Tascam 388 (un registratore a nastro 8 piste) nel fumoso Nostudiorec. e poi affidato mix e master a Salvatore Aricò. Per quanto riguarda il significato non ci siamo curati di darne uno specifico al di fuori di creare un suono oscuro e molto malinconico.
Proprio a proposito del sound, ho apprezzato molto le linee vocali urlate, molto sincere e incisive. Per curiosità, si tratta di uno sfoggio di tecnica scream o di puro disprezzo delle corde vocali?
Sicuramente è puro spregio delle corde vocali!
Ha! Attento a non consumarle del tutto. Come scrivete i vostri pezzi? C’è qualcuno che ha un ruolo preminente nella creazione artistica o si tratta di uno sforzo corale?
Generalmente i brani nascono da uno o più riff di chitarra ma, nell’arrangiamento dell’intera canzone, diventa un lavoro di gruppo al 100% , sia per le parti vocali che per la sezione ritmica.
Per quanto riguarda la vostra musica, quali band l’hanno influenzata maggiormente?
Le influenze sono davvero incalcolabili, ma quelle più evidenti crediamo siano quelle di band come Birds In Row e Loma Prieta, ma anche di band più post-punk “classiche” come Bauhaus e Joy Division. Tra i contemporanei ci piacciono molto i The Soft Moon e Disappears. Un peso importante è anche quello legato al mondo della psichedelia oscura come i primi dischi dei Pink Floyd o lo shoegaze dei My Bloody Valentine.
Non mi aspettavo i Pink Floyd di Syd Barrett come influenza, ma d’altronde un gruppo come quello segna la carriera di quasi ogni rocker. Toniamo, però a voi. “Manca”, la canzone di chiusura dell’EP, mi ha incuriosito particolarmente. Avanza lenta e malevola (a un certo punto si sente uno strano soliloquio in una lingua forse slava) e poi conclude solo con una frase fulminante. Una canzone lenta che si prende tutto il tempo che vuole per dilatare l’angoscia che vuole trasmettere. Ma che diceva il tizio russo?
“Manca” è il pezzo dove le influenze post punk sono forse più evidenti. Volevamo creare un brano immersivo con pochi riff che si stratificassero in una lunga chiusura psichedelica. L’uso di parti parlate è stato fatto per aumentare la resa emotiva del pezzo. Nel punto che hai evidenziato, il campionamento è stato preso da “Solaris” di Andrei Tarkovsky ed è un piccolo monologo sulla solitudine umana. Quel frammento del film è reperibile, sottotitolato in italiano, su Youtube (embed a pié di pagina, nda)
Ho notato che il vostro mini album è stato venduto anche in 40 audiocassette, in tiratura limitata. Scelta certamente inusuale. Perché avete scelto di farlo?
In questi tempi la fruizione della musica è sempre più legata al digitale e cercare di dargli una fisicità che risulti interessante porta molte band a tornare su supporti fino a qualche anno fa ritenuti ormai superati come il vinile o, appunto, la cassetta. La scelta in realtà è stata dettata dalla proposta di Khya Records, un’etichetta serba che produce solo uscite in cassetta, di fare un’edizione limitata di 40 pezzi. Per noi è stato solo un modo di fissare su un supporto fisico la nostra musica.
Ringrazio i Norse per il loro tempo e gli lascio volentieri lo spazio di chiusura!
Grazie a voi per l’interesse. Per chiudere ci teniamo a nominare il collettivo di cui facciamo parte e che ci ha aiutato nel registrare e produrre l’EP: Kono Dischi, una realtà di cui andiamo particolarmente fieri e invitiamo tutti a dare una spulciata al loro catalogo di band fighissime!